CRONACA

Mozzarelle da racket anche a Ischia, condannato il figlio di Sandokan

Schiavone incassa 7 anni con l'attenuante della collaborazione con la giustizia, la vendita dei latticini veniva imposta a vari caseifici della zona e le indagini accertarono fossero stati posti in commercio pure sulla nostra isola

Quattro condanne per l’inchiesta sul racket della mozzarella imposta ai caseifici gestito da Walter Schiavone, figlio del capoclan dei Casalesi Francesco Sandokan. Il gup Ivana Salvatore del tribunale di Napoli, al termine del processo celebrato con rito abbreviato, ha inflitto 7 anni per Walter Schiavone, al quale è stata riconosciuta l’attenuante della collaborazione con la giustizia. Dodici anni e 10 mesi, invece, sono stati incassati da Armando Diana ed Antonio Bianco; mentre Nicola Baldascino è stato condannato a due anni ed 8 mesi. Fra 90 giorni si sapranno le motivazioni. Nel collegio difensivo sono stati impegnati gli avvocati Romolo Vignola, Ferdinando Letizia, Emilio Martino, Paolo Caterino e Giuseppe Stellato.  Secondo la Dda, l’affaire mozzarella si reggeva su un doppio binario: acquistare al minimo e rivendere al massimo. Da un lato i prodotti venivano comprati dai caseifici della penisola sorrentina con un prezzo di comodo, a volte addirittura senza nemmeno pagare. Poi, sfruttando il “buon nome” di famiglia, i latticini venivano imposti in vari caseifici della stessa penisola sorrentina, delle isole del Golfo (in particolare Ischia) e della provincia di Caserta attraverso società intestate a prestanome o attraverso la “Latticini e Formaggi” di Bianco.

i casalesi imponevano l’acquisto della mozzarella del clan non solo ai ristoratori casertani, ma l’organizzazione criminale casertana aveva «invaso» prima Ischia e poi anche Capri con i propri prodotti caseari acquistati sottocosto e rivenduti a un prezzo maggiorato

Nel corso del processo lo stesso Schiavone – che gestiva gli affari anche ospitando summit dalla località protetta dopo il pentimento del fratello Nicola – ha reso dichiarazioni: “Sapevano che eravamo del clan e ci agevolavano sui prezzi”, ha chiarito in aula nei mesi scorsi. Agevolazioni che riguardavano “sia i fornitori sia i rivenditori” dei prodotti.   La mozzarella di Casal di Principe imposta agli esercizi commerciali delle isole del Golfo. Questo quanto emerso nel corso di un interrogatorio del pentito Attilio Pellegrino rilasciato a maggio del 2014 e agli atti nell’ultima inchiesta sui Casalesi del giugno 2021. In pratica i casalesi imponevano l’acquisto della mozzarella del clan non solo ai ristoratori casertani, ma l’organizzazione criminale casertana aveva «invaso» prima Ischia e poi anche Capri con i propri prodotti caseari acquistati sottocosto e rivenduti a un prezzo maggiorato.

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