LE OPINIONI

IL COMMENTO L’insostenibile leggerezza dell’essere (isolano)

DI ANTIMO PUCA

A un certo punto, in una pagina di Dalla parte di Swann, Proust scrive: “Le stazioni sono quei luoghi speciali che, sebbene in pratica non facciano corpo con la città, contengono l’essenza della sua personalità così come ne portano il nome su un cartello segnaletico”. Arrivi a Ischia e sai subito che è vero. Capisci che sarà complicato entrare in confidenza. Avventurarsi. Non sarà affatto una passeggiata. “Chiuso per lavori”. “Progetti non ultimati”. Cosa resta di un’identità di confine nel mondo globalizzato? Sa un sindaco cosa significa vivere condannati all’immobilità? Sa un sindaco cosa si prova a svegliarsi la mattina con la consapevolezza che per raggiungere il primo avamposto di quella “Europa” di cui si parla sempre ci vorranno tra i 30 e i 60 minuti? Sono sensazioni alle quali chi abita alcune zone isolane è abituato. Sa un sindaco come si vive nel dover impiegare – con i mezzi pubblici – cinquantadue minuti per coprire cinque chilometri? Questa la media che ci si impiega tra le 7.30 e le 9 di mattina. L’ora in cui la gente “normale” esce per andare a lavoro. Dicono che con l’autobus ci vorrà meno. Non ci crede nessuno. Ma, soprattutto, non lo vuole nessuno. E così non possiamo che vivere con un sentimento che da queste parti ha ormai assunto il sapore di una condanna. Condannati all’immobilità. “Non è poi così male” dice qualcuno. Infatti non è poi così male. È peggio. Da qui si può solo fuggire. Cercare un altro posto dove andare a vivere, possibilmente vicino allo stazionamento degli autobus. “Ci vogliono cinquanta minuti tutti i giorni lavorativi. Solo andata.” Frustrazione e stanchezza di chi ogni giorno deve imbottigliarsi nel traffico a bordo della propria moto per raggiungere il proprio posto di lavoro. Casco, sciarpa, guanti, giubbotto imbottito, benzina. Buche. Inquinamento e poca sicurezza visto lo stato delle strade ischitane. Quanto cambia la vita di chi ogni giorno si avventura su un autobus, qualche volta riuscendo a sedersi e leggere un libro e intanto arrivare “in Europa”? Non si può capire l’importanza di arrivare a lavoro magari anche nello stesso tempo, ma a bordo di mezzi di trasporto “pubblici” anziché in moto. 

Ma di tutto ciò non si parla. I residenti sono anni che chiedono mezzi di trasporto piccoli e corse più frequenti. Pulmini non invasivi. Invece dobbiamo accontentarci di mostri che camminano nel traffico. A chi servono? Sindaci, sul serio, tra poco soffocheremo nello smog. E non ci sarà data altra possibilità, che continuare a usare la macchina o la moto. Anche se noi non avremmo voluto. Le auto sono armi improprie. Quando non rimangono bloccate in un ingorgo diventano sempre più veloci e letali. Bisognerebbe prioritizzare i bisogni di pedoni e ciclisti riducendo lo spazio per le automobili. Il possesso dell’auto privata è positivamente correlato al reddito. Laddove, quindi, gli interventi sulla mobilità individuale mirano ad aumentare gli spazi per pedoni e biciclette, gli stessi hanno anche una funzione di riequilibrio delle disuguaglianze sociali. Il problema dell’inquinamento da traffico, riconducibile non solo alle emissioni allo scarico delle auto ma altresì all’ormai rilevante porzione derivante dall’abrasione di freni, pneumatici, asfalto ecc., non sarebbe risolto da un mero passaggio alla mobilità elettrica. Se Ischia vuole, infatti, abbracciare davvero un paradigma di rigenerazione ambientale e sostenibilità è indispensabile ottenere che la scelta della mobilità attiva sia resa sempre più sicura e attrattiva consentendo a tutti (a partire dai più fragili come bambini e anziani) di beneficiare della vivibilità degli spazi pubblici. Un risultato che ridurrebbe le disuguaglianze esistenti nell’uso dello spazio pubblico e che si può conseguire solo all’attuazione urgente di un obiettivo chiaro: ridurre quantità e velocità delle auto. La missione dei Comuni oggi può e deve essere un’altra. A chi rottama l’auto senza l’acquisto di una nuova si offrano abbonamenti Autobus e al bike sharing, contributi all’acquisto di bici, e-bike, cargo-bike, carnet per l’uso dei taxi e del car-sharing. Di fronte alla portata della sfida che abbiamo di fronte devono essere per prima le Amministrazioni ad agire secondo una linea che non ammette passi indietro.

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Beta

…per non parlare delle vie del mare del “comprensorio” isolano, che sono ancora inesistenti. Evviva caos traffico, inquinamento e ferraglia dilagante!

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Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex