LE OPINIONI

IL COMMENTO A proposito di statuto del cisi e dei comuni

Un altro terreno di scontro, tra i tanti che dividono i Comuni dell’isola d’Ischia è, come evidenziato da Gaetano Ferrandino su questo giornale, il CISI. E’ in ballo la redistribuzione delle quote (ricordiamo che c’è un 20% di quote detenute da Procida che ormai è autonoma per i principali servizi erogati dal Consorzio e che pertanto da esso si sfilerà), redistribuzione reclamata soprattutto da Francesco Del Deo per Forio. A ciò, il Sindaco d’Ischia contrappone la necessità di aggiornare lo Statuto, risalente al 1977, anche al fine di prestabilire i parametri per la riassegnazione delle quote. Non si capiscono bene le reali intenzioni delle parti contrapposte. Non è dato sapere dove vogliono andare a parare Del Deo e Ferrandino. Quel che è peggio è che nessuno dei contendenti mette in luce quello che potrebbe essere lo scopo più significativo di un aggiornamento dello Statuto: quello di ampliare ad altre materie ed ad altri importanti servizi intercomunali il CISI. Un eventuale processo di progressiva devoluzione di servizi al CISI potrebbe risultare molto più realistico del Comune Unico, che appare obiettivo ancora lontano. Men che meno si capisce la lotta che alcuni fanno al liquidatore Pierluca Ghirelli, che non mi sembra abbia operato male. Il fatto stesso che sia stato deliberato di dare mandato al CISI di individuare un vettore per il trasporto via mare dei rifiuti (su cui mi risulta il massimo impegno di Ivo Iacono) è indice della necessità di arricchire il Consorzio di nuovi e aggiuntivi compiti.

CISI

Nella riedizione dello Statuto si potrà essere più precisi circa i compiti che il Presidente (o liquidatore che sia) deve avere, così come i limiti dei poteri che gli si andranno a conferire, per sgombrare il campo da ogni sospetto di gestione personalistica e clientelare, sia per quanto riguarda la gestione del personale che l’appalto di segmenti di servizi all’esterno. Quel che fa specie, però (e che desta sospetti) è che a sollecitare una rivisitazione dello Statuto sia in particolare il Sindaco d’Ischia Enzo Ferrandino che, per sua stessa dichiarazione, non lo fa per l’esigenza di arricchire la gamma di servizi da gestire in regime intercomunale, ma per la necessità di adeguare ai tempi attuali e alle nuove normative uno Statuto vecchio di 24 anni e scaduto fin dal 2009. Tanta solerzia e preoccupazione di “non conformità” dello Statuto CISI rispetto ai tempi e alle nuove norme, non trova stranamente uguale nel Comune d’Ischia, di cui Enzo è Sindaco. Tant’è che lo Statuto comunale, anche se non vecchio di 24 anni, di anni ne ha comunque 18, essendo stato deliberato il 10 dicembre del 2003, con delibera n.62. Pensate che lo Statuto non riporta nemmeno la qualifica (che personalmente non ho mai condiviso) di “Città d’Ischia”. Vogliamo dare uno sguardo a questo Statuto Comunale? Lo facciamo, non senza aver evidenziato la circostanza che sul sito online del CISI non c’è traccia del suo Statuto e non c’è traccia di esso nemmeno sul sito online del Comune d’Ischia, che pure è membro importante del Consorzio. Nello Statuto del Comune d’Ischia, all’art. 64, si dice che “il Comune favorisce e promuove tutte le iniziative per la gestione associata dei servizi pubblici con gli altri Comuni dell’isola. A tal fine il Consiglio comunale approva, a maggioranza assoluta dei componenti, una Convenzione, unitamente allo Statuto del Consorzio”. Dunque, lo Statuto del Comune d’Ischia abilita il Sindaco, qualora lo si ritenga utile, a promuovere in forma consortile una gamma di servizi che non necessariamente si deve fermare all’acqua, al gas, allo smaltimento dei rifiuti.

