CRONACA

Lo garantisce Giovanni Capizzi, il “Signore dell Acque” «Terme sicure col bollino»

di Danilo Volpe

Un bollino azzurro per il turismo termale, le spa, i centri benessere, e non solo “Stanno distruggendo Il nuoto, la pallanuoto, tutti gli sport acquatici ma in pochi pensano a piscine termali, dei grandi e piccoli hotel, dei centri benessere: in Italia stanno soffrendo anche molti innocenti, con ripercussioni economiche notevolissime forse irrecuperabili. E la cosa grave, ribadisco grave, che pochi sono stati a mio parere gli studi approfonditi per determinare misure così severe”.

TERME

Il signore sì che se ne intende. Lo chiamano il “Signore delle Acque”, è Giovani Capizzi, casertano di Mondragone, imprenditore di successo da decenni ma diventato famoso quando la sua azienda, la C.A.G. Chemical, fu chiamata a intervenire durante le Olimpiadi di Rio de Janeiro, nel 2016, per riportare alla limpidezza l’acqua della piscina dei tuffi dei Giochi brasiliani diventata inspiegabilmente verde. Quelle foto, del prima e del dopo l’intervento di Capizzi, dal verde torpido all’azzurro limpido, hanno fatto il giro del mondo, diventando un successo del Made in Italy. Ma come certificare che una piscina è assolutamente covid free? Accarezzandosi la barba un tempo più folta, l’ingegnere che ha reso pulite le acque del fossato del Cremlino dove passa il rame, il fiume, le fontane dei grandi musei napoletani vittime di batteri, Capizzi sorride: “questo covid free è un certificato che noi non possiamo rilasciare ma di sicuro un bollino di sicurezza come accade nel Tirolo, in Austria e in Australia sì. Cag Chemical ha brevettato un prodotto per le piscine che porta il livello di affidabilità fino al 94 per cento. Si chiama Ale9: antimicotico, anti candida, difende dalle otiti, si innesca nel tempo e mantiene un’affidabilità costante. Le piscine sono luoghi salubri, controllati, a numero chiuso. Non è giusto siano chiuse, mentre altre attività sono aperte. Spero che il nostro impegno sia di valido supporto alle battaglie che le istituzioni sportive e il Coni stanno facendo per riaprire gli impianti al più presto e nella massima sicurezza, così come il CTS per strutture come grandi alberghi pur rimasti aperti ma senza spa, senza centro benessere, un’assurdità.

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I lunghi mesi di zone rosse, arancioni, di lockdown, in stagioni olimpiche così importanti come questa in corso. Al centro dell’attenzione sono finite le piscine italiane, luoghi simbolo del nostro sport, luoghi in cui l’Italia costruisce da sempre memorabili vittorie, trionfi indimenticabili e, soprattutto, cresce generazioni di ragazzi e ragazze in modo sano. Da mesi c’è una battaglia in corso, purtroppo non vinta, per evidenziare come proprio le piscine italiane siano ambienti non a rischio in tema di pandemia e quindi da non tenere chiuse.

“Le piscine intese come vasche sono luoghi salubri, igienizzati continuamente per tenere acque pulite, dove il rischio Covid è praticamente inesistente – spiega Capizzi -. Il problema vero è stato ed è tuttora come arrivare ai luoghi come le piscine. Una questione simile a quella delle scuole; sono stati i milioni di spostamenti di genitori e figli in Italia, nell’autunno scorso, tra bus e metro, a creare i presupposti perché la pandemia riprendesse forza in Italia, non certo le scuole con le proprie aule igienizzate e sicure. Ecco, nel caso dei ragazzi e dei semplici amatori che praticano le discipline acquatiche si è pensato ci fosse lo stesso problema, arrivando così alla chiusura. Non è così: in piscina quasi sempre si va con motorini e auto private, riducendo i rischi di contagio a percentuali bassissime”.

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La fase critica, cioè l’arrivo in piscina è decisamente controllabile. Fatemi dire che tra l’altro le piscine hanno numeri chiusi in termini di praticanti, numeri rigorosi e rispettatissimi. Non si nuota in cento in una corsia per fare allenamento, non sarebbe possibile. Anzi. Si è in pochi a nuotare, pochissimi e non c’è contatto. Rischi zero. E lo stesso vale per i centri termali, dove addirittura per riservatezza mai neppure nei tempi d’oro ho riscontrato assembramenti. Ora creare un danno così a strutture che hanno tutte le potenzialità per essere sicure mi sembra assurdo. Le piscine chiuse rappresentano un enorme paradosso non solo per gli atleti ma anche per imprenditori di località dove il turismo del benessere o comunque sanitario è risorsa per tanti”. L’intervista avviene alla piscina Scandone di Napoli dove l’ingegner Gianni Capizzi ha rimesso in funzione prima dell’Universiade del 2019 un filtro di 57 anni. C’era sabbia incrostata, eppure con l’innesto del liquido giusto eccolo ripartire e funzionare. “Il commissario Aru ingegner De Martino e il presidente regionale Coni Roncelli hanno addirittura portato in visita esponenti del mondo del nuoto e della pallanuoto come si fa quando c’è un reperto museale da ammirare”. Cuffia e occhialini? A Quando?

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