LE OPINIONI

IL COMMENTO L’isola, la difesa e il futuro delle coste

DI ANTIMO PUCA

Il tratto costiero Maronti – Sant’Angelo rappresenta una delle cartine di tornasole più importanti per la economia locale. Mai come in questi ultimi periodi si è parlato di coste, purtroppo non in merito a progetti di tutela e valorizzazione. Si sono totalmente perse di vista le priorità che ruotano intorno all’ ecosistema Maronti Sant’Angelo, luogo dove si sta giocando una partita delicatissima per via di impatti economici e sociali sempre più rilevanti. Albergatori, ristoratori, Imprenditori e locali ci raccontano di questo tratto costiero in sofferenza già da qualche decennio e che potrebbe subire cambiamenti e impatti sempre maggiori. Emerge chiaramente una situazione critica per questo tratto costiero che, al contrario, dovrebbe essere al centro del confronto sul futuro dell’isola perché rappresenta una grande risorsa su cui scommettere per uno sviluppo davvero sostenibile in uno scenario nel quale si dovrà fare i conti con gli impatti dei cambiamenti climatici e un turismo sempre più globalizzato. Il tratto costiero Maronti – Sant’Angelo costituisce un elemento di estrema rilevanza vista l’interdipendenza tra settori chiave quali le risorse idriche, gli ecosistemi, il turismo, i trasporti, la pesca e l’itticoltura. L’intensità e la frequenza delle mareggiate causa la perdita di parte della spiaggia emersa. La diminuzione nell’estensione della spiaggia, oltre che causare una perdita dal punto di vista ambientale ed ecosistemico, ha ripercussioni anche sul versante socioeconomico, considerando che sulla costa sono localizzate molte strutture turistiche. Ci si dovrebbe domandare se la gestione delle coste e le soluzioni proposte finora abbiano funzionato o meno. La catena di opere rigide realizzata negli ultimi decenni ha risolto ben poco dei problemi locali (e comunque temporaneamente) perché ha spostato via via l’erosione nel senso di scorrimento della corrente longitudinale litoranea di fondo. Questo anche per via dell’assenza di un coordinamento sulle azioni da intraprendere o delle dinamiche sul territorio costiero senza alcuna verifica successiva dei risultati prodotti. 

Una questione riguarda la spesa attuata da parte delle Istituzioni per difendere il tratto costiero perché molto spesso, come purtroppo accade per il dissesto idrogeologico, ci ritroviamo a parlare di progetti per decine o centinaia di milioni di euro senza andare a sradicare i problemi che generano l’erosione costiera. L’ Amministrazione dovrebbe superare la logica dell’emergenza e degli interventi invasivi con opere rigide per la difesa della costa dall’erosione, che hanno risolto poco e solo temporaneamente i problemi locali, spostando invece l’erosione nel senso di scorrimento della corrente longitudinale litoranea di fondo. Inoltre, da almeno 30 anni sono stati realizzati numerosi interventi “morbidi”, cioè di ricostituzione del litorale mediante ripascimenti, in particolare negli ultimi 20 anni con dragaggi di sabbie marine relitte. Sarebbe da approfondire in dettaglio la durata e la stabilità di questi interventi, che hanno interessato un’area costiera già protetta da opere rigide, perché prima di effettuare i necessari ripascimenti si deve recuperare il naturale equilibrio del sistema costiero, limitare i prelievi di materiale litoide nonché l’infrastrutturazione delle fasce costiere. Questo tratto costiero è senza dubbio tra gli ambiti territoriali che stanno subendo sempre più costantemente gli impatti e i danni provocati dagli eventi meteo-idro (come definiti dalla Protezione Civi- le) ossia quegli eventi che si verificano nell’ambito del rischio meteo-idrogeologico e idraulico e i cui effetti sul territorio sono determinati da condizioni meteorologiche avverse e fortemente condizionati anche dall’azione dell’uomo. Il Consiglio Comunale dovrebbe approvare un Piano Comunale della Costa, uno strumento di assetto, gestione, controllo e monitoraggio del territorio costiero comunale in termini di tutela del paesaggio, di salvaguardia dell’ambiente, di garanzia del diritto dei cittadini all’accesso e alla libera fruizione del patrimonio naturale pubblico, nonché disciplina per il suo utilizzo eco – compatibile. Tra i vari aspetti il Piano dovrebbe prevedere il monitoraggio permanente dell’erosione costiera, la protezione e ricostruzione dei cordoni dunali, la trasformazione degli edifici degradati in strutture leggere in armonia con il paesaggio. Da decenni imprenditori, ristoratori, albergatori e locali chiedono un piano di difesa della costa sostenibile paesaggisticamente, ambientalmente ed economicamente. Torno a stigmatizzare la mancanza di dialogo con le categorie interessate, con i pescatori, con i balneari, con gli ambientalisti e con l’isola. Chiedo a sindaci e amministrazioni: quale idea avete del Mare di Ischia? Quando parlate di rilancio turistico a cosa pensate? Quando aprite cantieri e progettate opere di difesa della costa a quali certezze scientifiche vi ispirate? A chi giova tutto questo attendismo che procura danni e urgenze?

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