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Il commento – Per il bene della nostra terra non si può tornare indietro

Di Michele Romano

PROCIDA – Il dialogo, la discussione, la critica, accompagnata dall’autocritica, seguendo il percorso del metodo maieutico dove si inizia da una “pars destruens” che tende ad eliminare le scorie invasive e deteriorate di una “civica” socio-politica e passa a una “pars costruens”, con la sua ambizione di realizzare, il più possibile, il bene comune, rappresentano l’essenza, l’alimento con cui un popolo sviluppa e fa crescere l’espressione più alta e nobile dell’arte del governare cioè la democrazia. Con questa premessa, inoltrandosi nella realtà della “polis micaelica”, bisogna rilevare che il clima di dialettica democratica non è molto salubre. Tale sensazione scaturisce dalla modalità con cui si esplica e viene seguito l’iter della nuova formazione di governo procidano.

Ebbene, insieme a determinate, giuste critiche, che d’altra parte è intrinseco a certi approcci comportamentali nell’interpretare il governare, si sta innescando una plumbea rete di contrasto da parte di chi è contro a prescindere e da coloro orfani del sistema di potere del recente passato che ha desertificato e ridotto lo stile di vita della comunità ai minimi termini.

Per non correre il rischio di infilarsi in una camicia di Nesso intrisa del sangue avvelenato del tutti contro tutti, fatta di sospetti, intrighi, complotti e sciagure varie, è cosa utile e terapeutica che l’insieme dei protagonisti del passato entrino nella sana consapevolezza che tutto è stato consumato, e, per il bene della nostra terra, non si può tornare indietro, parimente la nuova classe dirigente, entrando nell’incubo di essere aggredita, scivoli nei meccanismi del vittimismo, dell’autodifesa, del chiudersi in un fortino tanto da disperdere la fiducia dei cittadini verso coloro percepiti, alle recenti elezioni comunali,  come quelli più vicini e sensibili ai problemi reali ai quali si aspettano risposte concrete. Pertanto abbandonate subito i cattivi pensieri e gustate il sapore creativo del candore solare, di respirare ad alta quota come ci stimola il nostro emblema, l’Arcangelo Micael, con i suoi voli pindarici dei monti e promontori. Altrimenti la trincea feudale continuerà a perpetrarsi con ciò che ne consegue.

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