LE OPINIONI

IL COMMENTO Le ragioni del Parco dell’Epomeo

Quando si maturano convinzioni forti e forti motivazioni, si deve tanto più essere aperti al confronto e alle critiche. Ma contro l’idea forte di istituire un Parco Regionale protetto del Monte Epomeo, portata avanti (senza pretese di primazie e di esclusività) da CO.RI.VERDE (Associazione per la Rigenerazione dell’Isola Verde), di cui faccio parte, ci sono alcuni atteggiamenti ostruzionistici che non sono ammissibili. Il primo atteggiamento irricevibile è quello di chi lamenta una caduta dall’alto del Progetto, che non passerebbe per gli Enti Locali. Assoluta falsità, dal momento che sia noi, sia la Regione, abbiamo convenuto la necessità di cercare innanzi tutto il consenso e il protagonismo dei Comuni isolani ma anche di larghi strati della società isolana, nelle sue espressioni più significative. Ma sono i Sindaci (più volte invitati a riceverci, per illustrare il progetto) ad essere riottosi, a negare il confronto non in modo esplicito, ma – peggio – in maniera sfuggente e procrastinatrice. E appare inelegante e anomalo che due consiglieri comunali del Comune di Serrara Fontana presentino e passino alla stampa (o all’addetto stampa comunale?) un documento che, cortese nella forma, si limita – nella sostanza – a verificare la possibilità di continuare a costruire sui fianchi della montagna. E si preoccupano del fatto che eventuali permessi a costruire debbano ottenere l’autorizzazione paesaggistica e il nulla osta dell’Ente Parco (in cui i Comuni sono presenti). E dov’è il problema? Se l’intervento è compatibile con le norme urbanistiche, non cambia nulla rispetto alla situazione attuale. Ricordo, en passant, che l’art.12 della L.R. n.33 del 1/9/93 (Istitutiva dei Parchi Regionali) prevede, all’art. 12, che nella < zona di riserva generale> (zona B) “Sono consentite ed incentivate le attività agricole e silvo-pastorali e la manutenzione del patrimonio edilizio esistente” e che nella < zona di riserva controllata> (zona C) “Sono agevolate le attività socio-economiche e le realizzazioni abitative ed infrastrutturali compatibili con i principi ispiratori del Parco, nonché lo sviluppo delle strutture turistico-ricettive delle attrezzature pubbliche e dei servizi complementari al Parco”.

Il secondo atteggiamento non accettabile è quello di chi dice: ”Non avete alcun titolo a parlare di Epomeo perché non conoscete né praticate i luoghi, non siete cacciatori, cercatori di funghi, contadini, accompagnatori turistici, per cui non avete diritto a fare proposte sulla montagna. Mancate di esperienza diretta”. Agli obiettori della categoria che pretende di avere il monopolio della frequenza e dell’esperienza diretta del territorio, va detto chiaramente che anche se non si frequenta il monte ogni giorno, nulla toglie che si possa avere una sensibilità, un’attenzione, una cura superiore a chi batte i sentieri montani più frequentemente. Voglio rammentare, a questa categoria di detrattori, che molti turisti, in particolare turisti tedeschi, visitano con perizia, interesse e meraviglia i sentieri più nascosti ed impervi dell’Epomeo e lo fanno nel breve arco della loro vacanza, senza per questo essere “abituali” frequentatori. E poi, il mondo moderno, i mezzi di comunicazione, di informazione, i libri, la televisione, il cinema ci aprono la mente e ci fanno “vedere” cose che, anche se non vediamo da vicino, riusciamo a cogliere. Cito un solo libro su Ischia: “Ospite a Ischia- Lettere e Memorie dei secoli passati” di Paul Buchner, biologo e zoologo tedesco di Norimberga, professore che insegnò in 4 diverse Università di Germania e a Ischia morì nel 1978. Egli ci ha lasciato importantissima memoria di illustri personaggi internazionali che vennero ad Ischia dal 1550 al 1900. E tanti di quegli studiosi, scienziati, artisti, visitarono il comprensorio dell’Epomeo, di cui Paul Buchner ci ha descritto i particolari. C’è più sapienza, esperienza, conoscenza del territorio montano in questo unico libro che in tutte le gite che possiamo aver fatto da ragazzi, giovani, adulti, andando a cenare, dormire e vedere l’alba dal mitico Luigi, locandiere della vetta. E’ vero, ho provato, nei miei 77 anni di vita, sulla cima dell’Epomeo, emozioni fortissime, ma ho compreso il valore, il senso della bellezza, l’unicità del panorama anche attraverso la lettura. Leggendo, ad esempio, il giudizio di Alphonse de Lamartine: “Il Monte Epomeo, luogo paradisiaco dove l’anima s’innalza a Dio e dal quale l’occhio beato si espande in un panorama incantevole e meraviglioso che nessuna penna potrà riprodurre, dove si vive l’aria di un altro mondo”.

