CULTURA & SOCIETA'

Da Ponza a Procida per studiare, la storia di Dino Vitiello

di Rita Bosso.

Dino Vitiello non pensava di andare a studiare a Procida né, tantomeno, di trasferirvisi stabilmente. Nato a Calacaparra nel 1959, bravo chierichetto nella chiesa della Madonna Assunta di Le Forna, a tredici anni stava per entrare in seminario grazie all’interessamento del sacerdote Marcello Feola. L’ammissione gli fu però rifiutata perché non aveva studiato latino alle scuole medie. All’epoca gli studenti potevano scegliere tra latino e applicazioni tecniche; la seconda opzione prevedeva una suddivisione di genere: i maschi venivano affidati a un docente di sesso maschile, imparavano i primi elementi di disegno tecnico, costruivano qualche circuito elettrico. Le femmine, sotto la guida di una docente, ricevevano nozioni di economia domestica, sferruzzavano e ricamavano. Così andavano le cose, cinquant’anni fa.

Sfumato il progetto di accedere al seminario, Dino ripiega sull’istituto Professionale per le Attività Marinare e, insieme ad altri ragazzi di Ponza, parte per Procida. Va a convitto alla pensione Savoia.

La prima cosa che lo colpisce è la diversità di visuale rispetto a Ponza. Abituato ad avere davanti agli occhi la distesa infinita di cielo e mare, si ritrova nella dimensione angusta dei vicoletti incassati tra i palazzi. “Intorno al porto, le vie sono tutte vicoli senza sole, fra le case rustiche, e antiche di secoli, che appaiono severe e tristi, sebbene tinte di bei colori di conchiglia, rosa o cinereo.” (L’isola di Arturo)

Alla pensione Savoia domina il cameriere Pippo, punto di riferimento per gli studenti-convittori. Fa rispettare l’orario di rientro (intorno alle sette di sera), assegna punizioni a chi trasgredisce; fa da tesoriere, riceve dai genitori un fondo spese all’inizio del soggiorno, consegna ai ragazzi il denaro per le piccole spese, annota su un quadernone il tutto.

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Il clima alla pensione Savoia è quello di tutti i collegi maschili: c’è un po’ di nonnismo, con i classici scherzi delle lenzuola annodate a sacco, della bacinella sopra la porta per battezzare l’ultimo arrivato; il martedì c’è l’attesa per l’arrivo della valigia da Ponza, quella valigia che, partita da Procida una settimana prima, piena di panni sporchi, torna colma di biancheria pulita e stirata, di vasetti di tonno, di casatiello, di aria di casa.

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Fuori dalle mura del Savoia i ragazzi di Procida lanciano qualche segnale di insofferenza: l’arrivo di tanti galletti ponzesi nel loro pollaio li disturba, le ragazze osservano, valutano, puntano. Ma basta un pallone a ristabilire l’armonia: si organizzano partite di procidani contro ponzesi, Enzo Gargano è conteso dalle due squadre maggiori, Dino è portiere nella NAGC, il fratello Salvatore Moscone indossa la maglia della squadra principale.

Alla vigilia delle vacanze di Natale i ragazzi ponzesi si danno appuntamento per il “campone”: si va per campi, i rinomati agrumeti procidani, e si ritorna all’isola natìa con le valigie colme di limoni e arance.

Compiuti i quattordici anni, nei mesi estivi, Dino comincia a lavorare come marinaio. Il tempo che trascorre a Ponza è sempre più esiguo. Dopo il triennio al professionale e i due ultimi anni di istituto nautico, si iscrive all’università e si laurea in Scienze Naturali. Si è fidanzato con Maria, ragazza procidana del “Pesone”. I genitori temono che il legame con Calacaparra si allenti, il padre si raccomanda: “Fa’ quello che vuoi a Procida, purchè torni a Ponza!”

Invece Dino ha scelto Procida; gli era sembrata angusta, quasi claustrofobica all’inizio, poi ha scoperto una terra accogliente, progredita, capace di coniugare la prossimità alla terraferma con la dimensione di isola.

A Procida apre una bottega artigiana in cui vende gli oggetti di legno che realizza: un po’ di manualità l’ha acquisita nelle lezioni in officina al professionale, molta gli viene dal nonno falegname.

Qui crescono i suoi tre figli. Da qui prende il largo nei mesi estivi, sulla plancia dello yacht che comanda.

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gioe'

tra gli anni 50 e sessanta ci sono tanti ricordi di studenti -di ponza e d ischia -cosi pure di monte di procida baia o dintorni -da poter scrivere libri interi-ma quello che dovrebbe essere messo in vista era la qualita degli studenti d allora che in Italia e nel mondo erano stimati per professionalita e livello culturale e tecnico che li accompagnavano -il nautico di procida insieme a quello di Savona erano l orgoglio della marineria italiana e non solo

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