CRONACATOP STORIE

L’atto d’amore del manager della Pellicano: «Altro che Capri, quanto sei bella Ischia»

Nostra intervista a Michele Sambaldi, vice group director della catena alberghiera che fa capo alla famiglia Sciò. Che spiega, tra l’altro, perché non ci sia stato nessun dubbio nel preferire la nostra isola a quella azzurra

Livornese di nascita, romano di adozione ed ora anche un po’ ischitano. È Michele Sambaldi, vice Group Director del gruppo Pellicano Hotels della famiglia Sciò. Una laurea in Economia e Commercio conseguita presso l’Università di Firenze ed un Master in Tourism Management presso il MIB School of Management di Trieste.  Sambaldi collabora dal 2008 con la Pellicano Hotels. Dal 2014 è membro del Consiglio di Amministrazione dell’azienda e dal 2015 ricopre il ruolo di Vice Group Director partecipando attivamente alla costruzione del disegno strategico aziendale e supervisionando direttamente tutte le aree aziendali (Operations, Finance, HR e S&M).

Negli ultimi anni si è dedicato a seguire il passaggio generazionale in atto nell’azienda partecipando alle attività di crescita del brand ed alle iniziative di business development che hanno portato l’azienda a gestire il Mezzatorre. A Il Golfo apre le porte del “nuovo” Mezzatorre. Con lui parliamo a lungo della bellezza dell’isola di Ischia che ha portato la famiglia Sciò ad investire nel golfo di Napoli. «Come gruppo Pellicano», ci dice «abbiamo voglia di portare qui sull’isola le nostre competenze, conoscenze e capacità. Vogliamo metterle a disposizione di tutti, a partire dagli altri albergatori perché solo facendo sistema possiamo fare crescere l’intera isola». «Non dobbiamo essere visti come i salvatori dell’isola. Ischia non deve essere salvata. Bisogna solo mettere a sistema tutto ciò che di bello e di buono che c’è», ci assicura. 

Partiamo dall’inizio. Com’è nata l’idea dell’acquisizione dell’hotel Mezzatorre? 

«Tra Ischia e Capri la differenza è nell’unicità e nell’autenticità. Ischia, in tutto e per tutto, anche nelle imperfezioni e nei difetti, è reale. Non è artefatta. Ed anche di questo ci siamo innamorati. Abbiamo voglia di fare, di farci trascinare dalla bellezza di questo territorio»

«Da alcuni anni circa la famiglia Sciò era alla ricerca della terza struttura da affiancare alle altre due del gruppo: Il Pellicano e La Posta Vecchia Hotel. Abbiamo visionato circa 50 progetti, ma nessuno ci convinceva fino in fondo. Poi sulla scrivania di Marie Louise Sciò è arrivato il progetto del Mezzatorre. Inizialmente non eravamo convinti che Ischia facesse al nostro caso. Ogni dubbio, però, è stato spazzato via appena abbiamo visto la struttura e conosciuto l’isola. Tutti ce ne siamo subito innamorati. E così siamo approdati sull’isola di Ischia»

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C’era invece chi scommetteva sull’approdo della famiglia Sciò a Capri 

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«Non ci piacciono le cose ovvie. Tutti pensavano che come gruppo saremmo approdati a Capri. Ma a noi piace Ischia. La verità è che siamo in una relazione d’amore perpetua con la bellezza. Siamo pignoli e non ci piace l’ovvio. Tra Ischia e Capri la differenza è nell’unicità e nell’autenticità. Ischia, in tutto e per tutto, anche nelle imperfezioni e nei difetti, è reale. Non è artefatta. Ed anche di questo ci siamo innamorati. Ai nostri ospiti avevamo l’esigenza di proporre una valida alternativa a Capri ed alla Costiera. Mete belle ma ormai ‘inflazionate’. Ischia, invece, è qualcosa di meno convenzionale. Una nuova destinazione tutta da esplorare. E poi per il nostro target americano ci ha aiutato tanto anche Elena Ferrante con la sua amica geniale». 

Dopo tre mesi di lavoro al Mezzatorre qual è il bilancio? 

