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La guerra blocca il rimpatrio di un bimbo di 2 anni ischitano conteso tra i genitori

Il rientro sull’isola, previsto dal tribunale ucraino, era previsto per giovedì. Ad attenderlo è il padre Mauro: «La preoccupazione è che il rientro possa non avvenire. Marco e la mamma sono in auto da oltre un giorno in fuga verso la Polonia»

Sull’isola era tutto pronto. Dopo circa due anni Marco sarebbe tornato a casa. Ma l’invasione della Russia di Putin all’Ucraina ha rimandato tutto. Marco è un bimbo di due anni e mezzo figlio di Mauro, ischitano, e Vittoria, ucraina. A settembre 2020, la donna è rientrata in Ucraina motivando il viaggio con la necessità di vendere un appartamento e di festeggiare il compleanno del padre. Il viaggio, concordato con il marito, è stato però di sola andata. La donna non ha più fatto rientro in Italia e il 48enne si è rivolto all’autorità giudiziaria per ottenere il ritorno del bambino. Il tribunale della città di Sumy – città dell’omonima Oblast al confine con la Russia, da cui la donna è originaria – ha dato ragione al padre disponendo il rimpatrio del bimbo.

Decisione analoga è stata poi presa dalla Corte d’Appello di Sumskyi, alla quale la madre si era rivolta per ottenere la sospensione del provvedimento, che ha rigettato l’istanza della donna fissando l’esecuzione del rimpatrio due giorni fa, giovedì 24 febbraio 2022. Alle 4  (ora italiana) della notte tra mercoledì e giovedì però, il Presidente della Federazione russa Vladimir Putin ha annunciato l’operazione militare in Ucraina. E il Paese si è risvegliato sotto una pioggia di bombe. A lanciare l’allarme è l’avvocato Roberta Foglia Manzillo, che difende il 48enne di Ischia (Napoli) padre di Marco, bimbo nato a luglio 2019 dalla relazione con una donna ucraina, che si è messa immediatamente in contatto con tutte le autorità per capire come e quando far rientrare il piccolo Marco in Italia e sottrarlo al pericolo della guerra. L’avvocato Foglia Manzillo ha scritto al Ministero dell’Interno, a quello degli Esteri, all’ambasciata italiana, alle autorità giudiziarie ucraine, del resto era stato il Tribunale della città di Sumy ad accogliere l’istanza del papà ischitano a decidere per il rimpatrio di Marco. Entro il 12 febbraio la madre avrebbe dovuto provvedere spontaneamente al rientro del bambino ma non avendolo fatto, nonostante gli appelli delle ultime settimane e i venti di guerra che già soffiavano sull’Ucraina, si era deciso di procedere con un provvedimento del Tribunale. Il 11 febbraio motivi di salute del bambino avevano fatto rinviare il viaggio a giovedì. Poi è subentrata la guerra. «Non vedevo l’ora di riabbracciarlo. Giovedì mattina sono andato a Napoli speravo che in qualche modo potesse comunque arrivare o che io potessi andare lì a prenderlo». Così esordisce Mauro nel raccontarci quanto accaduto. Dalla sua voce traspare un mix di paura, tensione e delusione. «Vederlo atterrare sarebbe stata la fine di una lunga attesa, invece la notizia dei bombardamenti scatenati dalla Russia sull’Ucraina hanno segnato l’inizio di una nuova e questa volta più straziante attesa». Giovedì la gioia e la festa per il ritorno di Marco sono diventati in un colpo angoscia e disperazione. «Sono riuscito a parlare con la mamma – racconta ancora Mauro – mi ha spiegato che sono in viaggio da oltre un giorno in auto per provare a raggiungere la Polonia.  Con Marco e la mamma c’è anche la nonna ed in un’altra auto la figlia maggiore con il fidanzato. Ma so che lei vorrebbe poi tornare indietro per andare dal papà e dalle nonne. Sono davvero preoccupato». Intanto i collegamenti telefonici sono sempre più complicati ed avere aggiornamenti, non è un’impresa facile. La giornata di Mauro adesso passa controllando lo smartphone per vedere se ci arrivano messaggi su whatsapp. «Sono in auto da oltre un giorno – continua -, hanno attraversato un bosco. Da Ochtyrka sono diretti a Kiev e poi a Leopoli e in Polonia, dove un conoscente ha un albergo dove ospitarli. Poi non so cosa faranno. Ho fornito loro dei contatti che mi danno dato dal Consolato per avere un aiuto, ma non so se Vittoria chiamerà e chiederà una mano. Io – aggiunge – sono pronto ad accogliere non solo mio figlio qui sull’isola ma anche mia moglie e la sua famiglia. Qui sarebbero in salvo. Sono molto preoccupato, le notizie e le immagini che arrivano dall’Ucraina sono terribili». E Mauro conclude: «Spero che presto questo possa essere solo un brutto ricordo e che Marco con la mamma e tutta la sua famiglia possano arrivare salvi qui sull’isola di Ischia».  

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