LE OPINIONI

IL COMMENTO Lo scudetto di una città che non ha bisogno di riscatti

La vittoria dello scudetto da parte del Napoli rappresenta un punto di partenza, se vogliamo, di ripartenza per la città e per tutta la regione. Lo avevamo annunciato nel corso delle ultime settimane, quando la conquista del tricolore era soltanto una questione aritmetica ma non era ancora il tempo per cantare vittoria. Perché, in fondo, un pizzico di sana scaramanzia è giusto che faccia parte del nostro bagaglio culturale. Altrimenti che Napoletani saremmo! È così che si vivono con maggiore gioia, partecipazione e soddisfazione tutti gli obiettivo che si raggiungono. Lo scudetto non è l’inizio di un ciclo è il risultato invece di un progetto avviato già da molti anni, che giunge al suo apice, quando il ciclo stesso è invece nel pieno del suo percorso. Non è solo una questione legata al calcio e alle dinamiche societarie della SSC Napoli. La vittoria del campionato giunge in un momento storico in cui l’intera città ha fatto o meglio, sta portando avanti, una crescita notevole dal punto di vista turistico, culturale e per certi versi anche economico e sociale. Ed è forse tutta qui la differenza rispetto ai primi due trionfi, che il Napoli raggiunse oltre 30 anni fa, in epoca Maradoniana. Non è solo una questione di emozioni e sentimenti, che non potrebbero mai essere paragonabili a distanza di tanti anni. La Napoli che vinse quegli scudetti, era una città in piena emergenza, reduce da poco dalle conseguenze gravissime del terremoto in Irpinia. Schiava di una politica discutibile e di una ritrosia alla crescita da parte del territorio. 

Quegli scudetti furono, per questi motivi, accolti come una sorta di rivincita e di riscatto. L’occasione per emergere dal fango e dall’anonimato, rispetto ad un Paese che correva a doppia velocità. Per le strade di Napoli c’era una gioia mista a rabbia, una malinconica soddisfazione per aver raggiunto, grazie a Diego Maradona, un obiettivo fino a quel momento assolutamente impensabile. Oggi Napoli vince il suo scudetto in un contesto completamente diverso. In una città che trabocca di turisti, scelta dai tour operator di tutto il mondo, come meta di primissimo ordine. Centro di riferimento per iniziative legate alla cultura, la musica, lo spettacolo eia cinema. Nel 1987 e nel 1990 a sventolare le bandiere azzurre c’erano solo i Napoletani. Oggi ci sono persone di tutto il mondo, molte delle quali hanno scelto di venire in città soltanto per partecipare alla festa, così come si fa per il Carnevale di Rio o per i grandi festival del cinema internazionale. Non è un dato da poco. È la risposta a chi prova a tarpare le ali ad un territorio dalle mille potenzialità, accresciute da luoghi straordinari, tra i quali la nostra isola è senza ombra di dubbio al primo posto. La vittoria del Napoli è lo sberleffo al razzismo strisciante e all’invidia dei deboli e degli sconfitti. L’azzurro esposto in ogni angolo del mondo è come un ghigno ironico da mostrare a chi ha minacciato ritorsioni, a chi ha perpetrato violenze a chi ha cantato cori e strappato bandiere dalle mani dei bambini. Con la motivazione miserabile di non riconoscere la bravura dell’avversario, la superiorità del Napoli, l’appartenenza ad un colore e la voglia di vivere un sogno.

* DIRETTORE “SCRIVONAPOLI”

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Pulsante per tornare all'inizio
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex