LE OPINIONI

IL COMMENTO Ed è venuto anche il tempo della Sagra del Mare

Ed è venuto anche il tempo della “Sagra del mare”, come ogni anno da settantatre anni a questa parte. Una “Sagra del mare ” molto calda ….per colpa di Caronte. Ma se non facesse caldo che “Sagra del mare” sarebbe? Chi scrive è stato assessore al turismo una quarantina di anni fa e di “Sagre del mare” ne ha organizzate parecchie. Ricorda il caldo micidiale, in giacca e cravatta, alla messa per i caduti del mare nella chiesa della Pietà. Il clero di allora non gli diede mai il permesso per celebrare la messa all’aperto, come si fa oggi. Si eccepiva che la gente si distraeva, non seguiva la funzione religiosa e bla…bla…. Tutte balle! Adesso da qualche anno si celebra in piazza, tra la chiesa, il mare ed il cielo. E’ bellissima! La gente non si distrae per niente, anzi sembra che partecipi con maggiore trasporto. Che c’è di meglio che celebrare una messa per i caduti del mare davanti al mare e sotto un cielo azzurro? I morti del mare, che sono tutti santi, si ritrovano nel loro elemento e spaziano tra cielo e terra. Ma all’epoca non c’era questa sensibilità. Peccato! Ed è venuto anche il tempo delle Grazielle. Sfogliando FB mi sono venute sotto gli occhi le foto delle aspiranti al titolo. Sono dodici. Ho avuto un moto di sorpresa nel guardarle: non avrei voluto essere nei panni dei giurati che ieri sera hanno dovuto decidere. Io non avrei saputo scegliere: sono tutte belle e accattivanti! La mia non è piaggeria, ma è veramente cosi. 

Ai miei tempi, quarant’anni fa, erano parimenti tutte belle perché le donne procidane sono tra le più seducenti al mondo, ma avevano qualcosa di diverso. Forse erano più primitive e ruspanti ed anche più naturali, ma quelle di oggi sono più raffinate, più evolute. Di quell’evoluzione fisiologica della specie che si sviluppa nel tempo. Basti pensare che queste ragazze frequentano tutte la scuola. Cosa impensabile mezzo secolo fa. E questo la dice lunga sulla trasformazione di queste giovani. Hanno idee precise, obbiettivi definiti, aspirazioni precise, in definitiva sanno ciò che vogliono. Sono in grado di imbastire un dialogo con i giornalisti, rispondono con sicurezza alle loro domande e spesso sono questi ultimi a trovarsi in difficoltà davanti ad esse. Un tempo non era così. Parecchie ragazze, anche bellissime, rimanevano mute davanti ad essi, come paralizzate da una da una timidezza e paura ataviche. La paura dell’estraneo, del “furastiero”. Così era stato loro insegnato in famiglia: non fidarsi di nessuno perché in ognuno si poteva celare un nemico. Forse era l’antica paura dei corsari barbareschi, dura a morire. Oggi, per fortuna, non è più così! Ed è per questo che faccio a queste giovani i miei migliori auguri. 

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