LE OPINIONI

IL COMMENTO Quale modello per ricostruire dopo un disastro?

DI GIUSEPPE LUONGO

Una città è come un’enciclopedia, puoi leggervi la storia della comunità che l’ha fondata e di quelle che si sono succedute, modificandola in funzione della destinazione d’uso. Infatti, una città nasce con un obiettivo preciso, per una funzione e se questa viene a mancare la città degrada lentamente e scompare. Abbiamo esempi numerosi di città che hanno avuto tali evoluzioni. Secondo lo storico Lucien Febvre (1922) le città non sono nate da una roccia, da un’ansa fluviale, da un recinto di acque e da una palude, bensì, essenzialmente da una volontà umana. Le cause della nascita e scomparsa possono essere determinate da cambiamenti profondi nell’evoluzione delle vie di comunicazione e degli scambi, dalla scoperta di risorse nel sottosuolo capaci di creare benessere e del loro esaurimento, dalla ricchezza delle risorse naturali e dalle crisi climatiche con la diffusione delle siccità e della conseguentiscarse produzioni di cibo, dalle crisi profonde che investono le comunità incapaci di contrastare il malcostume, il ritardo dello sviluppo rispetto ad altre comunità. Questa legge vale sia nei piccoli che nei grandi sistemi. Molte città nascono come sistemi chiusi e fino a quando hanno scambi intensi con il mondo esterno funzionano da sistemi aperti e non sono vittime del caos che viene scaricato all’esterno. Un esempio interessante di una tale città può essere Firenze nel Rinascimento. Una comunità non solo si comporta come un sistema termodinamico con le sue leggi che lo caratterizzano come una macchina a bassa efficienza e produttrice di condizioni caotiche crescenti, ma mostra anche la tendenza ad evolversi verso lo stato critico, per il quale una piccola perturbazione può portarlo rapidamente alla catastrofe. Un tale sistema si può definire complesso per la grande variabilità di interessi.

Lo stesso modello può osservarsi nell’evoluzione dell’ambiente fisico, laddove potrebbe essere un evento naturale a produrre lo stato critico nella comunità e con esso il collasso sociale ed economico. Esempi di una tale intersezione fisico-antropica sono molteplici per eventi naturali catastrofici come terremoti, eruzioni, alluvioni, ma gli effetti negativi del breve-medio termine, talvolta,si sono trasformati in occasioni di sviluppo nel lungo termine, quando gli interventi sul territorio ferito a morte sono stati realizzati non a ripristinare le condizioni di prima della catastrofe, ma proiettati al futuro. Perché possa realizzarsi un tale risultato in un territorio interessato da una catastrofe occorre la confluenza degli interessi dei componenti della comunità, che vive nel territorio disastrato, con una visione aperta al futuro, amministratori pronti a recepire il messaggio o promotori del progetto di sviluppo, progettisti della ricostruzione visionari, pronti a portare nuove idee. Questo potrebbe essere il percorso per la rinascita di Casamicciola dopo le due recenti catastrofi del terremoto del 21 agosto 2017 e della colata di fango del 26 novembre 2022.

La prima riflessione da sviluppare dovrebbe essere quella di verificare quale possa essere per Casamicciola il modello di ricostruzione che meglio si inserirebbe nell’Isola per un nuovo e più articolato modello di sviluppo, dove insieme agli attrattori delle risorse ambientali si potrebbe sviluppare quello culturale, senza trascurare l’obiettivo della sicurezza per chi vive a Ischia e per gli ospiti. Secondo Carlo del Balzo (1883) Casamicciola prima del 28 luglio 1883 era, la stazione balneare più bella d’Europa, ed anche una tra le più salutari per le sue acque miracolose. Questa risorsa ha perso lentamente la sua grande rilevanza, in parte per sciatteria e in parte per mancanza di capacità a fornire un’offerta adeguata alla domanda che andava modificandosi. Dopo il disastro del 1883, Casamicciola diviene la città della Geofisica con il suo Osservatorio alla Grande Sentinella, ai fini della mitigazione del rischio sismico.

Dopo i recenti eventi catastroficila ricostruzione non può essere solo il recupero di qualche edificio che ha avuto un ruolo significativo nella storia di Casamicciola, ma scegliere anche il ruolo da assegnare a questa parte del territorio isolano nel contesto di un progetto di rilancio delle attività del tempo libero e culturali, valorizzando elementi della tradizione del sito, rinnovandone gli obiettivi. Ecco che in tale progetto possa e debba prevedersi la realizzazione di un Parco Scientifico Naturalistico e delle Acque, come è stato più volte proposto. Le acque termali, il paesaggio vulcanico, la sentieristica, le tradizioni culturali di pregio, l’archeologia, la ricerca scientifica finalizzata alla sicurezza del territorio, la storia delle comunità di agricoltori e pescatori, il patrimonio dei beni materiali e immateriali, tutto ciò può realizzarsi se il progetto per Casamicciola si apra ad un nuovo modello di sviluppo, necessario per poter competere con successo, proponendo un’offerta ambientale e culturale di alto livello.

Ads
Ads

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Pulsante per tornare all'inizio
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex