CRONACAPRIMO PIANO

La chiesa e i suoi “veleni”

Dal ruolo dei Focolarini e in particolare dello storico “guru” che muove le fila da Casamicciola passando all’ostracismo nei confronti di don Giuseppe Nicolella, ecco perché la rivoluzione che passa tra Forio e Ischia potrebbe nascondere un disegno pianificato a tavolino. Con le vittime, ovviamente, già designate

DI GIOSUE’ ROSACROCE

Dopo le nomine dei parroci di Forio che hanno lasciato in qualche fedele un po’ di perplessità e in altri soddisfazione, eccoci giunti alla vexsata quaestio di Ischia Ponte. Il 27 settembre, nel consiglio presbiterale è stato comunicato dal Vescovo Pascarella il nuovo assetto di Ischia Ponte, di cui già si sentiva parlare da tempo e che ha suscitato non poche reazioni tra il clero e tra i fedeli. Ma iniziamo a considerare le scelte fatte per Forio e già portate a compimento. San Vito affidata a Don Cristian Solmonese, una scelta tutto sommato non malvagia, data a un sacerdote di orientamento tradizionale e che potrà, se lo vorrà, continuare il lavoro di Mons. Giuseppe Regine. Ma tale scelta è stata fatta, indipendente dal nome e suggerita dal team Iovene-Focolarini, che detengono la maggioranza delle azioni della Diocesi, pur di punire il giovane e validissimo sacerdotale parroco di Sant’Antuono don Giuseppe Nicolella. Eh sì! Sé l’erano giurato che a San Vito non ci sarebbe mai andato come parroco. Perché? Perché doveva pagare l’onta di collera data a Mons. Strofaldi e che ha visto l’epurazione in diocesi di don Mariano Montuori, dei due sacerdoti messi fuori dal ministero con un processo farsa Vaticano, dei due gemellini non fatti giungere all’ordinazione sacerdotale, di don Angiolini mandato a meditare in Piemonte, della distruzione dei due diritti di patronato e che sono stati la miccia dell’agenda Strofaldi per le punizioni suggerite dal team.

Il vescovo d’Ischia Gennaro Pascarella

Dicono che la mente focolarina più agguerrita sia il guru di Casamicciola e fondatore del movimento sull’isola, il sacerdote Di Costanzo, che dal suo quartier generale dove ora risiede con altri sacerdoti del movimento, incontrerebbe frequentemente Pascarella, come faceva con Lagnese, per suggerire la linea della nuova Chiesa  stravagante che si vuole costruire. E la nomina del nuovo Vicario è l’ultimo colpo di mano fatto dal guru per la sterzata della macchina diocesana, verso una chiesa in “uscita” dal Cattolicesimo. Colpo di mano che ha lasciato spiazzato l’ex vicario Agostino Iovene, uscito di fretta dal consiglio presbiterale borbottando e lasciando tutti allibiti. Qualcuno ha scritto “giustizia è stata fatta”, ma è il caso di dire che siamo ancora lontani dal fare giustizia. Il nuovo Vicario non viene da una esperienza brillante di ministero; dicono che a Portosalvo sia stata addirittura fallimentare e poi non è mai stato un elemento di spicco nella nomenclatura diocesana. Di certo è stato voluto dal guru suo amico di movimento. Quali saranno le mosse di don Agostino ora che ha perso il potere e addirittura gli hanno messo un tutore, non lo sappiamo, di certo si sa che aveva dato le dimissioni da parroco per limiti di età e recalcitrava per ritirarsi, a suo dire, nella villa alla terrarossa. Per questo attendiamo gli eventi!

Don Giuseppe Nicolella

Poi la nomina di don Beato a San Sebastiano, restando amministratore di Montevergine e che si spera possa soddisfare, a differenza del precedente parroco focolarino, i fedeli di quella parocchia. Anche qui va notato l’accanimento del team verso don Nicolella, quasi a dire: a Forio non ci metti piede. Sarebbe stato più logico mettere insieme, sulla scia della super parrocchia di Ischia comune, caro Mons. Pascarella, San Vito e San Sebastiano, affidandoli a un sacerdote amato ed esperto del ministero  quale è  don Nicolella, Montevergine e San Michele a don Beato, San Leonardo e San Francesco Saverio a Monte non lontano da Sant’ Angelo per la vita da diportista e le super parrocchie per Forio sarebbero state servite. Ma la logica ecclesiastica segue altri interessi e davanti a questo ci si deve fermare. Veniamo ora all’assetto di Ischia comune. Quale necessità c’era di dare ai frati la parrocchia di Ischia Ponte? Quali interessi hanno portato a giocare questa carta? Pensiamo di intuirne i motivi. Il primo è che al Vicario defenestrato don Candido non è mai stato simpatico e quindi aspettava l’occasione per fare il servizio, e Pascarella gli è l’ha data. Secondo è che Don Carlo, uscito dal gruppo focolarino, doveva pagare la sua mancata sintonia con il guru e i relativi adepti. È il metodo “dialogante” della chiesa di Papa Francesco e dal quale quasi tutti i vescovi attuali prendono esempio. Hai qualcosa da dire? Adesso ti faccio la festa!

Riferiscono di diversi incontri tra Pascarella e don Carlo, tentativi per evidenziare le ragioni di una scelta che da parte di molti, stando alle lettere giunte in via seminario, risulta sbagliata, ma questo non è servito a far desistere il Vescovo dalla decisione presa. Ci si interroga sul dove andrà don Carlo ora che è fuori da tutto. Di certo chi fa l’esperienza di Dio non ha bisogno che di vivere in intimità con lui nella preghiera e di fare della sua vita un offerta a Dio gradita, ed è quello che penso possa fare don Carlo per il suo futuro, augurandogli ogni bene. C’è da chiedersi se saranno ebri delle loro azioni malvage i fautori delle vendette messe in campo negli ultimi otto anni della vita di questa Diocesi. Ma non crediate sia finita qui, almeno per il guru e i suoi adepti. L’altro ormai è l’ombra di se stesso.

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