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Appello al Ministero, anche i sindaci dicono di no ai depuratori

I primi cittadini dell’isola hanno inviato una missiva al dicastero dell’Ambiente, proponendo di realizzare nuove condotte sottomarine per lo smaltimento dei reflui urbani dopo accurati pretrattamenti: una soluzione infinitamente più economica e di minore impatto rispetto agli impianti di depurazione in programma da decenni

I sindaci dell’isola tornano a fare pressioni sulle istituzioni sovraordinate per trovare una soluzione al problema dello scarico delle acque reflue. E stavolta diventa esplicita l’intenzione di trovare soluzioni alternative alla costruzione dei classici depuratori, per un miglioramento in termini ambientale e di maggior efficacia e adeguamento ai moderni criteri di sostenibilità ecologica. I sei sindaci hanno quindi inviato una missiva al Ministero dell’Ambiente per richiamare l’attenzione sulla problematica. Come viene spiegato nella nota, è vero che per l’isola è prevista la realizzazione di tre depuratori di acque reflue, ma anche se in teoria questa appare la soluzione ottimale, le peculiarità della realtà ischitana impongono un’attenta valutazione dell’effettiva convenienza di questa scelta.

CRITICITA’

Innanzitutto, vengono illustrati i punti critici dell’ipotesi-depuratori. Il primo è costituito dalla rete fognaria “corta”: per dimensioni e configurazione orografica, il recapito dei reflui negli impianti sarà caratterizzato da una concentrazione di imponenti volumi di acque reflue in un arco temporale breve, con un’alta velocità di afflusso, e da volumi di utenza variabili per una percentuale maggiore del 400% tra estate e inverno. Ciò renderebbe impossibile il dimensionamento ottimale, con un’efficienza davvero minima. Inoltre, i costi di gestione sarebbero elevatissimi, vista la bassa efficienza dei piccoli impianti e l’inevitabile sovradimensionamento. Altra criticità è costituita dall’inquinamento atmosferico e dalla gestione dei fanghi: sarebbero davvero notevoli le ricadute negative dovute all’emissione di Co2 e alla produzione e smaltimento di grandi quantità di fanghi. Per non parlare del consumo elettrico: la realizzazione delle struttura, prevista nel sottosuolo, necessiterebbe pertanto di raffreddamento e ventilazione costanti, dunque più elettricità, più spesa, più inquinamento. L’interramento delle strutture, che raggiungerebbe i venti metri sotto il livello del mare, a sua volta, potrebbe provocare pericolose infiltrazioni negli impianti da parte di falde acquifere termali ad alta temperatura, di cui l’isola è ricca, e danneggiare gli impianti stessi. La natura sismica del territorio poi, introduce ulteriori elementi di fragilità in strutture simili. Un funesto precedente, ormai annoso e ancora visibile a tutti, è costituito dal costruendo parcheggio interrato alla Siena, all’ingresso di Ischia Ponte, interessato da anni da un costante allagamento dovuto una sorgente di acqua termale: circostanza che continua a ostacolare fortemente i lavori. Infine esiste la prioritaria necessità della separazione dei reflui termali dagli altri reflui, perché nei depuratori non può arrivare acqua termale, che li danneggerebbe, né possono essere recapitate acque meteoriche, che non necessitano di inutili trattamenti, apportatrici peraltro di polveri e residui terrosi. Oggi, spiegano i sindaci, è operativo un sistema di parziale collettamento misto. Da questo punto di vista le amministrazioni appoggiano e sostengono con forza l’operato del Commissariato Straordinario per la Depurazione, diretto dal professor Rolle, che – tra le sue varie incombenze – sta cercando di perseguire il completamento totale della rete fognaria e la sua differenziazione, con stralci progettuali realizzati dall’Evi, in ordine alla progettazione generale dei sistemi di colletta mento redatti dalla società Sogesid già nel lontano 2004.

NUOVE SOLUZIONI

Tali considerazioni, con l’ausilio dell’ente gestore del ciclo idrico integrato locale, delle categorie dei termalisti isolani e di scienziati dell’Università di Napoli, hanno indotto le amministrazioni dei sei comuni a una riflessione rivolta a una possibile rivisitazione della materia, che tuttavia necessita del coraggio di perseguire nuove soluzioni, in controtendenza rispetto a soluzioni considerate scontate.