Seconda osservazione è che la disciplina delle riattribuzione delle quote deve essere sancita in un’apposita Convenzione, oltre che nello Statuto. A riprova di quanto i Comuni isolani siano “scollegati” tra loro, sottolineo la circostanza che il Comune di Barano d’Ischia – ad esempio – retto dal Sindaco Dionigi Gaudioso, ritenuto temerariamente da qualcuno il “Ronaldo” degli amministratori pubblici isolani, ha uno Statuto (pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Regione Campania n.65 del 28/8/2017) che, a proposito di Consorzi, all’art. 36 recita: “Il Comune riconosce il ruolo ed il valore delle forme associative di gestione dei servizi aventi rilevanza sovracomunale. Ogni iniziativa in tal senso deve avvenire sulla base di Convenzione o Statuto approvato a maggioranza del Consiglio Comunale”. Senza voler andare ad esaminare altre dissonanze con gli altri 4 Comuni, appare evidente come il Comune d’Ischia deve approvare Statuto e Convenzione CISI a maggioranza assoluta, mentre Barano si limita all’approvazione del solo Statuto o sola Convenzione, a maggioranza semplice. Dopodiché vogliamo dimostrare come l’attualità e validità di uno Statuto è un concetto piuttosto elastico. Perché ciò che è sancito non dovrebbe valere solo in senso restrittivo ( escludere cioè quello che non è specificamente previsto) ma anche in senso dilatativo ( includere ed implementare tutto ciò che è previsto e prevedibile, pena la vanificazione dello Statuto stesso).

Alla luce di queste considerazioni, di tutte le belle Forme di Partecipazione, previste dall’art.9 dello Statuto del Comune d’Ischia, quali e quante sono state effettivamente implementate? Proviamo ad elencarle: diritto di informazione, riunione assemblee dei cittadini, consultazioni su singole materie, azione sostitutiva (dei cittadini in caso di inerzia dell’Ente), referendum, consulte, consiglio comunale dei ragazzi, petizione-interrogazione e proposte. Quante di queste sono state azionate? Vi risulta che effettivamente ( come recita l’art.10) “Ciascun cittadino ha libero accesso alla consultazione degli atti dell’Amministrazione Comunale e dei soggetti, anche privati, che gestiscono servizi pubblici ed ha diritto ad estrarne copia?”. Vi risulta che abbia correttamente funzionato il meccanismo delle “Consultazioni” (di cui all’art. 12 dello Statuto) di sindacati, associazioni economiche e culturali operanti sul territorio? E le Consulte (di cui all’art. 15) per singoli settori dell’azione amministrativa, per specifici problemi di interesse sociale, quando mai sono state istituite! E che senso ha il Bollettino Ufficiale del Comune, a cadenza bimestrale, per la pubblicazione dei principali atti della Giunta , quando ormai è evidente che tutto è online, col difetto di un grave ritardo nei tempi di pubblicazione? E vogliamo parlare dell’assenza del Difensore Civico (di cui all’art. 21, dove si dice “ è istituito… “non “può essere istituito”). E dove sono le Commissioni Consiliari Permanenti, con poteri consultivi, rese possibili dall’art 43 ? Allora, non sarebbe il caso, nell’ipotesi di una rivisitazione dello Statuto comunale d’Ischia, di eliminare tutto ciò in cui non si crede effettivamente (tipo le Consulte) e inserire (per dargli maggiore forza cogente, nonostante sia già previsto dalla legge) uno strumento utile, per il rispetto della legalità, come il wistleblowing, ovvero il diritto-dovere del dipendente pubblico di segnalare (in maniera anonima) eventuali illeciti commessi da dipendenti della P.A. di cui venga a conoscenza? Forse, se si fosse attivato un simile strumento, non saremmo arrivati al punto che un Senatore della Repubblica debba presentare un’interrogazione-denuncia al Ministro dell’Interno.

Per finire, per quanto riguarda il CISI, limitiamoci a prendere atto della redistribuzione delle quote e della fuoriuscita di Procida, a meno che l’isola a noi vicina, non valuti la possibilità di gestire insieme altri servizi di interesse comune, come – ad esempio – ciò che è legato al mare ( trasporti di ogni genere) . Non enfatizziamo il valore e la portata di uno Statuto, che non è intoccabile e lo possiamo cambiare, ma se lo cambiamo, facciamolo nella sostanza, individuando tutti i servizi che è bene gestire in comune e senza farsene scudo per scopi reconditi. Ha ragione Gaetano Ferrandino quando, nella cronaca relativa alle vicende CISI, ha scritto: “Siamo alla prova del nove. Quella nella quale i Sindaci dovranno dare dimostrazione di visione, coesione e unità di intenti, non soltanto a chiacchiere – come sono indiscutibilmente bravi a fare da sempre – ma traducendola anche nei fatti”. Sottoscrivo e sottolineo.

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