Io ho molte volte visto l’Epomeo con i miei occhi e, attraverso i libri, l’ho visto anche con gli occhi d uomini illustri che hanno amato Ischia. Dunque, non credo di saperne meno di un cacciatore o di un cercatore di funghi, ai quali va il mio rispetto e sempre sarò favorevole ad una conciliazione di interessi diversi (ma non per questo contrapposti). A patto che i rappresentanti di queste categorie comprendano e capiscano le ragioni di chi, oggi, si preoccupa, sopra ogni cosa, della sicurezza del territorio e della manutenzione del monte, perché è dal monte che discendono pericoli di frane e alluvioni a valle e solo la creazione di un Parco Regionale Protetto può assicurare le necessarie risorse umane e finanziarie. Per quanto riguarda la sottovalutazione dei Sindaci, la loro ritrosia al confronto, il timore che si vogliano porre altri vincoli che andrebbero ad ingessare ulteriormente il territorio, abbiamo spiegato e continueremo a spiegarlo, perfino nelle scuole, che è tempo che i Parchi naturali non siano più solo un mezzo di protezione e preservazione del patrimonio arboreo, faunistico e di archeologia o antropologia dei luoghi, ma anche e soprattutto “ Riserve per la sicurezza”, luoghi deputati alla rigenerazione e salute umana e di sviluppo di forme alternative e sostenibili di turismo. I SIC (Siti di Interesse Comunitario) pongono già il massimo dei vincoli (Ischia ha 4 Sic). E i proponenti il Parco Regionale non intendono aggiungerne altri. Allo stato, la gestione dei Sic compete alla Regione. Nel momento in cui si va a istituire il Parco Regionale, la gestione dei Sic passa all’Ente Parco, in cui vi saranno i Sindaci dell’isola, le Associazioni professionali degli agricoltori, quelle ambientaliste e, perché no, anche dei cacciatori. La delimitazione del Parco e la zonizzazione vengono decisi, entro sei mesi dall’insediamento degli organi di gestione, dal Consiglio Direttivo e su parere della Comunità del Parco. C’è dunque ampio margine per discutere spazi, luoghi e limiti per l’esercizio delle varie attività. Nel Consiglio Direttivo ci sarà anche un rappresentante per ogni Comune ( per un totale massimo di quattro).

Chi può impedire al Comune di designare un cacciatore? Gianni Mattera, Presidente del Consiglio Comunale di Forio e rappresentante dei cacciatori, a settembre ha dovuto richiedere alla Regione Campania la rivisitazione e la riperimetrazione delle zone Sic dell’isola, non ricevendone risposta. Non sarà meglio che la gestione anziché in capo alla Regione vada nelle mani dell’Ente Parco? Detto ciò, sempre per una maggiore comprensione dell’opportunità di creare il Parco, rivolgo un invito ai Sindaci e ai consiglieri comunali, a tutte le Associazioni, alle categorie, ai giovani e ai meno giovani, di leggere il Rapporto elaborato da ISFOL (Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori) commissionato da Ministero del Lavoro e Unione Europea: “ Le aree protette, vincolo o opportunità? Indagine empirica nelle Regioni (Parchi Regionali) sul ruolo del capitale umano nello sviluppo territoriale” (276 pagine di studio su Parchi della Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia). Dice il Rapporto: “Emerge che tutte le leggi regionali tendono a creare un < sistema> di aree protette in cui, oltre alle previsioni proprie della tutela e conservazione dei patrimoni fisici, trovano spazio la valorizzazione delle attività produttive compatibili, la ricerca scientifica, la formazione e l’educazione”. Il Parco può offrire a Ischia la possibilità di ribaltare completamente l’immagine negativa che le viene affibbiata ( per colpe nostre e di certa stampa sensazionalistica) di un’isola in preda agli speculatori edilizi e distruttori dell’ambiente. Questa sarebbe la più efficace campagna di marketing dell’isola, altro che slogan e loghi fantasiosi! Il Parco può offrire a Ischia forme sostenibili e alternative di impresa green e di nuovo lavoro creativo. Può dare un nuovo impulso, un dinamismo che abbiamo smarrito negli ultimi anni. Se i Sindaci, l’imprenditoria privata, le Associazioni, le Categorie di lavoro, non coglieranno questa opportunità, ne dovranno rispondere direttamente alle future generazioni di quest’isola.

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