ARCHIVIO 2ARCHIVIO 5

Quello che ho capito della bagarre sul condono

Gaetano Ferrandino, direttore del Golfo, mi ha chiesto un parere sulla bagarre scatenata nei giorni scorsi sul condono Ischia. Premetto che considero l’abusivismo la grande piaga purulenta di un paese malato. Molti mi chiedono, ad esempio, perché il distretto di Amalfi ha ottenuto un finanziamento con un Patto di Sviluppo (oltre venti milioni di euro) mentre Ischia, pur essendo partita prima in Italia con i Distretti, è ancora ferma al palo con i progetti. La risposta è semplice: perché a Ischia non si può rendicontare un progetto di sviluppo o ristrutturazione in quanto la maggior parte delle strutture alberghiere non ha titolo urbanistico legittimo.

L’abusivismo quindi non è solo una questione limitata alle “case” ma investe il futuro e la competitività dell’intero comparto industriale dell’isola. Premesso ciò, la questione assume contorni socialmente devastanti perché la battaglia politica si gioca non solo sulla pelle di tanta povera gente ma anche sul futuro economico di un’isola che è ancora oggi leader italiana del comparto turistico.

Entriamo nel merito. Leggo su Il Sole 24 ore (testata più che attendibile): “L’articolo 25 constatato dal PD prevede che entro 6 mesi i 3 comuni dell’isola rispondano alle domande di condono presentate, in base al condono tombale del 1985. Se il condono verrà negato il proprietario dell’edifico non riceverà i fondi mentre se verrà sanato alle volumetrie condonate non andrà nessun contributo. In sintesi diventano condonabili gli edifici che per la legge 2003 sono insanabili”. Detto così non c’è bisogno di giuristi per capire che è incostituzionale. Faccio un esempio: Pasquale e Gennaro costruiscono due immobili abusivamente, nello stesso periodo, sulla stessa strada e nello stesso comune (Casamicciola): entrambi presentano istanza del terzo condono. Arriva il terremoto e la casa di Pasquale che ha costruito “bene” non cade e non subisce danni, quella di Gennaro costruita male, crolla o subisce danni. Gennaro con questo decreto non ha diritto al risarcimento ma comunque condona il suo fabbricato, mentre Pasquale secondo la legge vigente deve abbattere. Mi sembra abbastanza chiara la disparità di trattamento di fronte alla legge stessa.

Ma questo “tema” è teorico in quanto riguarda solo pochissimi immobili (meno di trenta). La maggioranza dei casi di immobili terremotati consiste in case legittimamente edificate (prima del 1940) o costruite o modificate ai sensi della legge del primo condono e del secondo. E, in questo senso, una sola cosa va spiegata bene a Matteo Renzi, al Pd e a molti amici giornalisti nazionali: a Ischia sono in vigore le stesse leggi di tutta Italia! Il primo e il secondo condono sono leggi vigente e per le case di Ischia valgono le stesse leggi degli attici con vista al Colosseo o al Battistero di Brunelleschi. Altrimenti siamo di fronte ad un razzismo “geografico” senza precedenti ma soprattutto di una miopia politica senza precedenti. Perché non garantire lo stesso identico trattamento ai cittadini di Amatrice, di Ischia e dell’Aquila o del Friuli se è la legge che lo prescrive? Basta fare un emendamento di buon senso che esclude il terzo condono, inutilmente chiesto dai sindaci.

Sono sicuro che al Senato la legge e l’articolo 25 sarà modificato in tal senso: lo vuole la ragione e il buon senso, soprattutto per dare risposta a chi ne ha pieno diritto. E’ impossibile non dire che politicamente quello del PD è un suicidio, soprattutto perché è sbagliata la loro tesi. Bastava introdurre un emendamento che lo stesso Graziano Del Rio, quando era Ministro, aveva inserito in una delle tante leggi, un emendamento che disponeva l’accelerazione e l’esame delle istante del primo e secondo condono nel termine di due anni. Lo aveva inserito già Del Rio da Ministro. A me sembra doveroso da parte dello Stato esaminare queste domanda, ma ancora più doveroso è approvare i piani regolatori che nessuna giunta regionale del PD ha mai approvato né in Campania, né nelle altre regioni meridionali. E’ stata solo una inutile e dannosa sceneggiata: sembra infatti che sull’isola ci siano solo pregiudicati e abusivi. Per usare un macabro esempio, è come se con il terremoto fossero crollate non case di povera gente ma un padiglione di un carcere di massima sicurezza e sotto le macerie ci fossero solo pregiudicati, vittime di una Dike giusta e mandata dagli Dei per punirli. Questo non è consentito a nessuno.

Ads

Ma non finisce qui. Da quel che mi pare di capire il nodo giuridico non è solo limitato all’applicazione del terzo “condono“ (inapplicabile) ma è più complesso. Un immobile, danneggiato dal sisma del 21 agosto 2017, oggetto di istanza di condono, può completare l’iter ottenendo una licenza in sanatoria che gli consentirebbe di accedere ai contributi per ricostruirla? Giuridicamente si, e c’è ampia giurisprudenza in tal senso. Praticamente invece la questione è molto più complessa. Per ottenere finalmente l’istanza di sanatoria i cittadini devono, obbligatoriamente, allegare un collaudo statico, anche con la procedura agevolata prevista dalla legge regionale. Chi firmerebbe il collaudo di un immobile crollato o danneggiato dal sisma? Ma, facciamo finta di essere ottimisti e ipotizziamo che un ingegnere firmi e i cittadini ottengono l’istanza in sanatoria.

Ads

A questo punto per il rilascio della licenza edilizia in sanatoria i cittadini dovranno obbligatoriamente pagare gli oneri che, occhio e croce, sono di circa 12mila euro per una casa di cento metri. Quali cittadini volenterosi darebbero fiducia a questo Stato quando tutti sanno che per gli altri terremoti pochissimi hanno ottenuto questo risarcimento e in questo caos? A questo punto si aggiungerebbe il danno alla beffa: i cittadini pagherebbero la licenza edilizia per una casa che, dovendo poi seguire tutte le prescrizioni antisismiche, avrebbe un costo proibitivo senza un contributo pubblico. Questa ipotesi molto “ottimistica” non tiene conto di altri due aspetti: l’indagine geologica e i vincoli idrogeologici. E’ possibile infatti essendoci, indagini specialistiche in corso, gli esperti del Ministero stabiliscano che quella “casa” non si può ricostruire in quanto in quella determinata “microzona” il terreno e la sismicità non lo consentono.  Sul piano idrogeologico preferisco tacere.

Da quel poco che ho capito, questa è la situazione della ricostruzione post sisma di Casamicciola. Questa vicenda mi ricorda quella di due grandi “cause” storiche: quella del 1600 quando i comuni dell’isola intrapresero una disputa con lo Stato per i cosiddetti “privilegi aragonesi”. La disputa legale durò quasi 500 anni e terminò con una sentenza del Consiglio di Stato che nel 1974 pose fine ad un processo infinito.  E, quella di un tale De Luise di Casamicciola che per difendere i propri terreni dal Vescovo ed evitare la cosiddetta “Manomorta” fece causa alla Chiesa. Alla fine vinse ma la causa durò decenni.  Vecchio, malato e impoverito dall’enorme esborso di denaro, morì poco dopo. La matassa intricata di norme e leggi non consentirà una soluzione in un paese dove l’ipocrisia impera indisturbata.

Benedetto Valentino

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Pulsante per tornare all'inizio
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex