LE OPINIONI

IL COMMENTO La rigenerazione urbana di Casamicciola

Questo che stiamo per articolare è un ragionamento complesso che se, però, il lettore si accingerà a leggere con la pazienza di chi è intenzionato a interpretare la complessità, potrà trovarvi degli stimoli interessanti. Dobbiamo necessariamente partire da una panoramica di articoli che sono stati pubblicati in questi giorni. Parto dall’editoriale, su Il Golfo, di Giuseppe Mazzella, di lunedì scorso, dal titolo “Il massimalismo possibile”. Articolo che, a sua volta, esamina un pezzo dell’architetto-urbanista Attilio Belli, stranamente pubblicato due volte dal Corriere del Mezzogiorno, con due titoli diversi: “La necessaria stagione riformista” e “ Urbanistica al tempo del voto”. Qual è la tesi sostenuta da Belli? Che storicamente l’Urbanistica ha seguito due strade alternative: quella massimalista e quella riformista. L’opzione massimalista tende ad una Pianificazione coercitiva, impositiva e quella riformista tende al coinvolgimento democratico, al cointeressamento di tutti gli stakeholders. Belli, da socialista, è per questa seconda soluzione. Ma, attenzione, egli non auspica genericamente una consultazione popolare, con tutti i pericoli e le derive malmostose dei social. Ma auspica un coinvolgimento di Università, Istituti specialistici, ordini professionali, forze imprenditoriali ,sindacati, rappresentanze giovanili. E certo non intende nemmeno la semplice Conferenza dei servizi (che è un organo tecnico per raccordare aspetti e servizi diversi) come nel caso di Casamicciola, dove Il Commissario Legnini segnala, da ultimo, che la struttura funziona, tant’è che in questi giorni sono stati approvati 4 progetti.

Giuseppe Mazzella

Che cosa invece l’amico Peppino Mazzella oppone al Belli? Che la strategia riformista è stata già drammaticamente sperimentata nel corso di 55 anni senza risultati. E fa l’esempio della realtà isolana dove l’assenza di un Piano regolatore Generale interisolano ha consentito la costruzione incontrollata di 100mila vani. Sottolinea che per il terremoto di Casamicciola,Lacco e Forio del 2017, non si è stati capaci di varare un Piano di Ricostruzione. “Mai avuto un dibattito pubblico allargato” . Poi, il decano del giornalismo locale conclude che “la storia insegna che la Pianificazione è tale se è coercitiva o imperativa”. Noto, nelle conclusioni del mio amico, col quale condividiamo tante battaglie, una piccola incongruenza: i casi citati da Peppino parlano di “mancanza di Pianificazione” non di Pianificazione riformista fallita. Parlano di “assenza di consultazioni democratiche” non di “fallimento dei risultati del confronto”. Ergo, non è fallita l’urbanistica riformista ma è mancata del tutto la politica di Pianificazione. Lo dice, in maniera chiara e netta, su Il Corriere del Mezzogiorno, Osvaldo Cammarota, operatore di coesione sociale e sviluppo territoriale, amico di Casamicciola e di Peppino Mazzella: “E’ difficile pensare ad una Ri-generazione senza le comunità locali. Nel caso di Bagnoli, ad esempio, la preoccupazione riguarda un Piano di Rigenerazione Urbana che non riesce a valorizzare l’apporto del Capitale Sociale Territoriale”. E Peppino Mazzella ha giustamente più volte rivendicato per Casamicciola che tutti i numeri de Il Continente, che suggerivano soluzioni per il post terremoto, tutti gli illuminati interventi del vulcanologo prof. Giuseppe Luongo, tutti i documenti sottoposti all’Amministrazione comunale e ai vari Commissari straordinari succedutisi, non sono stati tenuti in alcun conto.

