LE OPINIONI

IL COMMENTO Il virus dell’opinionismo

Tra i vari studiosi , nazionali e internazionali, di sociologia politica, ho una particolare predilezione per Giuseppe De Rita, fondatore del CENSIS. Più di tutti, per decenni, ha saputo indagare e interpretare, con linguaggio creativo e profetico, la società italiana. Nella giornata della Liberazione (25 aprile) sul Corriere della Sera, mentre sulla maggior parte della stampa risaltavano polemiche su fascismo, antifascismo, pacificazione nazionale, equiparazione o distinzione tra dittatura nazifascista e dittatura comunista, Giuseppe De Rita ha pubblicato un articolo dal titolo “La politica finita nella bolla del virus dell’opinionismo”, nel quale scrive che nella politica, così come viene interpretata oggi, non serve più una piattaforma, un retroterra ideologico, un apparato organizzativo, un radicamento territoriale, ma basta cavalcare l’onda emotiva del momento. Dettano legge i sondaggi d’opinione, gli scontri verbali televisivi (cosicché fa più audience l’armocromia evocata dalla neosegretaria del PD, Elly Schlein che le politiche del lavoro; più audience l’orsa del Trentino che la transizione ecologica del Pianeta) e l’uso dei social costituisce arma distruttiva di avversari e di ragionamenti pacati. In questo quadro – dice De Rita – diventa veramente difficile parlare di riformismo, di scienza politica, di politica economica. Ma questa situazione, afferma De Rita, è passeggera, è una bolla ( come ne sono scoppiate tante negli ultimi anni). Non durerà, le ondate di opinione man mano si attenueranno, perderanno d’interesse e diventeranno niente più che tenue risacca che si stende sul dolce pendìo della battigia dell’arenile. E da che cosa sarà sostituita questa ondata suggestiva di opinionismo? De Rita non ce lo dice ancora ma, statene certi, presto ci offrirà una delle sue previsioni.

GIUSEPPE DE RITA CENSIS

Nel frattempo, nel nostro piccolo, cerchiamo di trasferire questo ragionamento a livello locale e, sulla scorta degli insegnamenti di De Rita, azzarderemo una previsione “isolana” ma non “isolata”. E per questo ci avvaliamo di quello che scrisse profeticamente, già nel 2005, sulla rivista politica bimestrale Micromega (numero di febbraio) un altro illustre sociologo, Franco Cassano, morto nel 2021. Già allora Cassano scriveva: “Il monopolio dei partiti è finito, e dire < società civile> non basta più. Occorre una cittadinanza attiva. Questa rivendicazione non nasce da una banale deriva antipolitica, come alcuni commentatori hanno sostenuto…Tutti ricordiamo che i grandi partiti di massa erano abitati da forme estese di militanza e lavoro volontario, perché per molti l’iscrizione ad un partito non preludeva ad una carriera ma era l’espressione di un desiderio di offrire un contributo alla causa con cui avevano scelto di identificarsi: l’impegno costituiva esso stesso una ricompensa, non aveva bisogno di mercedi, cariche e poltrone”. Ecco la strada del futuro, la via di fuga dalla bolla dell’opinionismo. E a Ischia è stato buttato più di un seme in questo campo da coltivare. Associazioni di volontariato per assistenza ai poveri, agli anziani, agli handicappati, Comitati popolari per mitigare i rischi ambientali; Comitati per ricondurre la cittadinanza al buon senso collettivo per la sicurezza stradale; Comitati popolari che rivendicano un ruolo di compartecipi della gestione della cosa pubblica. Anche se, purtroppo, restano in molti casi le scorie dell’individualismo, dell’egotismo e della bulimia comunicativa da social a frenare questi slanci di coesione sociale. Solo chi non vuole vedere, non riesce a vedere i semi del “nuovo”. E non vedendoli, cade nel pessimismo cosmico di ritenere quest’isola ormai in irreversibile declino. Il pessimista non riesce a vedere null’altro al di là del fumo (e qualcuno, oltre al fumo, pensa anche all’arrosto, alla pappa e ciccia) degli amministratori e vari consiglieri comunali isolani. Bisogna saper interpretare i piccoli sommovimenti della società in trasformazione. Bisogna che i sismografi sociali che i più sensibili riesco ad attivare, sappiano cogliere il nuovo che ( seppure lentamente) avanza. Credo di poter affermare che già in questa minicampagna elettorale, che coinvolge i Comuni di Forio e Casamicciola, si stia intravedendo qualcosa di nuovo e di diverso.

Elly Schlein

In altri tempi (comunque recenti) i big della politica amministrativa locale non avrebbero ritenuto necessario e utile confrontarsi con cittadini, Associazioni e Comitati. Non avrebbero sentito la necessità di elaborare programmi articolati ma, tutt’al più, un volantino con scarne indicazioni di sette-otto punti sbrigativi e non spiegati. Oggi, capita che, al di là del merito delle proposte, i candidati si preoccupano di elaborare programmi più dettagliati e corposi, perché avvertono la pressione e le maggiori esigenze di trasparenza che si sollevano dalle varie forme di cittadinanza attiva. Sto avendo, con tanti compagni di strada, esperienza diretta di questi incontri cittadini attivi-esponenti della politica amministrativa. Nella cittadinanza attiva si mescolano giovani e anziani, esperienza dei vecchi e spigliatezza giovanile. Gli anziani in pensione trovano gratificanti motivi di una nuova utilità sociale che evita loro l’emarginazione, la nientificazione (sciagurato colui che ipotizzò la “ rottamazione”) e i giovani trovano un modo di emergere e farsi notare senza per forza dover scendere a compromessi col potere. Stiamo lentamente avviandoci a una nuova forma di democrazia, che non ha nulla a che vedere con l’idea che “ uno equivalga a uno”. Anzi, queste forme collettive di impegno civile contribuiscono a perseguire formazione e competenza per poter essere all’altezza di confrontarsi col potere istituzionale pubblico e di offrire un contributo fattivo al potere stesso. Questa nuova forma di democrazia, ancora allo stato embrionale, contribuirà anche a migliorare la classe dirigente, impiegatizia e funzionale dell’apparato pubblico.

E badate bene: questa non è una mia tesi, è il risultato di una ricerca scientifica. Nel 2019 è stato creato un Team di Analisi Comportamentale (TAC) presso il Dipartimento della Funzione Pubblica, con il sostegno del Formez. Obiettivo della ricerca è quello di individuare le cause comportamentali dei dipendenti pubblici che frenano l’efficienza della P.A. Si chiama “ Audit comportamentale” tale tecnica di individuazione delle cause. Lo studio si è focalizzato sul “Comportamento di cittadinanza organizzativa” (OCB in inglese). L’OCB è basato su tre variabili: spirito civico, coscienziosità e altruismo. E qui rientra il discorso dell’utilità della cittadinanza attiva, che non gioverebbe dunque solo agli amministratori ma anche all’intero apparato burocratico, di cui contribuirebbe ad accrescere quei fattori decisivi di efficienza e cioè “spirito civico, coscienziosità e altruismo”. Solo così l’apparato burocratico può uscire dalle secche del separatismo dalla società civile.

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