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No ai rifiuti a Zaro, il Comune procede col ricorso

FORIO. Dire che era nell’aria è poco. Di più, era un fatto praticamente inevitabile. La giunta municipale di Forio, guidata dal sindaco Francesco Del Deo, con una delibera ad hoc ha deciso di “ricorrere avanti all’autorità giudiziaria competente avverso il provvedimento reso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli acquisito in data 13 settembre 2018 affidando incarico legale agli avvocati Giuseppe Di Meglio, Ferdinando Scotto e Angelo Clarizia riservando al sindaco la sottoscrizione del relativo mandato difensivo per la rappresentanza dell’ente in giudizio”. Nell’atto dell’esecutivo foriano sono anche spiegati i motivi per i quali si è deciso di promuovere ricorso, ricordando che la soprintendenza aveva espresso parere di non compatibilità paesaggistica riferito alla realizzazione di un’area di sosta e trasferenza mobile degli automezzi e delle attrezzature dedicate alla raccolta RSU in località Punta Caruso e ricordando altresì come “tale provvedimento determina grave nocumento alle attività di programmazione dell’ente e segnatamente alla gestione del ciclo dei rifiuti urbani che presenta gravi criticità.

Una decisione, quella relativa all’ordinanza firmata dall’arch. Paola Bovier, che per l’ente turrito ha rappresentato una vera e propria mazzata, segnando lo stop al ritorno dell’area di trasferenza in quel di Zaro che praticamente pareva cosa fatta. Ma l’ente che ha stoppato l’operazione è stato chiaro nella sua esposizione e motivando il diniego aveva peraltro sottolineato che “le opere per le quali viene richiesto l’accertamento di compatibilità paesaggistica riguardano il sito di raccolta realizzato nel Comune di Forio in località Punta Caruso e le relative opere stabili e permanenti per le quali la Sovrintendenza aveva, in fata 20 aprile 2012, espresso parere favorevole alla soluzione progettuale per un tempo provvisorio al termine del quale era previsto il ripristino dello stato dei luoghi”. Ma si evidenziava poi altresì che “il Comune di Forio, allo scadere della proroga, anziché provvedere al ripristino dello stato dei luoghi, in ossequio a quanto disposto nel parere di autorizzazione paesaggistica succitato, ha realizzato ulteriori interventi quali ‘una piattaforma in cemento armato recintata da muro di cemento armato, sovrastato su tutto il perimetro da recinzione metallica e cancello scorrevole’”. Paola Bovier e la dott.ssa Cinquantaquattro, altra firmataria, rincaravano la dose aggiungendo che “l’area oggetto dell’intervento è sottoposta alle norme di tutela di protezione integrale le quali sanciscono un regime di immodificabilità dell’assetto del territorio, con divieto di ogni opera edilizia. In tale zona sono ammessi gli interventi atti ad assicurare la conservazione e la tutela del verde, il mantenimento, la ricostruzione e la riqualificazione della vegetazione tipica dei siti”. A mettere ulteriore benzina sul fuoco “la illegittimità delle preesistenza in quanto non conformi alle norme dettate in materia di tutela dei beni paesaggistici e non compatibili con il paesaggio circostante”. Infine veniva posto in debita considerazione il fatto “che l’intervento, contrariamente a quanto viene affermato nella relazione tecnico illustrativa redatta da codesto Comune, ha comportato la realizzazione di strutture che contrastano con la tutela riservata al luogo e che non rientrano nella fattispecie di cui all’art. 167 comma 4 del D.Lgs n. 42/04”. Adesso la faccenda si sposterà nelle sedi giudiziaria, ed in ballo c’è davvero una posta in palio “sostanziosa”.

Gaetano Ferrandino

 

 

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