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Ischia alla Fiera di Londra, Federalberghi: «Un’occasione preziosa»

Gianluca Castagna | IschiaIschia goes to London. Bilancio positivo della partecipazione ischitana a Londra, dal 7 al 9 novembre, in occasione del World Trade Market, evento leader mondiale nel settore viaggi: un’opportunità per realizzare incontri, avviare contatti, prendere accordi, ritagliarsi un posto al sole in Campania, al secondo posto tra le regioni italiane scelte dai britannici per le loro vacanze.
La fiera londinese è una tappa di promozione fondamentale, da sempre ‘bussola’ delle tendenze della successiva annata turistica, appuntamento che, oltre al business, offre agli operatori la possibilità di aggiornarsi sugli sviluppi del turismo internazionale. «Puntiamo – ha detto l’Assessore al Turismo della Regione Campania Corrado Matera – a far conoscere ai tanti visitatori dei nostri grandi attrattori, come Pompei, Capri, Sorrento, la Reggia di Caserta e Napoli, anche le tante realtà più piccole. Una terra del bello e del buono».
Se la Costiera Amalfitana resta dunque la regina incontrastata nei cuori british, l’isola d’Ischia punta invece a confermare nel 2017 l’appeal crescente sul mercato britannico. Ce lo conferma Ermando Mennella, presidente Federalberghi Ischia, parlando di incrementi in percentuali a due cifre e delle straordinarie potenzialità che l’Isola Verde dovrebbe afferrare perché parte integrante di un territorio unico al mondo, assai amato dagli inglesi.
Cosa cercano, cosa ci chiedono di cambiare, perché è diventato indispensabile intercettare un segmento turistico che abbiamo trascurato per troppo tempo.

Foto principalePerché Federalberghi Ischia ha deciso di partecipare al World Trade Market di Londra?
«E’ una tappa essenziale per la promozione di una destinazione turistica sul mercato anglosassone. Non è la prima volta che Federalberghi Ischia è presente a questo mercato: l’obiettivo è consolidare la presenza di turisti inglesi sul nostro territorio. Segnali positivi già ci sono, anche per via di una situazione socioeconomica che ci ha decisamente avvantaggiato»,
Qual è stato, durante il calendario delle manifestazioni fieristiche, l’appuntamento o la discussione più interessante per rafforzare la presenza o il flusso di turisti inglesi verso la Campania in generale, e Ischia in particolare?
«L’incontro con gli operatori britannici è stato molto soddisfacente e ci induce a un forte ottimismo. Alcuni conoscevano già Ischia, altri hanno apprezzato il programma di eventi per il 2017 presentato dalla Regione Campania dove anche la nostra isola gioca le sue carte. Anzi, ringrazio l’assessore alla Cultura di Lacco Ameno Cecilia Prota per aver dato la disponibilità di Villa Arbusto a una serie di iniziative, come Campania By Night, che inseriscono l’isola in un circuito di luoghi d’arte della regione, sede di manifestazioni culturali illustrate con successo all’Istituto italiano di cultura a Londra. La cultura esercita da sempre un forte traino per il mercato turistico. Le bellezze e le strutture possono esserci dovunque, ciò che conta sono una buona ospitalità e il contenuto che il territorio determina. Quello della provincia di Napoli è un unicum che soddisfa Ischia come le altre destinazioni turistiche. La Mortella, poi, resta un attrattore formidabile del nostro territorio, con un grosso impatto sugli inglesi».
Campania by night è stata un’iniziativa accolta tiepidamente.
«L’anno scorso è partita tardi, di conseguenza anche la comunicazione è arrivata tardi alle strutture. Insisto: l’ospite ha il diritto ad avere un’informazione quanto più tempestiva, corretta e completa possibile. E’ un appello alle agenzie e alle portinerie degli alberghi, dove talvolta registro delle pecche spiacevoli: il cliente viene informato solo laddove c’è un guadagno del titolare o del portiere. Un aspetto assai negativo che va contrastato».
Sei soddisfatto di come sono state rappresentate Ischia e la regione Campania alla fiera di Londra?
«Essere riusciti a presentare un programma con tutte le iniziative culturali della Regione è già un passo avanti verso una progettualità più solida. Continuare a pensare che Ischia possa reggere da sola la competizione sul mercato internazionale è sbagliato. Ben vengano, ad esempio, le possibilità di fruire degli spettacoli del Teatro San Carlo a Napoli in pomeridiana, in modo da dare ai nostri ospiti, la possibilità di tornare sull’isola in serata. Ben vengano ancora le iniziative messe in campo dall’offerta museale del territorio, illustrate grazie alla presenza a Londra di Sylvain Bellenger, direttore del Museo di Capodimonte a Napoli. Si tratta di attrattori formidabili che contribuiscono in maniera essenziale alla promozione e la vendita del nostro prodotto. Lo ripeto: per me il territorio non è più solo Ischia ma tutto quello che c’è intorno. Siamo parte integrante di un territorio che è unico al mondo. Prendere consapevolezza che ne facciamo parte significa avvantaggiarci di possibilità straordinarie legate all’intera area. Naturalmente, da parte nostra, è necessario lavorare con professionalità. Basta pressapochismi e improvvisazione. L’isola d’Ischia è una destinazione turistica matura, abbiamo tutte le condizioni per svolgere questo ruolo in maniera seria, affidabile, credibile».

