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Ischia può ancora esprimere una sismicità come quella del 1883

Dalla Redazione

ISCHIA – Nella primavera di quest’anno, una notizia apparsa su tutti i media ha fatto sobbalzare gli abitanti di Ischia perché un’anomala risalita di fluidi al largo di Casamicciola era stata interpretata come il riattivarsi di un vulcano sommerso. Frenetici sopralluoghi di geologi sommozzatori hanno fugato ogni allarme. Molto più banalmente si era rotta una conduttura di scarico fognario. Questo falso allarme ci ha dato però l’opportunità di ritornare su un argomento che il Dipartimento di Protezione Civile (DPC) e i vulcanologi tengono sempre in considerazione. Lo abbiamo fatto ponendo alcune domande a uno studioso, Sandro De Vita, Senior volcanologist dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, che ha dedicato gran parte dei suoi studi e pubblicazioni scientifiche all’isola verde.

Dottor De Vita, quanto è ancora attivo il vulcanismo di Ischia?

«Ischia è certamente da considerarsi un vulcano attivo, così come gli altri dell’area vulcanica napoletana. Il vulcanismo a Ischia ha le stesse caratteristiche dei Campi Flegrei e del Vesuvio, e il suo stato di attività si manifesta attraverso la sismicità, che attualmente è abbastanza debole ma in passato è stata anche molto forte, e soprattutto con la presenza di campi fumarolici molto attivi e di numerose sorgenti calde».

A Ischia ci sono vulcani sommersi ed emersi. In quali di questi è più alto il rischio di una riattivazione?

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«L’attività recente di Ischia è stata quasi interamente alimentata da vulcani emersi. Le bocche vulcaniche presenti a mare fanno parte del passato della storia geologica dell’isola e non presumiamo che siano quelli che più probabilmente possano riattivarsi in futuro».

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Storici dell’antichità ci tramandano di un maremoto che investì l’isola. Si tratta di un mito oppure c’è un fondamento scientifico in questa antica storia?

«L’evidenza del verificarsi di uno tsunami viene da studi archeologici condotti tra gli anni ‘50 e ‘60 da Giorgio Buchner. Successivamente, con i nostri studi vulcanologici, abbiamo trovato l’evidenza di una eruzione, che come epoca di attività è compatibile con quella dei depositi di tsunami ritrovati da Buchner. Si tratta di un’eruzione avvenuta in epoca romana a cavallo tra il primo secolo a.C. e il primo secolo d.C. ed è anche l’eruzione più violenta che sia avvenuta in epoca storica nell’isola d’Ischia. È l’eruzione così detta delle Pomici di Cretaio ed è un’eruzione subpliniana».

Oltre all’attività vulcanica, Ischia è famosa per il terremoto di Casamicciola, avvenuto nel 1883. Qual è oggi il rischio sismico associato all’isola di Ischia?

«Il rischio sismico dell’isola è collegato direttamente al suo sistema di alimentazione vulcanico, in quanto è una sismicità essenzialmente di origine vulcanica, non tettonica. Essendo un sistema vulcanico attivo ha tutta la potenzialità di esprimersi con sismicità anche di elevata energia, come accadde nel 1883».

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