CULTURA & SOCIETA'

La nostra isola negli anni 40 in un documentario all’IFF

A fare da apripista al film ucraino Donbass nel suggestivo scenario della Cattedrale dell’Assunta – una delle tre sale dedicate alle proiezioni dei film in concorso – è stato trasmesso un documentario inedito risalente al 1942 intitolato “Ischia: l’isola del fuoco”. Proiezione resa possibile dalla presenza del direttore della redazione editoriale dell’Archivio Storico Luce, Roland Sejko, che introducendoci il film ci spiega che la macchina da presa è un mezzo per poter raccontare ciò che si vuole raccontare, anche nel bel mezzo di una realtà completamente differente. Come nelle regioni ad est di Kiev la stampa punta a donare al mondo un messaggio artefatto, così l’Italia in pieno secondo conflitto mondiale – tramite l’uso di questi piccoli film per il turismo – cercava di dare ai posteri una immagine propagandistica di benessere e prosperità. Nonostante le scene siano abilmente costruite – con comparse attoriali e un notevole uso di tecnologie all’epoca riservate a pochissimi – possiamo comunque intravedere l’immagine di un’isola morfologicamente selvatica e legata alle radici di un passato disincantato che la vuole terra di pescatori e contadini.

Diapositive in bianco e nero scorrono sullo schermo, facendosi apprezzare e mostrando un lato di una ischitaneità ingenua e ancora parzialmente scollegata a una tematica di un turismo di massa. Le barche tornano festanti sulle rive con il pescato del giorno mentre le massaie affacciate alla finestra sorridono. Il momento della raccolta dell’uva, che darà luce ad un vino sottile ed inebriante. La danza storica in costume della ‘Ndrezzata ripresa in maniera divertente e coinvolgente e il culto del cucinare sulle sabbie roventi delle Fumarole. Riprese aeree suggestive riguardanti l’intero arcipelago campano oltre a un’isola parziamente scarna di edifici condite da spiegazioni storiche elargite dalla classica voce dei documentari dell’Istituto Luce, che all’epoca realizzò un altro cortometraggio artistico sugli scavi di Pompei. Roland Sejko – che è in concorso anche come regista del film La Macchina delle Immagini di Alfredo C. – ci parla della ampiezza dell’archivio romano e del grande impegno che si fa per conservare queste fragili opere in pellicola, testimonianze di un’isola di ottanta anni fa, ma che già affascinava tutti.

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