LE OPINIONI

IL COMMENTO Otto mesi dopo Ischia ha reagito ma non è più la stessa

Quando mi è stato chiesto, con mio grande piacere e soddisfazione, di scrivere un capitolo per un libro che avrebbe parlato, in lungo e largo, dell’isola d’Ischia, ho pensato molto all’argomento da trattare. Avrei potuto scegliere tanti aspetti, ognuno dei quali legato in maniera indissolubile alla mia esperienza di vita sull’isola verde. Eppure non ho avuto alcun dubbio su quale dovesse essere il tema. Mi sono messo davanti al computer e ho cominciato, in maniera del tutto naturale, quasi automatica a parlare dell’alluvione di quel maledetto 26 novembre dello scorso anno. Ho cercato di trasmettere al lettore le sensazioni e le emozioni vissute nel corso di quella settimana, tragica per la popolazione ischitana e così coinvolgente, dal punto di vista emotivo e professionale, per tanti di noi che hanno dovuto raccontare scene di dolore, distruzione, angoscia e speranza. Un racconto che parte dalle prime ore di quel sabato mattina, dal momento in cui arrivò a me, come a tanti altri colleghi, la notizia che ad Ischia qualcosa di molto brutto stava accadendo. L’inizio di una settimana fatta di corse, affanni, interviste, fotografie, notizie e collegamenti in diretta. La paura di non essere all’altezza della situazione, il rischio di non cogliere appieno la verità dei fatti. Ore trascorse sotto la pioggia, a scrutare il cielo ogni mattina, sperando che spuntasse un po’ d’azzurro, magari un raggio di sole che fosse anche un segno di speranza. L’odore della morte, il colore della distruzione, il fango sotto le scarpe e gli sguardi severi degli ischitani, quando troppe telecamere e microfoni si aggiravano attorno alle chiese, nei momenti di dolore, preghiera e di estremo saluto. 

Da quel giorno molte cose sono cambiate, tante altre purtroppo sono rimaste uguali, cristallizzate nella loro nuova realtà, fatta di una distruzione che non consente di guardare al futuro. Ischia è tornata a vivere, lo ha fatto grazie alla tenacia e alla dignità di una popolazione abituata a soffrire, che sa però rialzarsi e camminare dritto. Le istituzioni stanno facendo la propria parte, come testimoniano le costanti iniziative promosse sul territorio. La strada è ancora lunga però e l’atmosfera che si respira sull’isola in questo primo scorcio di calda estate, lo dimostra ampiamente. Perché questa non è un’estate come le altre, non poteva esserlo, tutti ne erano consapevoli. I numeri sono confortanti ma chi vive l’isola in queste settimane, avverte la mancanza di una vitalità che negli altri anni era palpabile. E per carità non si tratta solo dei locali notturni, meglio non tornare su questa polemica. L’impressione è che ad Ischia ci siano meno turisti, spiagge meno affollate, ristoranti e bar che viaggiano a ritmi più blandi. Anche in mare, il fine settimana parte, sembra che ci sia un movimento di barche inferiore. I dati di fine estate ci diranno se si tratta solo di un’impressione e quanto l’estate ischitana abbia risentito dell’effetto alluvione. In definitiva c’è ancora tutta una stagione da vivere e tanti eventi da organizzare. A partire dalla festa di S.Anna, il 26 luglio, esattamente otto mesi dopo la colata di fango che ha ferito Ischia.

* DIRETTORE “SCRIVONAPOLI”

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Ma la calca insopportabile del turismo di mezzaestate ad Ischia “era” talmente insopportabile, che al di là del terribile evento dell’alluvione, non c’è motivo di rimpiangere! Non sarebbe il caso di non render “vano” quell’evento, ed agevolare con il dovuto rispetto tale mutamento?

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