«Positivo. Siamo nella fase della passione. L’unione tra la famiglia Sciò ed Ischia è davvero un atto d’amore. Forse anche per questo non riusciamo a vedere nulla di negativo. Abbiamo voglia di fare, di trascinare e farci trascinare dalla bellezza e dall’unicità di questo territorio»

Che cosa in assoluto le è piaciuto di Ischia? 

«Un terzo della nostra clientela è americana. Poi c’è una buona percentuale di italiani (circa il 15%) ed una buona fetta di mercato russo. Come azienda ci stiamo affacciando anche all’oriente partendo dall’India. Speriamo già che dalla prossima stagione potremo ospitare qui al Mezzatorre tanti turisti orientali»

«La molteplicità dell’offerta dell’isola. La prima volta che sono arrivato a Ischia pensavo che fosse un’isola ad altro connotato marino. Poi ho scoperto che questo è un territorio che ha una grande tradizione agricola e che offre davvero tante esperienze. Su quest’isola c’è mare, ma non solo. L’offerta prevede termalismo, trekking, arte, storia, cultura, gastronomia. Il tutto in 42 chilometri quadrati. Credo che nessun altro territorio al mondo possa offrire ciò»

Che cosa, invece, proprio non le va giù? 

«Alcuni atteggiamenti non riesco a comprenderli. In questi mesi non abbiamo ricevuto porte chiuse in faccia, ma abbiamo riscontrato un atteggiamento ‘difensivo’ nei confronti dell’isola. Da ottobre a febbraio, poi, Ischia si spegne. Ed è impensabile che un posto così con un clima mite e con un’offerta così variegata non riesca a fare turismo per tutto l’anno. Per dare un piccolo contributo a questa idea abbiamo deciso di restare aperti fino al 20 ottobre, prolungando un po’ la stagione. E poi c’è un’altra cosa che non mi piace: troppi ischitani tendono a parlare solo di ciò che non va sull’isola, dimenticando tutto ciò che di positivo c’è»

E lei come spiega questo atteggiamento? 

«Credo che sia assuefazione alla bellezza di quest’isola. Chi la vive ogni giorno non riesce più a vedere la meraviglia di questi luoghi e le potenzialità che hanno». 

Come vi siete posti nei confronti dei colleghi albergatori e degli ischitani? Ci sono grandi aspettative sul vostro lavoro. 

«Il nostro obiettivo è fare bene qui al Mezzatorre, esportare il brand Ischia nel mondo e far diventare quest’isola una nuova meta. Crediamo di poter fare da volano affinché anche altri imprenditori possano conoscere questa isola. Ma non siamo i salvatori dell’isola. Qui non c’è nulla da salvare. Bisogna solo far rete»

In che modo? 

«Da ottobre a febbraio Ischia si spegne. Ed è impensabile che un posto così con un clima mite e con un’offerta così variegata non riesca a fare turismo per tutto l’anno. Per dare un piccolo contributo a questa idea abbiamo deciso di restare aperti fino al 20 ottobre»

«Abbiamo promosso due incontri con i colleghi albergatori dell’isola per presentarci. E poi abbiamo incontrato anche Luca D’Ambra, il presidente della Federlaberghi. Con Maurizio Orlacchio, del San Montano abbiamo dato vita ad una collaborazione tecnica. Abbiamo messo in piedi un lavoro di condivisione di dati. Lo faremo anche con altre strutture. Per non la logica del ‘proprio orticello’ non esiste più. Bisogna pensare ad al mercato con una prospettiva diversa. Promuovendo la condivisione dei dati vogliamo fare in modo che Ischia sia appetibile anche ad altri investitori»

Qual è il progetto nel prossimo futuro per il Mezzatorre? 