Nella foto, da sinistra, Costanzo Iaccarino (Presidente Regionale Federalberghi), Ermando Mennella (Presidente Federalberghi Ischia), Corrado Matera, (Assessore al Turismo Regione Campania (foto secondaria)Chi erano gli amministratori del territorio presenti a Londra? Sono interlocutori richiesti oppure no?
«Penso che la vicinanza di un’amministrazione faccia bene alla località che si vuole promuovere sul mercato internazionale. Il sindaco di Sorrento, ad esempio, è sempre presente alle iniziative della Federalberghi Sorrento su Londra. Dobbiamo pensare unitariamente, non è più il tempo di presentarsi a questi appuntamenti in ordine sparso, ognuno a promuovere il proprio orticello. A Londra c’era il sindaco di Ischia Giosi Ferrandino, la sua presenza è stata positiva. Gli altri? Forse non percepiscono il valore turistico dell’isola d’Ischia sul mercato inglese. Come associazione di categoria, insieme all’Ascom avevamo proposto l’unificazione della tassa di soggiorno per destinare il 10% alla promozione e altre iniziative congiunte. Senza successo: mi pare che, rispetto ai primi tempi, si sia perso quello slancio unitario per esigenze di becero cortile».
Di che numeri possiamo parlare a proposito di turisti inglesi sull’isola d’Ischia?.
«Numeri affatto trascurabili in un trend di crescita. Percentuali a due cifre. A fine stagione abbiamo incrementato di oltre il 20% rispetto all’anno scorso. Il dato di giugno segnava addirittura un +30%. Fermo restando che parliamo di circa 60.000 presenze, non sono grandi cifre, ma il trend di crescita è degno della massima attenzione. La presenza di Federalberghi Ischia a Londra cerca di capitalizzare e aumentare questo flusso. Abbiamo decise congiunte con Sorrento, per proporci insieme in un mercato che ritengo importante come fatturato e come presenze».
Al di là delle questioni geopolitiche che infiammano il Mediterraneo, quali sono le altre ragioni che hanno determinato una crescita del flusso di turisti britannici verso l’isola d’Ischia?
«La Regione Campania è la seconda regione in Italia come presenze inglese, un milione solo nella costiera. Il merito è anche di quegli imprenditori del turismo che hanno deciso di puntare su questo mercato. Presto a Sant’Angelo un gruppo alberghiero brandizzerà la propria struttura con il marchio Sensimar, assai familiare al turismo britannico. Tutto questo pagherà. Rivolgersi al mercato internazionale è una scelta vincente. E’ quello che stanno facendo realtà come il Continental Mare, il Mezzatorre, il San Montano, l’Excelsior. Sono attenzioni che danno risultati, prima o poi. Anche il ruolo della stampa specializzata è stato importante: ricordiamoci che per Travel + Leisure, Ischia è l’isola più bella d’Europa. La terza più bella al mondo. Scrivono “meno affollata della vicina Capri” e con “un sistema di accoglienza moderno basato sul benessere del corpo e della mente”».

