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Luciano, lo scrittore passionario

Luciano Di Meglio, sposato,  quattro figli, massaggiatore, autore di diversi libri, scrittore per passione. Nasce a Ischia da padre pescatore che poi si imbarca su navi mercantili e gira il mondo. Da sempre impegnato nel mondo del volontariato, delle varie associazioni e della cooperazione sociale. Fratello minore del più scomodo Domenico, direttore per anni di questo quotidiano, giornalista libero, coraggioso e generoso; con la capacità di indignarsi per ingiustizie piccole e grandi e con la voglia di combattere per i più deboli. Giornalisti che, purtroppo, non esistono più, e soprattutto di una  professionalità di un mestiere che sull’isola va scomparendo.

Luciano ha 44 anni di esperienza ed è considerato uno dei migliori massaggiatori dell’isola. Ideatore e fondatore, insieme ad un gruppo di amici uniti dalla passione per il mondo della marineria, del Museo del Mare, inaugurato nel 1996 ospitato nel palazzo settecentesco denominato “Palazzo dell’Orologico”, situato nel centro storico di Ischia Ponte.  Costretto a lasciare la direzione del Museo per “dissidi” con i “capi” dell’allora amministrazione comunale di Ischia.

Oggi lo incontriamo come scrittore, autore di “Canta Capòne ca Natale pure vene”, un libro che ha deciso di non mettere in vendita: «se un libro di Oriana Fallaci costa € 4,90 non posso mettere un prezzo al mio libro», scrive nell’ultima di copertina.

 

Come è cominciata questa sua passione a scrivere?

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«In maniera del tutto fortuita. Grazie al Museo del Mare. Feci una ricerca sui pescatori che durò qualche settimana. Un amico dopo averla letta mi chiese di ampliarla, di approfondirla. Durante la mia ricerca mi trovai un racconto tra le mani.  Leggendo, sfogliando, scorrendo con gli occhi sono entrato in un vortice. Più leggevo, più mi incuriosivo, avevo voglia di andare avanti e di scoprire il seguito.  Sono rimasto sorprendentemente colpito dalla ricerca. Ecco, così è nata la mia voglia di scrivere».

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Nei suoi  racconti, ci sono luoghi, personaggi o fatti realmente accaduti?

«Diciamo che ogni romanzo, ogni racconto, ogni libro se pur di fantasia,  prende comunque spunto da qualcosa che rimacopertina libro luciano di meglione scolpito nella mia memoria. Può essere un fatto di cronaca, una storia d’amore o le vicende storiche, che dovrebbero insegnarci tante cose ma che in realtà vengono noiosamente studiate a scuola e poi messe da parte. “Canta Capòne ca Natale pure vene” è il titolo del libro che narra in due racconti personaggi che sono in qualche modo lo specchio di ciò che capita alle persone buone, alle persone altruiste, a chi si scontra con i prepotenti e i prevaricatori».

 

Due storie, due narrazioni che hanno il filo conduttore della sopraffazione?

«Il primo racconto è un elogio ai cosiddetti “fessi”, alle persone deboli, a chi riceve soprusi, a chi viene prevaricato dai prepotenti,  quelle persone che con la loro bontà e con il loro altruismo permettono agli arroganti  di fare i propri comodi.

Il secondo racconto è la storia di un personaggio ischitano, un pacifista, un uomo che non ama la violenza ma che viene obbligato a partecipare alla guerra in Spagna e che poi viene fatto prigioniero dagli americani. Dopo tante disavventure quest’uomo incontra finalmente l’amore e, insieme alla sua donna, si trasferiscono in Israele.  Qui, però, accade l’imprevedibile».

 

Nell’ultimo lavoro editoriale scrive:«In ogni persona perbene c’è un “Masaniello” sempre pronto ad esplodere». Ci faccia capire meglio.

«In molte occasioni quanto vediamo un sopruso vogliamo ribellarci, vogliamo opporci perché non accettiamo questo prevaricazione, questa prepotenza. Chi manifesta  contro l’arroganza, l’abuso di potere, la sopraffazione è un Masaniello».

 

I nostri 4 “Masanielli” ischitani

«Sicuramente Carmine Bernardo in primis e poi  Ciro Ferrandino, Luciano Venia e isabella Marino»

 

Il suo rapporto con la politica locale.

«La politica per me è stata una grande delusione. Per anni ho conosciuto persone che si presentavano in un  modo, poi appena prendevano uno “sgabello”, cambiavano radicalmente. L’ultima volta che ho votato è stato circa 15 anni fa. Ancora mi pento. Con il mio voto ho permesso a gentaglia di svolgere ruoli in maniera indegna!

 

Svolge un lavoro che ama e ottiene successo. Ha la passione di scrivere e riscuote consenti. Credo che si può ritenere pienamente soddisfatto.

«Amo il mio lavoro e metto a disposizione la mia professionalità agli isolani. Io sono orgoglioso di essere ischitano e amo la mia isola. Quindi sono già fortunato di vivere nel posto che amo e fare il lavoro che ho sempre sognato. Scrivo perché mi piace scrivere, scrivo perche mi piacere sapere che c’è un persona che legge le mie storie, che le commenta sia in maniera positiva ma anche in negativa. Lo scrivere mi appassiona perché vivo le storie insieme ai protagonisti. E poi quando un lettore ti dice che il posto descritto nel libro con le parole, lo ha vissuto, ha sentito gli odori, è stato sfiorato dalla brezza del vento, beh, allora veramente ti senti di aver fatto centro».

E’ lui, Luciano, lo scrittore passionario.

 

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