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Queste nuove soluzioni, continuano i primi cittadini isolani, che comporteranno economie di impianto e gestione nel tempo per centinaia di milioni di euro, consistono in un pretrattamento dei reflui al massimo livello possibile, seguito dall’immissione in lunghe condotte fognarie sottomarine, che si inabissano al di sotto del termoclino. Considerato che l’isola d’Ischia è priva di reflui industriali e chimici, i sindaci, confortati dal parere degli esperti, sono dell’opinione che per i semplici reflui di natura organica il pretrattamento e l’immissione in condotta sottomarina siano più che sufficienti per abbattere ogni potenzialità inquinante. La convinzione della necessità dei depuratori, come prevede l’Unione Europea, è forse indotta dall’ambiente nord europeo, alle prese con gravi e inquinanti immissioni industriali nei mari dell’Europa settentrionale, poco profondi, mentre il mare ischitano ha capacità di diluizione trenta volte maggiore. Di qui, oltre a suggerire una futura riflessione normativa in materia, ecco che per la gestione dei reflui isolani viene sollecitato preliminarmente il completamento dell’irrinunciabile opera di collettamento dei reflui dei vari Comuni, separando il collettamento dei reflui urbani da quelli pluviali e termali, anzi per queste ultime è necessaria una specifica rete.

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LE DUE ALTERNATIVE

Una volta realizzate tali opere, si dovrà confrontare le due possibili soluzioni depurative, valutandone le criticità. La prima è quella degli impianti tradizionali di trattamento reflui, valida solo se adeguatamente gestita, e che presenta una serie di complicazioni come il difficile dimensionamento, le limitate superfici disponibili sull’isola, le alterazioni della linea di costa, lo smaltimento dei reflui depurati privi di nutrienti, la gestione dei fanghi residui, e la pesante impronta ecologica in termini di bilancio ambientale.

La seconda soluzione, che è quella sostenuta dai sindaci, è costituita dalle condotte sottomarine. Si tratta di una tecnologia largamente adottata, oltre che validata per gli aspetti tecnici e scientifici come sistema ideale per la mitigazione d’impatto sulla prima fascia marina costiera. Se ben progettate e gestite, presentano poche criticità e indubbi vantaggi: è vero che necessita di trattamenti preliminari e della non semplice individuazione del luogo di costruzione, ma per gli aspetti dimensionali e per la gestione è ben poca cosa rispetto alle analoghe strutture previste per gli impianti di trattamento. Inoltre presenta la possibilità di smaltire i reflui lontano dalla costa, al di sotto del termoclino (quindi in profondità) e in zone meno sensibili all’impatto, con indubbio vantaggio a salvaguardia della prima fascia costiera marina e per la naturale auto depurazione. C’è poi da considerare in prospettiva il ritorno economico per l’aumentata pescosità in tutta l’area per l’aumentata presenza di nutrienti. Altro vantaggio è la facilità e la rapidità di realizzazione con irrisorio impegno economico, oltre al trascurabile bilancio ambientale in termini di CO2, specialmente se confrontato agli impianti di trattamento.

Ed a questo punto il documento redatto dai sindaci fa il punto della situazione a Ischia, dove nonostante attualmente ci si un insufficiente collettamento dei reflui, impianti non efficienti e in pessimo stato di conservazione, condotte sottomarine inferiori alle necessità e anch’esse vetuste, la situazione è invidiabile al pari di quella italiana, con il primato, riconosciuto dalla Comunità Europea, di coste con acque di balneazione classificate “eccellenti” secondo la normativa in vigore. Il 95,2% delle coste gode infatti di questa valutazione; inoltre le acque ischitane, alla luce delle recenti indagini dell’Arpac, con i sistemi di pre-trattamento oggi adottati e le vecchie condotte in esercizio regolare, sono risultate anch’esse di qualità eccellente, pur considerando, come sottolineano con forza i sindaci, l’assenza dei previsti depuratori.

LA PROPOSTA DEI SINDACI ISOLANI

Tali considerazioni, si legge nella missiva, impongono una seria riflessione sulla modalità di spesa delle varie decine di milioni di euro (75 milioni a costi all’anno 2005) stanziate per la realizzazione degli impianti isolani. Viene dunque proposta «l’immediata realizzazione delle condotte sottomarine quale stralcio funzionale dei progetti generali dei costruendi depuratori, senza pertanto comportare incremento di costo alcuno, per lo smaltimento separato dei reflui urbani dopo essere stati sottoposti ad ancor più accurati pre-trattamenti (grigliatura, dissabbiatura e disoleatura) rispetto a quanto oggi fatto con i limitati impianti disponibili, necessari per esser immessi in condotta. Tali opere saranno oggetto di campagne di monitoraggio e di studio valutandone l’impatto, sia negli areali marini in prossimità dei diffusori, che delle aree circostanti, al fine di validare appieno la validità delle scelte operate ed eventualmente proporre correttivi, valutando all’esito di questa prima fase operativa, l’effettiva necessità della costruzione dei depuratori». Una proposta che mira a fare di Ischia un “modello ambientale ecologico ed ecosostenibile di riferimento per la comunità europea ed internazionale per analoghe scelte future”, come si legge nella chiosa del documento.

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