CULTURA & SOCIETA'

Oggi si concludono le sante Quarantore nella reale chiesa di Portosalvo. Domani parrocchia ancora in festa per la solennità di Cristo Re dell’universo ’’

COSA SONO LE QUARANTORE E PERCHE’SI CELEBRANO OGNI ANNO Nel cattolicesimo le Quarantore, sono una pratica devozionale consistente nell'adorazione, per quaranta ore continue, del Santissimo Sacramento, visibile nell'ostensorio contenente l'Ostia consacrata, solennemente esposto sull'altare; il nome si richiama al periodo di tempo trascorso fra la morte Ogni (Venerdì santo) e la risurrezione (domenica di Pasqua) di Gesù.

Si concludono questa sera le Sante Quarantore della Reale Chiesa Parrocchiale di Portosalvo a Porto d’Ischia, organizzate dal Parroco Don Luigi De Donato con esposizione del SS. Sacramento all’adorazione continua dei fedeli da mattina a sera. L’attesa liturgia è stata osservata nel rituale arco di quattro giorni pieni (17-20 novembre) in cui il parroco De Donato ha chiamato i fedeli a seguire le celebrazioni dell’Eucaerstia del mattino e della sera. Il programma approntato è stato quello abituale con l’esposizione del Santissimo, sante messe, recitazione del Rosario Eucaristico e Vespri con Catechesi (omelie) di Don Enzo Severo Oblato. Domani domenica la Chiesa di Portosalvo e la parrocchia saranno ancora in festa per la solennità di Cristo Re dell’Universo con l’invito “Venite ad adorare il Signore Gesù”.

CHIESA DI PORTOSALVO SANTISSIME QUARANTORE DON ENZO SEVERO OBLATO CON IL PARROCO DON LUIGI DE DONATO
CHIESA DI PORTOSALVO SANTISSIME QUARANTORE DON ENZO SEVERO OBLATO CON IL PARROCO DON LUIGI DE DONATO

Ogni anno giunti all’atteso appuntamento per l’adorazione all’Eucarestia la domanda che ci si pone è lecita: cosa sono le Quarantore e perché si celebrano ? Le risposte sono in queste considerazioni riportaste qui di seguito. Nel cattolicesimo le Quarantore, sono una pratica devozionale consistente nell’adorazione, per quaranta ore continue, del Santissimo Sacramento, visibile nell’ostensorio contenente l’Ostia consacrata, solennemente esposto sull’altare; il nome si richiama al periodo di tempo trascorso fra la morte Ogni (Venerdì santo) e la risurrezione (domenica di Pasqua) di Gesù. Il significato originario delle Quarantore è quello di onorare Gesù Cristo durante le quaranta ore in cui giacque nel sepolcro durante la Settimana Santa. A partire da questa esigenza invalse l’uso di deporre l’ostia consacrata nascosta in un apposito altare sotto forma di sepolcro. L’origine di questa devozione che porta il titolo di Oratio quadraginta horarum, è incerta. La prima testimonianza di tale pratica la troviamo tra i Battuti di Zara presso la chiesa di S. Silvestro, già prima del 1214, dove sorse pure la confraternita In Coena Domini delle Quarant’Ore. L’uso di esporre il SS. Sacramento all’adorazione dei fedeli per quaranta ore continue al fine di propiziarsi l’intervento del Signore, specie in tempi di calamità e guerre, avvenne per la prima volta nel 1527 presso la chiesa del S. Sepolcro a Milano. Fu per iniziativa dell’agostiniano Antonio Bellotto di Ravenna (†1528), che istituì anche la scuola del Santo Sepolcro legata a tale scopo, avviando l’uso di ripetere le Quarantore anche fuori la Settimana Santa. Il papa Paolo III, mediante la richiesta del vicario generale di Milano fatta a nome del governatore e del popolo milanese, approvò questa pratica con breve apostolico del 28 agosto 1537. I Cappuccini, a cui si unirono anche i Minoriti, furono ferventi propagatori dell’uso delle Quarantore; altrettanto zelo fu espresso anche dai Gesuiti i quali diffusero quest’uso in tutta Europa e in Italia.

