CRONACAPRIMO PIANO

Lo storico chiosco della Mandra dovrà essere demolito

Ha rappresentato per decenni una sorta di icona di Ischia, un simbolo in particolare della Mandra: ma adesso arriva l’ordinanza choc per la struttura ubicata nei pressi dell’ex carcere

Mano pesante del Comune d’Ischia che – attraverso l’ufficio tecnico e per il tramite del suo responsabile Franco Fermo – ha emesso un’ordinanza di demolizione e ripristino dello stato dei luoghi (la n. 38). Nel mirino del palazzo municipale di via Iasolino è finita la signora Maria Di Leva per una vicenda alquanto controversa. Che però va a colpire uno dei simboli della nostra isola e ci riferiamo al chiosco bar ubicato nella piazzola a pochi passi dalla spiaggia della Mandra, praticamente confinante con il vecchio carcere del Molino.

Secondo quanto si legge nell’atto, lo scorso 9 marzo è stato effettuato un accertamento tecnico i cui esiti e contenuti vengono richiamati nella parte iniziale dell’ordinanza nella quale si legge: “… a partire dal 1983 (ditta Di Leva Vincenzo) e poi dal 1990 veniva assentita alla signora Di Leva Maria, titolare di esercizio commerciale, la concessione temporanea di suolo pubblico di mq 50 nel piazzale antistante l’ex carcere mandamentale, per il periodo dal 15 giugno al 15 settembre, tacitamente rinnovabile di anno in anno per ugual periodo e per la installazione di un chiosco bar a carattere stagionale e da smontare al termine del periodo concesso. In data 3 maggio 2018 la signora Di Leva Maria concedeva a titolo di affitto al sig. Iacono Marco l’azienda commerciale in Ischia alla via Spiaggia dei Pescatori n. 88 sotto l’insegna Bar Lilli, avente ad oggetto l’attività del predetto chiosco bar”.

Un accertamento tecnico eseguito lo scorso 9 marzo ha portato alla luce che una serie di manufatti sono completamente abusivi: alla titolare concessi trenta giorni di tempo per il ripristino dello stato dei luoghi. Il provvedimento è stato firmato dal responsabile di settore Franco Fermo

Nel passaggio successivo, relativamente al sopralluogo di due settimane orsono, si legge che “alla presenza dell’affittuario sig. Iacono Marco ha evidenziato la presenza del chiosco ancora in situ, con ingombro planimetrico maggiore di quello riportato nella concessione di suolo pubblico anzidetta. Trattasi di un manufatto in legno, occupante una superficie di mq 13.10 per un’altezza interna variabile, a partire dal piazzale, da m 2.20 a 2.15”. Ma non è tutto perché la relazione prosegue in maniera drammaticamente precisa: “La copertura aggetta su due lati mediamente per cm 35. Anteriormente al chiosco vi è una tettoina in plastica di mq 5.60 aderente ad una tenda su supporti metallici per una superficie di 21.10 mq circa. Il tutto si una superficie di mq 40 circa. Il chiosco internamente si articola in una zona bar e due ridottissimi wc di cui uno con porta di ingresso dall’esterno ed è provvisto di impianto elettrico, idrico e sistema di smaltimento interrato con recapito in pubblica fognatura. Il calpestio del chiosco è pavimentato con piastrelle e massetto sottostante, mentre il piazzale è pavimentato con basolato. I descritti manufatti, ad eccezione del sistema di smaltimento interrato, sono privi di titolo edilizio e pertanto sono da considerarsi abusivi…”.

L’ultima frase suona come una sentenza inappellabile, giacchè lo storico chiosco ubicato in una posizione davvero incantevole sarebbe da considerarsi assolutamente “fuorilegge”. Un concetto che induce il responsabile del SUE (Sportello Unico per l’Edilizia) a diffidare e ordinare alla signora Maria Di Leva “la demolizione degli abusi descritti in premessa e il ripristino dello stato dei luoghi originari entro e non oltre il termine di trenta giorni decorrenti dalla notifica della presente ordinanza”. Nella quale, per inciso, viene anche specificato che il materiale di risulta debba essere trasportato presso un sito autorizzato allo smaltimento a cura e spese della stessa Di Leva. Il provvedimento è stato notificato al comando di polizia locale, alla giunta regionale della Campania (Demanio), alla Procura della Repubblica di Napoli, alla Compagnia dei Carabinieri di Ischia, al Commissariato di Polizia di Ischia ed alla Soprintendenza Archeologica Beni Ambientali e Paesaggio. Per gli adempimenti di rito l’ordinanza è stata trasmessa anche ad Evi, Eenel Telecom e Asl. Insomma, ai proprietari della struttura non resta che adeguarsi anche in effetti un’altra strada è ancora percorribile. Avverso il provvedimento firmato da Franco Fermo, infatti, sarà possibile presentare ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale della Campania entro sessanta giorni o al capo dello Stato entro 120. Se l’eventuale azione giudiziaria non dovesse sortire i frutti sperati, scomparirebbe un’attività che ha rappresentato in ogni caso un pezzo di storia di Ischia.

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