LE OPINIONI

IL COMMENTO Serena Stabile e il progetto Ischia

DI LUIGI DELLA MONICA

Cari lettori, sulla scorta della festività patronale di Napoli, ho scoperto che Serena Stabile la poliedrica artista napoletana, per il San Gennaro’s Day approda negli States con il compito di far rivivere la testimonianza della unicità mediatica della lingua napoletana nel Mondo. A cosa giova citare questa personalità? Presto detto. Mi ha contattato, perché in vacanza quest’estate 2023 leggendo un mio articolo, quello sul Salento ed i Boomdabash, ha raccolto idealmente l’invito a creare un pezzo, una rivisitazione musicale, una canzone, un’arietta che abbia Ischia come protagonista. Chissà, forse l’anno prossimo invece che “questa non è Ibiza”, come cantavano i “kolors” , sentiremo da Serena Stabile, nel 2024: “questa non è Ischia”…

Un dato di fatto è che un coacervo di termini greci, latini, spagnoli, francesi, arabi, dotati di una metrica armoniosa e melodiosa, costituisce il napoletano, un idioma complesso, ma allo stesso tempo di facile pronuncia ed intellegibilità anche per le persone non istruite, oltre che fonte di immensa cultura per chi invece ha potuto approfondire la conoscenza enciclopedica ed onnicomprensiva. Re Ferdinando di Borbone, il figlio di Carlo III che divenuto re di Spagna nella seconda metà del settecento lascia a malincuore la sua capitale arricchita di palazzi e siti culturali (Museo Nazionale, Reggia di Caserta, Pio Ospizio dei Poveri, a titolo esemplificativo ma non esaustivo), si guadagna immeritatamente il titolo di lazzarone, perché colpevole di aver contrastato il “De vulgari eloquentia” del Sommo Poeta, adottando il napoletano come lingua ufficiale.

La storia ci conduce ad Enrico Caruso, un garzone di bottega che aveva una voce formidabile, originario del quartiere Stella, proprio come Serena Stabile, il quale nella seconda metà dell’ottocento propaganda la conoscenza nel Mondo della lingua napoletana, come alternativa al latino, al tedesco, all’italiano, al greco antico nella dimensione dell’arte canora. Il Metropolitan di New York, Buenos Aires, San Pietroburgo, Parigi, Londra, Vienna odono una fragorosa ed imperiosa voce che declama melodie oniriche ed accattivanti delle emozioni e delle pulsioni degli spettatori. Nella seconda metà del novecento, precisamente negli anni’50 dopo la seconda guerra mondiale si costituisce il festival della canzone napoletana, per implementare la produzione artistica ed il talento dei cantanti e cantautori napoletani, ma il dilagare del rock, della disco music determina il lento declino di gusti musicali del pubblico, abituato a godere dei vinili di Enrico Caruso e dei successivi bravissimi Ernesto padre e figlio Roberto Murolo, Sergio Bruni, dei testi di E.A. Mario, per citarne fra i migliori. Sulla scia di questi artisti la lingua napoletana, però, non si spegne, non passa di moda, ma viene rivisitata dal jazz e dal rock and roll di Renato Carosone e conosce il blues di Pino Daniele, le percussioni di Tullio de Piscopo, i ritmi di Enzo Avitabile e la genialità del nato Ciro, nato nero a metà, del più grande dei sassofonisti mondiali, James Senese.

Serena, il primo soprano ad esportare la canzone napoletana negli U.S.A. dopo Mario Merola e Mario Da Vinci, padre di Sal, questi ultimi due noti frequentatori di Ischia, si porta questo fardello, imbraccia lo zaino della cultura napoletana di 3.000 anni, per conquistare i cuori degli americani. Ma diamo uno sguardo breve al cursus honorum di Serena. Inizia i suoi studi musicali all’età di quattordici anni sotto la guida di Mons. M° Vincenzo De Gregorio, laureata in Canto e “Canto e Coralità, musica da Camera, Sinfonico-Corale e Teatrale”. Parla tre lingue (inglese, francese e spagnolo) e presso il Conservatorio di Napoli ricopre la carica di consigliere accademico e di consigliere d’amministrazione. Vince diversi concorsiartistici 1° Premio Assoluto del 13° Concorso Nazionale di Musica “Città di Bacoli” e per la sezione classica, la Prima edizione del Musicasoria Festival 2010. Interpreta diversi ruoli operistici in Italia e all’estero, tra cui quello di Serpina della Serva padrona di G.B.Pergolesi e Alina Regina di Golconda di Donizetti. Nel 2010 il debutto al Teatro di San Carlo di Napoli nell’opera originale, in prima esecuzione“Litanie per la scandalosa e la magnifica Inno a Iside” del M° Roberto De Simone. Nel 2012 canta per l’ inaugurazione di Sky Arte HD nell’ “Opera per Cantalupo”. Si occupa della direzione di diverse corali tra cui nel 2009 e nel 2017 del Coro Polifonico Hippokrimdell’Università “l’Orientale” di Napoli. Autrice e produttrice con lo spettacolo di Teatro, Danza e Musica: “Lasciati Amar… la storiadell’Umanità alla ricerca del Vero, dell’Amore e dell’Equilibrio” nel 2009, successivamente nel 2011 scrive, interpreta e dirige il dramma liturgico “Segui la Luce” ispirato al popolo del Borgo dei Vergini della città di Napoli al tempo della Passione di Cristo. Nel 2014 è regista della “Serva Padrona” di Pergolesi presso il Museo Diocesano di Napoli ed ancora nel 2017 è sempre autrice, regista ed interprete dello spettacolo di teatro e musica “Sogno d’artista”; Nel 2019 “Suggestioni Lunari”, opera di teatro ,danza e musica, ideata e messa in scena in occasione dei cinquant’anni dallo sbarco sulla luna.  Nella qualità di attrice televisiva ha illustrato e raccontato la città di Napoli per la radio-televisione svizzera. Dal 2020 ricopre il ruolo di direttore artistico per la Martucci Academy A.P.S. Forma Menti Libere e Luminose. 

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Il Maestro Serena Stabile attua progetti di recupero giovanile ed è mamma di due meravigliosi gemelli, ma nel suo viaggio oltreoceano si troverà nell’imbarazzo, temporaneo ma sicuramente pregnante, di doversi presentare come ambasciatrice di quella musica napoletana, che è stata spenta nel cuore e nella dignità della giovane vita spezzata di Giovanbattista Cutolo. Certamente il suo successo annunciato ed incontrastabile dovrà rispondere alla domanda scomoda di qualche giornalista sulla morte del suo giovane collega, per futili motivi. Serena, provenendo dal quartiere più antico, ma più tristemente famoso negli anni 80’ per le faide di camorra, conosce bene questa doppia faccia della città, che certamente non giustifica il gesto, perché Napoli deve alzare la testa ed emarginare questi vermi striscianti che sporcano la fama e l’orgoglio di 3000 anni di storia, ma bisogna mostrare al Mondo intero che, a poco, a poco, la identità di questo luogo di amore e cultura, di orgoglio e compostezza, prevarrà su ogni bestialità e barbarie. Serena Stabile dimostrerà che per rendere famosa Napoli, non serve una fiction come “Gomorra o Mare Fuori”, ma soltanto la autentica, pura e genuina musica napoletana. Appena tornata dall’America si dedicherà anima e cuore al progetto e spero che l’isola verde la accoglierà con la sua unica ed incomparabile ospitalità.

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