IL PARROCO DON LUIGI DE DONATO CON L'OSTENSIONE DEL SANTISSIMO SACRAMENTO
IL PARROCO DON LUIGI DE DONATO CON L’OSTENSIONE DEL SANTISSIMO SACRAMENTO

Urbano VIII con l’enciclica Aeternus rerum Conditor del 6 agosto del 1623, prescrisse a tutte le chiese del mondo la celebrazione delle Quarantore. Nei secoli successivi vari papi si sono occupati di esse con vari documenti, vanno ricordati: l’Instructio di Paolo V nel 1606 e di Innocenzo XI nel 1681. Per quanto riguarda la prassi, dall’indagine storica si rilevano due forme: – un turno annuale ininterrotto d’adorazione di chiesa in chiesa, che si è affermata e mantenuta solo nelle grandi città per ragione di disponibilità di chiese e fedeli; – la forma sporadica, legata solo ad alcuni momenti dell’anno, fatta spesso senza l’adorazione notturna, che è quella più diffusa e in uso ancora oggi in molte comunità parrocchiali. Nei secoli XVII e XVIII questa seconda forma fu introdotta nei tre giorni precedenti il mercoledì delle Ceneri come funzione riparatrice da opporre alle intemperanze del carnevale, sostenuta e diffusa dai Gesuiti. Tale iniziativa fu intrapresa, per la prima volta, a Macerata nelle Marche nel 1556. A causa di una commedia giudicata sconveniente, che si voleva mettere in scena nel carnevale di quella città, due missionari gesuiti pensarono bene di opporvi l’esposizione del SS. Sacramento secondo la forma del Quarantore, dandogli il carattere di espiazione e di penitenza. Questa iniziativa ebbe la meglio sulla commedia, e da allora tale uso rituale si diffuse. Altro momento dell’anno dedicato alla celebrazione delle Quarant’Ore è l’inizio della Settimana Santa, legato tradizionalmente al precetto pasquale annuale, la cui collocazione temporale si ispira alla forma tradizionale più antica, sostenuta e diffusa dai Cappuccini.La pratica religiosa viene compiuta non soltanto durante il Triduo Pasquale ma anche in altre particolari occasioni, Come domenica delle palme e lunedì e martedì santo.

L’uso più diffuso è forse l’esposizione dal pomeriggio della Domenica di Quinquagesima al martedì di carnevale, pratica introdotta a Milano da San Carlo Borromeo e rapidamente diffusasi per riparare ai molti peccati carnascialeschi. L’altare in questa occasione deve essere preparato opportunamente: al centro la residenza, tronetto con l’ostensorio, con subito sotto quattro ceri, ai lati altri sei ceri (tre per parte) e, sotto, nel primo gradino altri candelieri o candelabri con una croce sopra al ciborio. L’intero altare deve inoltre essere addobbato con molti fiori e con tutte le luci e i candelieri che vi possono stare. Stando alla sinossi evangelica, l’intervallo temporale con il Nazareno morto e deposto dalla croce e con il prosieguo della sua opera redentiva durante la permanenza nel Santo Sepolcro[3] non si sarebbe limitato alla giornata del Sabato Santo, poiché in realtà sarebbe durato 40 ore, dalle 3 del pomeriggio di Venerdì Santo all’alba di Pasqua, le 7 del mattino della domenica di risurrezione (o risuscitamento). Ciò spiegherebbe l’affermazione paolina secondo cui Cristo “fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture” (Prima lettera ai Corinzi 15, 3-4[4]), affermazione ripresa e ribadita nel Credo Cristiano. Il problema che la liturgia cristiana s’appoggi contemporaneamente a un calendario lunare, in cui il transito al nuovo giorno comincia alle 18 con lo spuntare del nostro unico satellite naturale, e a un calendario solare, che sancisce questo passaggio a mezzanotte,[6] fa sì che le Quarantore vengano considerate parte della liturgia non solo del Sabato Santo ma pure del Venerdì Santo e della Pasqua, sovrapponendosi in tal modo ad altre funzioni quali l’Adorazione della Santa Croce e la Veglia pasquale.Una simile sorta di scissione liturgica può avere un senso considerando che, nell’arco di queste 40 ore, per il diofisismo della dottrina cristiana Gesù Cristo è contemporaneamente morto come uomo e vivo in quanto Dio.[3] Inoltre nella Bibbia il numero 40 ricorre quasi mezzo centinaio di volte, spesso come simbolo per indicare un periodo di prova e isolamento. ‘introduzione delle Quarantore è riferita alla Compagnia di San Benedetto Bianco a Firenze, nel 1385. Tra le prime regioni in cui si organizzarono le Quarantore ci furono l’Emilia (1546 a Bologna); le Marche (1542 a Recanati) e il Lazio (1548 a Roma).

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