«Il restauro dell’hotel è parte di un ampio progetto che durerà cinque anni, ma siamo orgogliosi di quello che siamo riusciti a fare fino ad oggi, grazie a un team molto affiatato. Abbiamo voluto mantenere intatto lo stile dell’hotel, rispettando la sua storia e il forte legame con il territorio. Un territorio per noi inesplorato ma che abbiamo imparato a conoscere in questi mesi e del quale ci siamo innamorati. Il “nuovo” Mezzatorre, riflette lo spirito dell’isola e nel design dei nuovi elementi si può trovare il file rouge che unisce tutte le proprietà del gruppo Pellicano Hotels, sofisticato, senza tempo e mai ovvio. La struttura non aveva bisogno di grandi modifiche. È fantastica così com’è. Abbiamo messo solo la firma della nostra catena alberghiera portando il nostro stile mediterraneo e locale. Chi viene al Mezzatorre deve stare bene come a casa propria. Questa è la nostra mission. In questa prima fase abbiamo provveduto ad un restyling del ristorante, nella parte degli arredi, così come delle camere. Interventi anche all’interno della spa e dell’area benessere. Nei prossimi anni ci inoltreremo nel bosco. C’è tanto da lavorare».  

Da anni c’è un dibattito costante in tema di turismo, qualità o quantità? 

«Credo che non bisogna inseguire la politica di “un euro in meno”. È sbagliato. Pur pensandola così non condanno il piccolo imprenditore che ha necessità di riempire tutte le stanze. Non dobbiamo dimenticare che essere ospitale ed ospitante, al di là della stella della struttura, è una missione e bisogna farlo sempre con dignità. Su questo tema Ischia è rimasta un po’ indietro. Anni fa Capri ha deciso di rivolgersi ad un determinato target e su questo hanno lavorato tutti dagli amministratori agli albergatori. Ischia, invece, non ha ancora una propria identità precisa. Credo che questo sia un limite dell’isola frutto anche della frammentazione che non ha permesso di dar vita ad un’identità comune»

Quante persone lavorano nel nuovo Mezzatorre? 

«La nostra famiglia è composta da 88 persone che lavorano in questa struttura. Abbiamo aumentato il numero del personale rispetto a quando siamo arrivati. Crediamo molto in coloro che lavorano con noi. Rappresentano la nostra forza. Il 93% delle persone che lavorano al Mezzatorre sono ischitane. Per noi è una cosa ovvia. In quanto premiamo la professionalità e crediamo nella persona. E qui al Mezzatorre abbiamo trovato delle ottime persone. Non siamo perfetti, ma perfettibili. E le nostre risorse umane rappresentano davvero la nostra forza».  

A quale pubblico vi rivolgete? 

«Credo che non bisogna inseguire la politica di “un euro in meno”. Non condanno il piccolo imprenditore che ha necessità di riempire tutte le stanze. Non dobbiamo dimenticare che essere ospitale ed ospitante è una missione e bisogna farlo sempre con dignità. Su questo tema Ischia è rimasta un po’ indietro»

«Un terzo della nostra clientela è americana. Poi c’è una buona percentuale di italiani (circa il 15%) ed una buona fetta di mercato russo. Come azienda ci stiamo affacciando anche all’oriente partendo dall’India. Speriamo già che dalla prossima stagione potremo ospitare qui al Mezzatorre tanti turisti orientali»

Che cosa dicono gli ospiti quando vengono sull’isola? 

«L’impatto, purtroppo, non è sempre dei migliori. Partire dal molo Beverello a Napoli ed arrivare in uno dei porti dell’isola non è sempre un’esperienza positiva per i nostri ospiti. In alcuni casi c’è stato un impatto traumatico. Con il nostro brand facciamo delle promesse ai nostri clienti e tradire le loro aspettative è davvero molto facile. Ma quando arrivano nella nostra struttura, facciamo loro conoscere l’isola e facciamo loro conoscere la gastronomia che è basata sui prodotti dell’isola, tutti dimenticano l’impatto con i porti»

Qual è l’obiettivo della famiglia Sciò e del gruppo Pellicano qui ad Ischia? 

«Il nostro obiettivo più ambizioso è far diventare il Mezzatorre un’icona dell’ospitalità, dando nuovo risalto anche a Ischia come destinazione. Il nostro obiettivo è portare sull’isola il bello. Non che manchi, ma vogliamo portarne ancora di più. E poi vogliamo portare visibilità internazionale a questa magnifica isola e alla nostra struttura che è davvero fantastica. Lo faremo attraverso la nostra clientela internazionale e con il nostro nome»

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