LE OPINIONI

IL COMMENTO Taxi e ricordi, quando l’isola era più accogliente

Un viaggio che dura pochi minuti, il tempo necessario per raggiungere la propria destinazione, che può essere il luogo di lavoro, l’hotel, l’imbarco dei traghetti o degli aliscafi o semplicemente la casa di un amico. L’incontro, fugace con una persona che non si conosce, alla quale, inconsapevolmente ci si affida per arrivare sani e salvi e preferibilmente anche puntuali alla propria meta. Un luogo piccolo e comodo dove scambiare quattro chiacchiere, confrontarsi sugli argomenti più disparati, dall’ultima partita della Nazionale alle questioni politiche, dalla crisi pandemica alla ripresa del turismo. L’incontro con il tassista può essere l’ingresso in un mondo a parte, fatto di amicizia e complicità, di risate e confidenze, che durano pochi istanti. Con quegli sguardi che si incrociano attraverso lo specchietto retrovisore e che, magari, qualche volta nascondono anche ammiccamenti e malizia. Una porta che si apre sulle vacanze, per i turisti che arrivano sull’isola, il primo incontro con la realtà che li ospita, forse anche il primo ricordo che porteranno a casa, quando terminerà il proprio soggiorno. Una sorta di biglietto da visita, per poter dire a tutti “noi siamo così, benvenuti a Ischia”. Ma anche il modo per salutare Ischia, per chiudere una porta con la voglia di ritornare. Se solo le amministrazioni comunali (la questione purtroppo non riguarda solo Ischia) e le associazioni di categoria, si rendessero conto di quanto sia fondamentale il ruolo dei tassisti rispetto alla soddisfazione espressa dai viaggiatori, forse ci sarebbe più attenzione sul modo di gestire l’intero settore, da strutturare in maniera diversa, più adeguata, civile, rispettosa della storia e le tradizioni di un luogo magico.

E invece da qualche anno Ischia deve fare i conti con una categoria lacerata dalle rivalità e dalla concorrenza non sempre corretta, che riguarda qualche volta anche i rapporti tra le varie amministrazioni comunali. Un settore dove alla scarsa professionalità e correttezza, fa riscontro il poco rispetto per la clientela. Forse troppe licenze concesse negli ultimi anni, un numero di auto superiore alle esigenze del territorio o forse semplicemente l’incapacità di amare il proprio lavoro. Per fortuna si tratta di una minoranza, certo, rispetto ai tanti autisti seri, educati, gentili e onesti che fanno dell’ospitalità il proprio modo di operare ma pur sempre una minoranza che fa male all’isola e che ha portato, nei giorni scorsi al verificarsi di risse, litigi, baruffe e agitazioni. Brutte pagine per un’isola che chiede di rinascere dopo la crisi economica determinata dal Covid. Un bel ritorno al passato, in tal senso, sarebbe opportuno, anzi necessario. E chissà che non nasca proprio da questo desiderio, l’idea rilanciata sul web da alcuni cittadini di ripristinare, a Ischia, l’utilizzo delle antiche motorette scoperte, il vecchio calessino, dove il tragitto era un misto tra gioco ed emozioni. Quelle che i non napoletani chiamavano “carrozzelle”, comparse nei film con Vittorio De Sica, che hanno segnato gli anni ‘60 e ‘70 e che progressivamente sono scomparse, lasciando spazio e strada a vetture moderne, enormi, impersonali, come quelle delle città, senz’anima e senza tradizione. Sono cambiati i taxi e sono cambiati i tassisti, segno di un tempo che non ritorna, di un’epoca che turisti e ischitani possono solo rimpiangere, di un’isola che camminava a ritmi più lenti, sorretta da tre ruote, senza aria condizionata e con i finestrini di plastica arrotolati ai lati. 

* DIRETTORE “SCRIVONAPOLI”

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