LE OPINIONI

IL COMMENTO Il turismo dal mare e per il mare

DI ANTIMO PUCA

C’è un turismo che viene dal mare e per il mare. Bisogna accrescerlo e valorizzarlo. C’è bisogno di tecnologie e soluzioni emergenti per la riduzione dell’impatto ambientale dei porti e del trasporto marittimo. Approfondire le potenzialità della pesca, dell’ittiturismo.

I cambiamenti climatici hanno aumentato la precarietà del mare. Cresce la temperatura. Cambiano le specie viventi che emigrano da un mare all’altro. La maggiore acidità delle acque marine mette in pericolo la fauna. La biodiversità è a rischio. Innalzamento delle acque. Erosione delle coste. Meno biodiversità. Inquinamento. Eventi meteo estremi. Degrado dovuto a deforestazione, monocolture agricole, rifiuti, allevamenti intensivi, pesca distruttiva. Il controllo del mare è fondamentale per i commerci. La nostra è un’economia del mare non dichiarata. Tenuta sotto silenzio.

Il mare sta cambiando con una velocità che nessuno avrebbe mai potuto immaginare. Sta cambiando nella sua composizione chimico-fisica, perché a causa dei cambiamenti climatici sta diventando sempre più caldo, acido e povero di ossigeno. Sta cambiando perché aumenta l’inquinamento e diminuisce la sua biodiversità, mettendo in pericolo l’esistenza di ogni forma di vita che ne dipende, compreso l’uomo. Azioni dirette, quindi. Lotte virtuose e furiose, giustamente, non solo contro i nemici dichiarati o camuffati dell’ambiente e dell’umanità ma anche per l’inanità delle predicazioni ecologiste senza vera capacità di cambiare le cose, le politiche. Questo è il vero, deprecabile «buonismo» del nostro tempo: il sentimentalismo a buon mercato verso l’ambiente, chiacchiere, buoni vacui propositi, canzonette, cartoline sul brutto e sul bello (ah, quant’era verde la mia vallata…), che lasciano le cose come stanno. Cioè, le lasciano andare alla catastrofe. Pochi luoghi lo mostrano bene come Ischia, protagonista della speculazione e della rendita. La stessa Ischia che si è arresa alle forze, effettivamente potentissime, che stanno provando a mangiarsela. Tutta. 

L’intreccio di locale e globale, a Ischia, è inscritto nella natura stessa dell’ isola. Sul filo del mare ne registra le variazioni in tempo reale. Cala e cresce, la marea, che gli ischitani conoscono con esattezza primordiale e matematica insieme (perché a Ischia tutto è matematico e primordiale al tempo stesso). Ebbene, anche questa sperimentata conoscenza «locale» è ora sbalestrata dal clima globale «fuori di sesto». Non solo corruzione ma ottusità di visione. Una pseudo medicina superata dalla malattia che vorrebbe curare. Luogo più opportuno per una più necessaria protesta della nostra epoca non potrebbe quindi esserci, anche se l’intreccio di globale e locale è ormai «costituente» ovunque, in ogni punto del globo. Ma in «questo» punto, luogo delle meraviglie di un intero ciclo di civiltà e luogo, quindi, del suo rischio più struggente, ha certo un senso speciale e crea un’eco maggiore.

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Ischia è diventata il simbolo delle nostre responsabilità. La sfida ischitana non è che l’episodio centrale della crisi del mondo moderno, il quale dovrà rivedere il suo stile di vita. Forse assessori e balneari non hanno capito che il mare non è una cloaca a cielo aperto sul quale riversare a correnti alterne materiali che inquinano in nome del rispetto del turismo estivo! Il mare è, al contrario, elemento essenziale di un habitat di cui anche noi esseri umani facciamo parte integrante. Quando si lascia cementificare, quando si è permesso a insediamenti chimici di inquinare con i peggiori veleni, che sono ancora presenti nelle falde (SIN) dopo quasi  40 anni… quando si aprono discariche in zone ricche di sorgenti acquifere, nonostante la manifesta contrarietà dei cittadini… la natura non ci fa e non ci farà sconti. Gli egregi Balneari (Proprietari di bagni), trovano furbescamente delle ‘scorciatoie’ per salvare le apparenze. C’è bisogno di recupero di centralità del Mare per dare un’occasione storica a Ischia: quella di porre a fattore comune le sue risorse all’insegna di quel valore aggiunto che si chiama mare e specialmente creare le basi per consentire il dialogo fra loro. Bisogna evidenziare non solo la realtà della risorsa mare, ma anche le potenzialità di sinergie fra mondi di mare che sino a oggi non hanno mai dialogato fra loro, ponendosi idealmente in una posizione pionieristica di studio, analisi, costruzione della consapevolezza e comunicazione.

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La intera cittadinanza isolana dovrebbe chiedere ai Sindaci dei sei Comuni di Ischia e alla Amministrazioni comunali quali sono le iniziative che vogliono intraprendere per la tutela sanitaria dei cittadini isolani e a tutela del DANNO ECONOMICO DIRETTO portato ai cittadini e INDIRETTO per le inferenze negative sullo sviluppo turistico del territorio. Sullo stesso argomento l’intera cittadinanza dovrebbe chiedere quale vuole essere l’atteggiamento dei Consiglieri comunali. Inoltre, in caso di inerzia o di iniziative finalisticamente ininfluenti dei Sindaci e delle Amministrazioni Comunali, la cittadinanza dovrebbe chiedere alle poche forze di opposizione presenti nei Consigli comunali quali saranno le loro iniziative. Del resto, è superfluo sottolinearlo, la cultura alta, che non significa elitaria, bensì profonda e non riducibile al classico panem et circenses, può vivere solo di partecipazione democratica e di libertà, e, tenendo presente l’incalzante crisi ecologica attuale, richiede di confrontare criticamente quanto prodotto dalla presenza umana su questo territorio, con le modifiche profonde arrecate allo stesso, nella sua preesistente configurazione “creata” dalla natura nel suo millenario cammino.

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Verrebbe da dire: LAPALISSIANO!
Se non fosse che la maggioranza degli ischitani non è fatta più da veri “isolani” ma da “ibridi” continentali, che vivono il mare solo come risorsa turistica da consumare fino alla fine.
L’attuale dibattito della rinascita del by night ischitano, e della nuova moda dei “raduni” da 1000 persone nei luoghi all’aria aperta, lo dimostra: inizia lo sfruttamento ambientale intensivo di spiagge, pinete e vulcani!
Non c’è proprio speranza…

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