LE OPINIONI

IL COMMENTO Caro futuro sindaco, quello che vogliamo è la normalità

Caro futuro sindaco di Ischia, scrivo a Lei senza conoscere l’esito delle elezioni amministrative, che tra qualche giorno decideranno il futuro politico di una parte importante dell’isola verde. So bene chi siano i candidati e forse so anche chi, presumibilmente, andrà ad occupare lo scranno più alto del palazzo comunale. Se non altro penso di sapere chi sia il favorito. Faccio però finta di essere all’oscuro di tutto, di non conoscere i nomi e di ignorare completamente contendenti, detentori della carica e sfidanti vari. Scrivo ad un sindaco per ora virtuale, che avrà il compito di gestire il comune più importante del territorio ischitano per i prossimi anni. E sarà un compito gravoso, impegnativo, prestigioso e irto di difficoltà. Perché il suo, caro nuovo sindaco di Ischia, sarà il mandato che dovrà coincidere con il rilancio della nostra isola, la rottura con un certo passato, la prospettiva di una gestione completamente nuova del territorio, delle risorse e delle infinite potenzialità, troppo spesso represse. 

Quella che i cittadini le stanno per affidare, non è l’isola dei sogni, non è Bengodi, non è un luogo magico dove tutto funziona alla perfezione. Per quanto portati ad una naturale idiosincrasia verso le istituzioni, gli Ischitani, come tutti gli Italiani, non sono così stupidi da non sapere che l’amministrazione di una città, di un comune come quello ischitano, di una realtà così complessa, comporta difficoltà enormi e necessità di mezzi adeguati e strutture che non sempre gli amministratori hanno a loro disposizione. 

Anche se fanno fatica ad ammetterlo, gli ischitani sanno bene che le colpe degli eventuali insuccessi, non saranno mai ascrivibili soltanto a Lei e ai suoi assessori. E sono ben consapevoli di quali e quanti siano gli ostacoli che Lei, caro nuovo sindaco di Ischia, si troverà di fronte e sarà costretto a superare, senza l’aiuto di nessuno. In realtà quello che gli ischitani chiedono è il ripristino della più elementare normalità. Quella che consente di vivere la socialità quotidiana in maniera serena, tranquilla, prospettica. Le questioni che stanno a cuore a quelli che amano l’isola, a ben vedere, non sono impossibili da risolvere. La sicurezza stradale, ad esempio, che ha rappresentato un aspetto drammatico nel corso dell’inverno che ci siamo lasciati alle spalle. Un controllo assiduo, costante e magari anche severo sulla movida, per consentire di vivere la notte anche a chi la vede soltanto come un’occasione per svagarsi, senza rischi o frenesia. Penso anche alla questione degli sbarchi selvaggi. La presa in giro, scusi se la definisco così, dei divieti che ogni anno si ripete e che ogni anno, puntualmente viene aggirata, rendendo le strade dell’isola una sorta di tangenziale metropolitana, con tanto di smog e inquinamento, anche acustico, che proprio non concilia con la vacanza e il riposo. Poi c’è la questione della raccolta dei rifiuti. Anche qui, caro nuovo sindaco di Ischia, non c’è bisogno di sforzi immani per migliorare il servizio e per aumentare i controlli, magari con l’utilizzo di telecamere. Perché l’isola, a luglio e agosto è sporca ed è inutile rimbalzare le accuse, tra villeggianti e residenti, come se l’inciviltà fosse un fatto di appartenenza territoriale. L’isola che le chiediamo, sindaco, è un luogo più dignitoso e rispettoso della sua bellezza. E del suo mare. Perché lo spettacolo indegno di motoscafi, moto d’acqua e barche che sfrecciano a due passi dalle spiagge non è più tollerabile. Come non sono tollerabili i tassisti maleducati, per fortuna pochi rispetto alla maggioranza, i ritardi degli autobus, le spiagge libere sporche e le discoteche con musica assordante fino all’alba. Come vede, caro futuro sindaco di Ischia, non sono richieste impossibili. Non si tratta di vincere una sfida impari. Quello che le chiediamo è solo l’impegno massimo per il raggiungimento del più confortevole dei privilegi: la normalità.

* DIRETTORE “SCRIVONAPOLI”

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