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La Piazzetta vuota metafora di un’isola che non c’è più

DI GAETANO FERRANDINO

Beh, se cercavamo un segnale di quanto ormai la nostra comunità sia decisamente insensibile al richiamo di determinati appuntamenti istituzionali, con l’aggravante che gli stessi si ispirano anche ad un senso patriottico sempre più fuori moda, possiamo dire che venerdì mattina l’abbiamo decisamente trovato. Piazzetta San Girolamo, è in corso la celebrazione in occasione della Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate. Vi risparmiamo la solfa, o meglio lo facciamo a beneficio di coloro che non lo sapessero, sull’importanza e la spiegazione dell’evento, limitandoci a dire che lo stesso è stato istituito nel 1919 e dunque ha attraversato decenni di storia passando anche da un secolo all’altro. Un conoscente, più avanti con gli anni del sottoscritto, mi si avvicina e conferma un “sospetto” che già balenava nella mia mente nel momento in cui con lo sguardo facevo una panoramica della piazza. «Una volta per questa festa c’era una folla immane, adesso praticamente non la sente e non la segue più nessuno». Non gli si può dare torto perché. al netto dello sforzo compiuto dall’amministrazione comunale di Ischia per mantenere viva questa tradizione, se si escludono le autorità civili, militari e religiose, c’erano soltanto alcune scolaresche (meno male, altrimenti il quadro di desolazione sarebbe stato devastante) e qualche turista annoiato che in alcuni casi si è preso anche la briga di chiedere cosa stesse mai succedendo. Oddio, se proprio vogliamo dirla tutta, non possiamo non mettere il dito nella piaga e sottolineare che le amministrazioni rappresentate da omini in fascia tricolore erano soltanto quattro e che le assenze di Barano e Casamicciola sono apparse a dir poco imbarazzanti: possibile che non ci fosse un assessore o un consigliere comunale da poter spedire in Piazzetta a rappresentare la “parrocchia”?

Insomma, la strafottenza della classe politica è un pò lo specchio di quello della nostra cittadinanza, ormai avvezza a tutto ciò che abbia a che fare con la partecipazione ad appuntamenti dove per lo mezzo ci sono amministratori o affini. Un atteggiamento, questo, che se da una parte è umanamente comprensibile e risponde a logiche parimenti diffuse sull’intero territorio nazionale (la disaffezione cresce e la distanza tra la politica e la gente di pari passo), dall’altra rappresenta anche una sorta di pericoloso autogol. E’ chiaro e noto a tutti, ormai, che chi ci amministra su questo lembo di scoglio non solo non ne azzecca una ma ormai ha preso la briga di fare quello che gli pare, con operazioni di clientelismo così vergognose che ormai non ci si prende nemmeno più la briga di provare a celare. Così, mentre i soliti privilegiati continuano a far parte del carrozzone ed a camparci di rendita, gli altri sono costretti a fare salti mortali per sbarcare il lunario. E preparatevi al peggio, perché con le elezioni di Ischia in arrivo e con la necessità da parte dell’attuale maggioranza di non perdere lo scettro del comando, beh ne vedremo davvero delle belle (si fa per dire, ovviamente…). Ma forse è arrivata l’ora che gli isolani escano da quello stato “comatoso” nel quale sembrano essere precipitati e che era metaforicamente (degnamente) rappresentato da quella piazzetta mestamente vuota. Bisogna riprendere in mano il nostro destino e il nostro futuro senza delegarlo a chi ragiona solo in funzione di interessi personali, ma attenzione: per farlo bisogna stare nella mischia, non allontanarsi dalla stessa. Altrimenti la discesa verso gli inferi non soltanto sarà inevitabile, ma anche molto più veloce e repentina.

gaetanoferrandino@gmail.com

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