LE OPINIONI

IL GRANDE ABBRACCIO…

Quando si parla dei ragazzi ponzesi e ventotenesi che vennero a studiare a Procida tra gli anni ‘60 e i primi anni ’80 del secolo scorso la mia mente corre a quelle migrazioni di uomini tra le isole dell’antica Grecia e del Mediterraneo con tutto lo strascico di trasporto di cultura, conoscenze, manualità lavorative. Quello degli studenti ponzesi a Procida è un capitolo luminoso della storia delle due isole. Ma dimostra anche quanto la nostra isola sia sempre stata un faro di cultura. Questo concetto può apparire presunzione, ma non lo è. L’avventura nasce quasi per caso. Procida in quegli anni aveva ben due scuole nautiche: il Nautico “Caracciolo” e l’E.N.E.M “Paolo Thaon de Revel”.

Inutile dire che queste due scuole hanno non solo scandito la cultura procidana, ma hanno assicurato il benessere economico dell’isola. La nascita della seconda è dovuta alla lungimiranza di due personaggi, il rev. Domenico Scotto di Carlo e il capitano Almerindo Manzo, che si impegnarono a togliere molti ragazzi procidani da un destino già segnato: o la zappa o il remo. Per le classi meno abbienti procidane questo era il solo avvenire certo. Le cose andavano ancora peggio per le realtà di Ponza e di Ventotene. Qui mancavano del tutto le scuole dopo quelle elementari. Allora, quando si dice il caso! Alla scuola ENEM, causa la preponderanza del Nautico, le iscrizioni scarseggiavano e si rischiava la chiusura della scuola. Ed ecco l’idea geniale! Dopo una riunione sul da farsi i vari Scotto di Carlo, Manzo, Capodanno, Arcangelo Esposito ed altri si decise di inviare quest’ultimo a Ponza per reclutare ragazzi da iscrivere nella scuola procidana. I loro genitori, però, non erano in grado economicamente di mantenerli a Procida.

Ed ecco allora un altro miracolo procidano! I politici nostrani, Cennamo in testa, si attivarono per sovvenzionare a questi ragazzi la loro permanenza procidana fino al conseguimento del titolo. E così questi ragazzi ponzesi poterono studiare a Procida. È uscito da poco un libro: “Scuoglie ammiez’ o mare”, di Rita Bosso e Tobia Costagliola, che narra la storia di questi giovani. È un libro molto bello ove vengono fuori con una spontaneità quasi fanciullesca le storie di questi ragazzi: la loro meraviglia verso gli aspetti della vita isolana, come la processione del Venerdì Santo, il modo di vestire della gente, in particolare delle ragazze, le piante cariche di arance e limoni, da saccheggiare prima di ritornare a Ponza per le vacanze. Poi abbiamo le figure per loro carismatiche come il prof. Arcangelo, la moglie Amelia, considerata da loro come una madre. Per questi ragazzi la venuta a Procida fu l’impatto con un mondo nuovo, forse più avanzato, di sicuro tutto da scoprire. Ed essi si diedero da fare per integrarsi e ci riuscirono. Parecchi si sono anche accasati a Procida. Per tutti questi motivi quando penso a loro arrivo agli antichi migranti micenei, greci, fenici che, vagando di isola in isola, approdarono anche da noi.

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