IL COMMENTO Il turismo a macchia di leopardo
DI LUIGI DELLA MONICA
Le ultime notizie sugli sbarchi nel ponte cosiddetto “della Repubblica” sono confortanti, ma, ahinoi, mi è giunta notizia di alcuni alberghi che pur avendo aperto i battenti a maggio, non sono riusciti a coprire le spese. Ma viene anche da riflettere, dove si siano posizionati questi 40.000 turisti, visto che io, dalla vedetta di Ischia Ponte, ormai scorgo sempre le stesse persone, i residenti, e qualche raro turista che prende il nr. 7 per visitare il bellissimo “Castello Aragonese”. Ormai il piano di viabilità nel borgo antico è del tutto saltato. Chi vuole sostare deve essere fortunato a trovare posto nel parcheggio privato della Mandra, oppure girare in lungo ed in largo per via Pontano, vagare per il parcheggio “La Violetta”, oppure se non tutti sanno della capienza del “Fondo Bosso” servito dalla navetta, hanno come unica alternativa tornare indietro, dal comune isolano da dove sono venuti. I più facoltosi e ricchi (non intendo criticare l’agiatezza) adoperano un maxi bus, un NCC oppure un mega taxi per essere sbarcati ai piedi della sbarra di Ischia Ponte, alla Via Seminario, con enorme ingombro ed intasamento della viabilità, accanto all’Hotel Noris, la cui traversina interna Via De Luca è vilipesa da motocicli in divieto di sosta. In tal guisa, si accoglie il turismo di massa che dovrebbe rimpinguare le casse degli operatori commerciali, messe a dura prova dalla pandemia trascorsa e dall’alluvione. Eppure vi racconto un storiella, che ha un fondo di verità, ma non posso fare nomi, riferirmi a persone specifiche, né a luoghi particolari. Posso solo dire che è realmente accaduta e disvela la nostra miopia imprenditoriale ed impreparazione al futuro. Un noto personaggio forestiero stava organizzando un convegno di rilevo nazionale ed internazionale sull’isola e, tramite una nostra persona autorevole, ottiene la location dell’incontro serale ed una convenzione con un ristorante.
Fin qui nulla di anomalo e trascendentale, se non fosse che il ristorante di poco distante qualche metro dal primo, rimproverando il referente locale dell’organizzazione gli fa presente che egli avrebbe voluto accogliere gli ospiti, a dispetto del vicino collega, e che gli avrebbe praticato un prezzo di maggior favore e di gran lunga pieno di riguardi e qualità. Spero di essere stato quanto più generico possibile, ma i fatti e le persone sono vere, sono ischitane (intero territorio non voglio contestualizzare il singolo comune) e come tali impreparate ad un discorso di comunione di interessi e di disponibilità a formare consorzi per perseguire obiettivi comuni. A distanza di pochi metri, il ristoratore si lagna del fatto casuale che l’altro per motivi occasionali abbia potuto godere di una opportunità migliore della sua e cosa fa per conseguire il medesimo scopo? Tenta di strappare la “polpetta” all’altro.
Ho visionato con i miei occhi, soltanto la sera del 01 giugno a Pozzuoli vi erano qualcosa come 300 macchine fra Caremar e Medmar, senza contare quelle provenienti da Porta di Massa. Sabato vidi un “Van” con targa tedesca in un parcheggio di Citara, così grande da fare concorrenza all’EAV Bus, per cui mi domando a cosa servano tanti imbarchi, visti gli autovelox e le strade non proprio spaziose, all’interno di un’isola. In un giardino termale che non cito per evitare pubblicità negativa, sempre sabato scorso, ho visto una marea incalcolabile di persone, ma se è vero che nell’area bambini dovevano stare solo le famiglie, i bagnini posizionavano sedie e lettini aggiuntivi agli adulti senza minori al seguito.
Alle mie rimostranze, l’addetto ai lavori mi rispondeva : “Lei ha ragione e non contesto, ma chieda al Direttore”…
Naturalmente, mi sono seccato di fare il piantagrane, ma ho riflettuto che la ricetta è sempre la solita: l’operatore turistico isolano, visto che siamo in giugno, riprende la vista degli occhi, le cui pupille non si dilatano per la luce del sole, del levante e del ponente che regalano spettacoli naturali mozzafiato, ma per il luccichio del verde dei soldi, visto che il verde delle conifere impiantate dal Anton Dhorn nel 18^ secolo non esiste quasi più. In pratica, se ci sta numero di presenze quantitative sono tutti contenti, se qualcuno perde qualche unità si rammarica che il vicino è stato più fortunato di lui e cerca di boicottarlo clandestinamente. Ecco che il “brand Ischia” va a farsi benedire. La domenica sera non ho mai visto in vita mia la piazzetta dell’“Ecstasy” vuota e sgombra di persone, nemmeno nel mese di novembre.
Ciò può voler dire soltanto una cosa: le decretazioni dell’emergenza limitate a microaree e tese ad escludere i c.d. comuni indenni dalle catastrofi sono strutturalmente inadeguati, perché come molti a giusta ragione sostengono il tessuto produttivo dell’isola è unico ed indivisibile, interconnesso. Ne deriva che questi 40.000 ospiti che io non ho visto nel comune di Ischia, evidentemente si sono posizionati su altri territori insulari e forse sul versante Ovest, Sud Ovest. Forse quanto da me descritto è frutto di un’ansia prematura, ma il dover tendere la mano sempre verso la terraferma per ottenere le grandi opere (per inciso grandi personaggi della politica regionale ormai sono grandi assenti sull’isola) e poi tentare di fare i “prenditori” come asserisce il Sig. Enjarqe, assessore al Turismo del Comune di Ischia, non giova.
Nel sondare le doglianze delle persone serie e lavoratrici, come pescatori o ad altri operatori marittimi e rivieraschi, ci sarebbe tanto da dire, ma alla fine non si ha il coraggio, la voglia, oppure si attende che la soluzione caschi dal cielo. Cari lettori, se fra voi ce ne sono, come credo certamente, di lavoratori onesti e dediti al sacrificio che hanno reclami da fare alle Istituzioni preposte, fatelo senza indugio, perché il silenzio intorpidisce le membra stanche sedute sulle poltrone, ma il dialogo e la partecipazione democratica fanno crescere tutti, amministratori ed amministrati.
Credete nelle Istituzioni, perché sono il nostro specchio e diventano incapaci di provvedere ai nostri problemi al cospetto della nostra inedia e del nostro silenzio.
Spero con immensa gioia che al termine di ottobre possa scrivere un articolo celebrativo della migliore delle stagioni turistiche, tuttavia il divario fra la stagione 2022 e 2023 ci deve già da ora indurre ad rivolgimento epocale. Non per narcisismo, che io rifuggo strenuamente, ma queste opinioni sono già state diffuse da me proprio nel 2022, al cospetto della gioia per un’annata eccezionale di presenze, reddito e pubblicità mondiale.
* AVVOCATO