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La droga non produce più dissensi …

Di Mauro Iovino

Qualche settimana fa, il 14 settembre scorso, su queste colonne, ho affrontato il tema inerente il largo, diffuso, consumo (e quindi contestuale) spaccio di droga sulla nostra isola. “Ischia è piena piena di droga, ripetono i vertici delle forze dell’ordine e tutti noi, forse sordi a questi allarmi, non abbiamo alzato il livello di guardia, registrando supinamente – e non con la dovuta attenzione che merita il fenomeno – arresto dopo arresto”. Nell’editoriale aggiunsi inoltre: ” Il vizio degli isolani fa il pari con il diffuso livello di reticenza che regna tra la popolazione residente. Le forze dell’ordine indagano ma la collaborazione con la cittadinanza è davvero esigua”.

Ovviamente tali riflessioni non sono frutto di considerazioni personali, bensì di analisi realizzate con i vertici delle forze dell’ordine che da anni operano sul nostro territorio, che conoscono bene soggetti, consumatori e spacciatori.

All’analisi dello scorso 14 settembre mancava però un tassello importante, che ho verificato successivamente. Dopo gli ultimi arresti assurti agli “onori” delle cronache, il giorno seguente parenti e amici degli arrestati, invece di tacere, quanto meno per motivi di opportunità, hanno dato libero sfogo su facebook esternando piena solidarietà e senso di disapprovazione per i tutori della legalità, delle forze dell’ordine. Così come mi è parso – davvero – fuori luogo tutta la gioia, il clima festoso di un giovane ischitano ritornato in libertà dopo una quindicina di giorni trascorsi in stato detentivo. Nessuno dice che non si debba essere felici per un agognato ritorno alla libertà – che è la cosa più cara che ci possa essere per ogni essere umano – ma qua c’è ben poco da festeggiare o da esternare volti raggianti e sorridenti sui social network. È vero, un collegio di giudici ha deciso il ritorno in libertà annullando un’ordinanza cautelare e non è ancora chiaro se l’annullamento ha riguardato il profilo delle colpevolezza o quello della misura cautelare, fatto sta che una persona che ritorna in libertà  perché coinvolta in fatti di droga, cocaina nello specifico, transitando per Poggioreale, dovrebbe avere un atteggiamento sommesso e discreto, almeno fino alla definitiva assoluzione in fase dibattimentale di primo grado. Almeno questo… Invece, cene, atteggiamenti festosi, il tutto attorniati da amici raggianti ….

Di fronte a tali episodi, a tali atteggiamenti, è comprensibile tutta la preoccupazione a noi esternata dalle forze dell’ordine che invece di trovare collaborazione sono costretti a confrontarsi con atteggiamenti di consolidata reticenza. Forse si sottovaluta il problema anche da un punto di vista medico-scientifico: ci si è fatta l’abitudine a sentire la parola “cocaina” come se fosse la cosa più normale di questo mondo, tralasciando quelli che sono gli effetti nefasti, deleteri, pericolosi del consumo di droga, di sostanze stupefacenti. La disapprovazione per il consumo di droga dovrebbe essere manifestata innanzitutto nei confronti del proprio amico, costringendolo a cambiare strada, diversamente meglio troncare i rapporti e pure l’amicizia.

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Gli interessati a propria discolpa potrebbero sempre invocare un fantomatico errore giudiziario, è vero, questo è dietro l’angolo e quando si è coinvolti in un’azione penale può accadere che possa trattarsi di un errore giudiziario ma ricordo ancora quando il mio amico, l’allora Senatore Gianni Lubrano Di Ricco, anni fa mi disse: «io sono stato giudice in diversi gradi di giudizio, sono Senatore Della Repubblica da anni, lavoro in 8 commissioni e NON ho mai avuto in vita mia un’azione penale, mai un avviso di garanzia», questo vorrà dire qualcosa?

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mauroilgolfo@gmail.com

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