Foto quintaQuesta considerazione ci porta al termalismo, settore non adeguatamente compreso
.
«La svalutazione del turismo termale rappresenta un elemento che distorce il mercato. Svendere il soggiorno contando su quello che lo Stato ti riconosce con l’impegnativa sanitaria non è certo una soluzione che valorizza l’isola e le terme, che sono un plus e come tale vanno considerate. Non certo come un elemento per ottenere uno sconto. Purtroppo oggi è così».
Quali problemi vi chiedono di risolvere gli operatori inglesi? Dove vi chiedono di intervenire con più solerzia?
«La fruibilità del territorio è il nodo centrale. Non lo richiedono solo gli inglesi, del resto, ma tutti. Collegamenti marittimi e terrestri. Ci chiedono mezzi comodi, sicuri, economici. Poi sta al turista scegliere come vuole muoversi, se in elicottero o prendendo i mezzi pubblici. Se continuiamo con questo andazzo, tra Eavbus e Circumvesuviana, non andremo da nessuna parte. Anzi, saremo fortemente penalizzati proprio da quel turista che, indipendentemente dal budget, sceglie di usare i mezzi pubblici. Com’è abituato a fare a casa sua. Questa libertà di scelta va garantita all’ospite già a Capodichino. Siamo riusciti come associazione di categoria a ottenere, ad esempio, che la fermata dello Shuttle da Capodichino, sia quella a Molo Beverello, davanti alle biglietterie. Spero presto di poter ottenere una fermata anche a Calata Porta di Massa. La questione dei collegamenti è un elemento di criticità da risolvere a ogni costo».

Qual è l’amministrazione isolana che durante la stagione turistica appena terminata ha lavorato meglio e quella che invece ha lasciato più a desiderare?
«Hanno lasciato a desiderare un po’ tutte»
Che risposta ecumenica..
«Un’amministrazione che deve fare di più e meglio è quella di Forio. Bisogna risolvere la situazione del parcheggio dei mezzi della spazzatura e dei compattatori che si trovano sul lungomare di Citara e Cava dell’Isola. Uno scempio che non si addice a nessuna località turistica degna di questo nome».
La presentazione delle iiniziative culturali all'Istituto Italiano di Cultura a Londra (foto sesta)Chi ti ha sorpreso positivamente?
«Il comune di Serrara Fontana. E quello di Lacco Ameno, che ha investito molto in cultura. Un aspetto positivo per il turismo. Tutte le amministrazioni dovrebbero capire che viviamo di questo».
Non l’hanno capito?
«Me lo chiedo sempre più spesso».
Turismo diportistico: durante l’estate si è parlato molto di un progetto a Ischia Ponte. E’ proprio necessario questo gigantismo diportistico? Non sarebbe il caso di riqualificare i porti liberandoli dal traffico pesante?
«Partirei dal presupposto che sull’isola, di porti, ce ne sono già abbastanza. Migliorare qualche approdo non sarebbe una cattiva idea. L’errore è ragionare in termini di singoli comuni. Perché, tanto per fare un esempio, il divo americano Will Smith è stato a Ischia e non a Lacco Ameno. Per me è quell’attore ha scelto l’isola d’Ischia. Se poi ognuno vuole un mega yacht di fronte casa sua, allora si facciano porti dappertutto, pure ai Maronti».
Siamo a fine stagione. Quanti alberghi rimarranno aperti durante l’inverno?
«Una decina su centoundici».
Ma allora hanno ragione coloro che accusano gli albergatori di essere i primi ad affossare la destagionalizzazione.
«Facciamo quel che il mercato offre. Non siamo adeguati per garantire una stagionalità anche d’inverno. Un esempio banale: a parte Serrara Fontana, non abbiamo pensiline alle fermate dove potersi riparare in caso di pioggia. Certo, qualcosa si può fare: perché non invitiamo i parchi termali a stare aperti anche d’inverno con agevolazioni in termini di contributi, riduzione oneri della spazzatura e Imu? A turno, e insieme, si può lavorare per allungare la stagione. Le terme si possono fare anche d’inverno. Si veda il caso di Saturnia.
Questa pigrizia imprenditoriale c’è o non c’è?
«Un po’ c’è. Ma iniziamo a consolidare la stagione classica, che perde colpi all’inizio con il mese di aprile assai deludente. Lavorare a macchia di leopardo non paga. L’azienda deve produrre ricchezza; se produce perdite, meglio stia chiusa».

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