LE OPINIONI

IL COMMENTO La nuova casta dei giustizieri della notte

DI FRANCESCO FIMMANO’

Le vicende di questi giorni non ci hanno per nulla sorpresi, viceversa ci ha colpito la “emersione” di una nuova casta. quella dei giornalisti. Proprio loro hanno cominciato ad usare l’espressione, nata per individuare un “insieme sociale chiuso” per lo più endogamo, nel senso dispregiativo di gruppo che si considera, per nascita o condizione, separato dagli altri, e gode o (peggio, si attribuisce) speciali diritti o privilegi. Difatti anche professionisti stimabilissimi (liberali, progressisti, indipendenti, di destra e di sinistra) hanno nell’occasione – subito e sorprendentemente – invocato la sacrale inviolabilità della libertà di stampa, quando viceversa si stava difendendo – in modo corporativo e pregiudiziale – la libertà di violare la legge, nella migliore delle ipotesi per fare notizia e null’altro. Davvero sorprendente vedere i giornalisti indagati essere invitati ovunque nei talk televisivi e resi nuove “star” per meriti di indagine, con format appositamente preparati, dove colleghi autorevoli e credibili si sono stranamente prestati al gioco delle parti. Il tutto sulla base di mantra, talmente ripetuti ovunque, da diventare disgustosi, del tipo: “se ho una notizia, il mio sacro dovere, la mia anima e il mio cuore non mi dà scelta, corro a scriverla” o ancora peggio “il mio dovere sacrale ed inviolabile è salvaguardare le sacre fonti”. Insomma sono passati da partecipanti, nel modo che scopriremo, a nefandezze assolute (per usare un eufemismo) a diventare asceti, cavalieri della tavola rotonda, samurai senza macchia e senza paura, che per il bene dell’umanità dei lettori sono pronti allo Spielberg come Silvio Pellico. Anzi no la galera no, è scomoda, e poi non sono colpevoli vogliono solo il bene dell’umanità, visto che devono solo verificare le notizie, anche se i documenti sono stati oggetto di una rapina con venti morti o si è messa una bomba su un aereo-postale e i documenti sono stati paracadutati. Quasi che la diffamazione da reato bagattellare ne fagocitasse ogni altro, compresa la strage, vista la verità dei fatti raccontati. Caso vuole tuttavia che, purtroppo per loro, una di queste vicende la conosco da vicinissimo e riguarda la prima star, poi subito superata dall’ubiquo suo direttore globetrotter Fittipaldi, che per velocità di trasferimento da talk a talk, ha ricordato il suo omonimo Emerson.

Stiamo parlando del prode Trocchia da Nola – che la Gruber ed Augias, sorprendentemente stavano per elevare a Santo Subito – che dal 2014 saltellando da un giornale all’altro ha perseguitato a guisa di “stalker” il suo quasi concittadino (come nelle migliori tradizioni dell’odio e dell’invidia sociale) Danilo Iervolino, rispetto al quale, a scanso di equivoci, non sono affatto terzo ed imparziale, essendone notoriamente l’avvocato. Il tutto partendo dall’Espresso e via via fino ad arrivare al mitico Domani. Tant’è che in uno degli ultimi capolavori del suo percorso letterario citava una serie di fatti veri (penalmente irrilevanti) che nessuno poteva conoscere e che poi si è scoperto probabilmente passati dallo Striano, il “Maresciallo che volle farsi Tenente” (parafrasando un celebre film di John Huston). Così lo stalkerizzato presentò due anni fa una denuncia al Procuratore di Napoli (Giovanni Melillo) pensando che si trattasse di una fuga di notizie. Ma visto che all’epoca il Procuratore non era evidentemente inquietato come ora ha dichiarato di essere alla Commissione Antimafia, rimase lettera morta! Ecco che il giorno stesso in cui il prode Trocchia si ergeva a Lancillotto, il Presidente della Salernitana ha trasmesso un esposto alla Procura di Perugia con allegate le denunce dell’epoca. Ora, al di là del merito, la domanda nasce spontanea: come mai questo Santo Uomo, che ha a cuore solo cose nobili come la sacra libertà di stampa (in questo Paese così totalitario che ognuno fa quello che vuole) e la sacra protezione delle fonti riceve in dono dal “Maresciallo che volle farsi Tenente” e che poi “Volle farsi Babbo natale” tanto materiale sul suo amato Iervolino, col quale peraltro era in causa da anni? Guarda caso al “Maritenente” sono capitate per caso tra le mani proprio le perline che piacciono tanto a Trocchia, il quale altrimenti mai gliele avrebbe chieste! Orbene non è tanto grave che sia emersa la casta dei “Giustizieri della notte” ma che l’intera categoria, si sia intruppata. Financo Sallusti ha dimenticato quello che aveva scritto nel famoso libro sul Sistema con Luca Palamara, che guarda caso fotografa in modo plastico gli eventi, quasi li avesse visti in una palla di cristallo: “Un Procuratore della repubblica, un ufficiale di polizia giudiziaria, un paio di giornalisti che hanno rapporti coi giudici, sono un gruppo che ha più potere del Parlamento, del premier e del governo intero. Soprattutto perché fanno parte di un Sistema che li ha messi lì e che per questo li lascia fare, oltre ovviamente a difenderli”. Ora evidentemente sono stati sedotti ed abbandonati dal Sistema sia il Maritenente sia il PM che dirigeva dall’alto dei cieli della DNA; la quale per inciso neppure avrebbe poteri di indagine. Misteri della fede! Orbene il motivo va trovato nell’altra Casta all’uopo consociata, di più antiche origini, ossia la Magistratura. Parlare di magistratura in senso lato, come si è spesso fatto, in senso dispregiativo, configura un errore di metodo. Di magistratura in senso lato, almeno per quanto ci riguarda, possiamo parlarne solo in positivo, in quanto nonostante tutto si tratta di uno dei corpi dello Stato, nel generale decadimento, che meglio si è preservato. Viceversa di un numero ridotto di magistrati, che rappresentano un enorme problema per le istituzioni democratiche, si può e si deve assolutamente parlare. E se proprio dobbiamo usare l’espressione magistratura in senso lato la critica che le va fatta è l’inerzia, la tolleranza nei confronti dei Pochi che minano ogni giorno il buon nome dei Tanti. Si obietterà che ciò dipende dalle correnti che proteggono i propri, dalle Procure generali che non agiscono in sede disciplinare e dai rappresentanti al CSM che hanno una gestione delle vicende da politicanti. Tutto vero, ma a monte c’è appunto quel 90 per cento di magistrati irreprensibili, che come quella gran parte dei giornalisti seri, che tuttavia consentono colpevolmente che avvengano gli abusi e li coprono, per proteggere in modo generalizzato il loro sistema in virtù di contegni corporativi. In diritto si parla di “culpa in vigilando”… e non è poco!

*AVVOCATO, PROFESSORE ORDINARIO DI DIRITTO COMMERCIALE

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