Quindi non fallimento dell’Urbanistica e Pianificazione riformista ma mancanza di qualsiasi Pianificazione. Poi siamo d’accordo che non esiste una pianificazione urbanistica scissa da quella economica. Dirò di più, siamo in un mondo che rende imprescindibile la multidisciplinarietà. Non solo Urbanistica ed Economia. A tal riguardo è risultata estremamente utile la Lectio Magistralis tenuta alla Biblioteca Antoniana il 10 settembre, nell’ambito del Festival della Filosofia: “Abitare l’Architettura. Educare alla Bellezza”, conferenza a due voci: del prof. Francesco Rispoli e della professoressa Gioconda Cafiero, conferenza nella quale è stata enunciata la tesi secondo cui non esiste “bellezza architettonica” separata da “l’utilità della costruzione per l’uomo che l’abita”. La bellezza è estetica e funzionale nello stesso tempo. Il soddisfacimento dell’esigenza umana dell’abitare è “bellezza”. Allo stesso tempo, per un Piano di Ricostruzione di Casamicciola in particolare (più marginalmente per Lacco e Forio) è necessario che viaggino insieme “Urbanistica, Economia e Filosofia (quest’ultima intesa come coniugazione di uomo-ambiente). Se mancherà uno di questi elementi essenziali alla Ricostruzione, avremo una pianificazione monca, senz’anima. E la Pianificazione coercitiva risulterebbe forse più rapida ma rischierebbe fortemente di non tener conto delle esigenze vitali dell’uomo e del rapporto col territorio. E’ questo che rende difficile un’opportuna scelta di delocalizzazione di molte abitazioni crollate o gravemente lesionate nell’area epicentrale del terremoto. Bisognerà, con una Pianificazione ragionata e adattativa, ricreare un virtuoso rapporto dei cittadini con la nuova casa e con l’eventuale nuova ubicazione.

L’urbanista Attilio Belli

Ha ragione da vendere, invece, Peppino Mazzella quando sottolinea che Casamicciola oggi rappresenta l’estrema periferia dell’isola ed è l’ultimo Comune isolano in fatto di occasioni e luoghi di eventi culturali. L’unico evento è stato, grazie all’opportuna scelta di Benedetto Valentino, la serata del Premio Ischia di Giornalismo. Una miseria sociale e culturale avvolge Casamicciola, una povertà intellettuale che allarga il gap con gli altri Comuni isolani. Basti pensare che il piccolo confinante Comune di Lacco Ameno, tra Villa Arbusto, Il Regina Isabella e il Negombo, riesce ad organizzare incontri ed eventi di ottimo livello, per non parlare dei Comuni più grandi e attrezzati, come Ischia e Forio. Certo, per la Pianificazione siamo in grave ritardo, ma se l’accelerazione deve significare voler cucire addosso un abito pensato dal sarto ma nel quale la persona si sente a disagio, non risolveremmo nulla. Suggerisco, per capire meglio, la lettura del libro, a cura di Attilio Belli “Napoli 1990-2050” con interventi di illustri specialisti di settore. E suggerisco anche di tener conto di alcuni esempi eccellenti di rigenerazione urbana. Mi riferisco al caso di Amatrice, dove l’architetto Stefano Boeri ha progettato un “Polo per i giovani” fatto con le macerie. Boeri ha ricostruito su un’area di 75 mila metri quadri dell’Istituto Minozzi, con le pietre di risulta, comprese facciate e superfici calpestabili del nuovo Polo per i giovani. Un altro esempio virtuoso è quello di Apice, in Campania, gravemente danneggiato dai terremoti del 1962 e del 1980. La cittadina sannita ha escogitato un meccanismo di premialità per chi, abitante del vecchio centro storico, è stato delocalizzato nel nuovo centro. A questi viene proposto di avere in proprietà gratuita una casa dirupata nel vecchio centro, con destinazione compatibile con il rischio sismologico, in modo da creare un cordone ombelicale tra vecchio e nuovo centro.

E,per avere altri elementi di valutazione, richiamiamo qui un interessante articolo di Aldo Colonnetti, filosofo e storico dell’Arte e dell’Architettura, su La Lettura del 28 agosto, dal titolo: “I casi di Baden e di Peccioli. Gli architetti che rigenerano i borghi”. In esso si prospettano, come casi virtuosi di rigenerazione urbana, il progetto dell’arch. Mario Botta per Baden, città svizzero-tedesca , che valorizza, rilancia e ammoderna la cittadina termale (fin dall’epoca romana) e il progetto dell’architetto Mario Cucinella per Peccioli, Comune collinare in provincia di Pisa, per la costruzione di u moderno impianto di smaltimento e trattamento dei rifiuti, a partecipazione popolare ( Società per azioni Belvedere). Dunque, rigenerare si può e lo si può fare con la Pianificazione riformista e coinvolgente il territorio. L’auspicio è che dalla piccola e disastrata Casamicciola venga coltivata questa idea nuova e democratica di rigenerazione urbana.

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Beta

Condivido molto il suo ragionamento, ma temo che, fino a quando nelle amministrazioni comunali e nei rispettivi uffici tecnici, non lavoreranno persone culturalmente “elevate”, capaci cioè di proporre alternative, come quelle indicate in questo interessante articolo, l’andazzo non muterà, ed è meglio da subito non farsi illusioni…

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