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Ischia, la guerra del campetto tra nervi tesi e colpi bassi

ISCHIA – E meno male che bambini e ragazzini, secondo un’antica consuetudine, rappresentano soltanto gioie. Ad Ischia, nel Comune capofila, sono stati capaci di essere artefici – per giunta da semplici spettatori e senza muovere un dito – di quello che rischia di diventare uno degli incidenti diplomatici più sostanziosi del paese negli ultimi anni. Atteso che, ad essere onesti, nemmeno lo si può definire più “incidente diplomatico”, il che non sarebbe nemmeno riduttivo ma addirittura offensivo per l’intelligenza dei lettori. Perché, a furia di rompere le “giarretelle” un po’ alla volta, la divergenza di vedute è diventata un vero e proprio braccio di ferro fino a sfociare in guerra aperta. Il tutto condito dai soliti ingredienti tipici del menu ischitano: commenti più o meno “nobili” sparati su un gruppo whatsapp, gente che vi si allontana perché ferita negli affetti personali, un sindaco ed un vicesindaco che non accettano di essere apostrofati con termini che non credono assolutamente di meritare e a quel punto l’ascia di guerra che viene definitivamente dissotterrata.

Ed è a quel punto che viene fuori il colpo di coda dell’amministrazione comunale e nello specifico del sindaco Giosi Ferrandino, che decide di passare alle vie di fatto, con un’iniziativa che a nostro avviso la si può definire di stampo esclusivamente politico davvero “border line”, anche se naturalmente speriamo tanto di sbagliarci. La faccenda è diventata seria, maledettamente seria, ed una serie (scusate il gioco di parole) di interrogativi – a noi comuni mortali – sorgono eccome. Il primo cittadino alza la voce e mostra i muscoli ai legali ischitani, lasciando intendere che esiste un finanziamento di due milioni e mezzo di euro griffato ex Provincia (ed attuale Città Metropolitana) con il quale rimettere a posto lo stabile di via Michele Mazzella. Con un piccolo dettaglio, però, a nostro avviso tutt’altro che trascurabile: il denaro è stato messo a disposizione per fare in modo che si potesse rendere nuovamente agibile e soprattutto decorosa la scuola, ossia il Liceo Classico, quello che fino ad alcuni anni fa era collocato proprio dinanzi alla Scuola Media. Per chi non lo avesse capito il discorso, tanto sottile (e non usiamo altri termini per evitare di andare fuori traccia anche noi in questa vicenda) è abbastanza chiaro: se faccio partire i lavori, voi avvocati siete fuori dal quel plesso, e dunque dovete arrangiarvi per trovare una soluzione alternativa, tutto questo senza considerare che la scure del Ministero pesa sempre come un macigno.

Non solo, viene anche specificato che questo finanziamento rischia di essere revocato se le opere non dovessero essere eseguite entro la fine dell’anno solare. Che, tradotto in parole povere, vuol dire semplicemente: o li faccio partire adesso (e spero anche in una proroga di De Luca, altrimenti nemmeno una ditta di superman farebbe il miracolo) oppure buonanotte ai suonatori. Discorso che più o meno potrebbe anche non fare una piega ma siccome questo finanziamento salta fuori – almeno in maniera roboante, al punto da diventare di pubblico dominio – soltanto nel momento in cui con gli avvocati si arriva allo scontro, la domanda è fin troppo scontata: se Giosi, Enzo ed i rappresentanti dell’Assoforense avessero continuato ad andare d’amore e d’accordo, quei soldi che fine avrebbero fatto? Insomma, l’impressione che il finanziamento voglia essere usato come “arma” (più o meno psicologica fa poca differenza) è forte e continua ad aleggiare su questa vicenda.

Per il resto è davvero difficile dire come andrà a finire. Il Comune ha deciso che quel campetto sarà di nuovo un campetto e su questo non si discute, ed al netto di ogni considerazione i legali hanno difficoltà a far valere le proprie ragioni dinanzi all’opinione pubblica. Forse perché ci sono i più piccoli per lo mezzo o anche perché – come diceva il buon Totò a Peppino De Filippo nel film “Totò Peppino e i Fuorilegge” – magari hanno avuto il torto di “presentare male l’affare”, ossia la questione. Guerra di nervi, allora, di muscoli, che certamente non rappresenta il massimo della vita per un’amministrazione che dal 2012 ha già perso diversi pezzi per la strada (alcuni, numeri o meglio voti alla mano, anche di quelli pesanti) e che si appresta nel 2017 a doversi presentare nuovamente all’elettorato, non si sa allo stato dell’arte con quali uomini e neppure con quale candidato a sindaco. E non a caso, se tra gli avvocati c’è qualcuno che questo braccio di ferro se lo sarebbe risparmiato, pare che pure nella maggioranza giosiana non manchino coloro che ritengono che forse il muro contro muro con una lobby comunque significativa e rappresentativa poteva – se non doveva – essere evitato.

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