LE OPINIONI

IL COMMENTO Ho fatto un sogno (di quelli strani)

C’è chi se la prende con l’ormai cronica carenza di locali notturni e di quella movida che un tempo caratterizzava la nostra bella isola. C’è invece chi sostiene che stanno mancando all’appello i turisti italiani, che non abbiamo identità, che non ci sono strategie di marketing piuttosto che questo o quello. Sarà che la crisi turistica che in questo 2023 sta vivendo Ischia può essere oggettivamente attribuita ad un insieme di fattori – continuo a credere che la frana rischi di diventare un alibi o che comunque non sia il male unico ed assoluto, ma questa è una considerazione personale e dunque estremamente opinabile – fatto sta che senza voler far torto agli analisti più e meno quotati credo che sia opportuno interrogarsi su quello che la nostra terra è diventata.

Lunedì mattina mi metto in macchina più o meno dall’altezza del Parco Termale Castiglione, per arrivare in quel di Forio, dalle parti dell’incrocio che conduce a Citara. Partenza ore 9.20, arrivo ore 10.09, e già questo dice tutto. Nel tragitto un bobcat impazzito nei pressi di Villa Arbusto che un conducente non riusciva a governare, cinque pullman diretti a Forio uno dietro l’altro (che poi se non ne passa uno per un’ora ci si sta pure a chiedere il perché), lavori un po’ ovunque, traffico chilometrico, un paio di furgoni in panne, motorini e vetture che escono dagli incroci come delle saette e rischiando la pelle nel tentativo di “guadagnare” la strada principale e dunque una posizione di privilegio strafottendosene delle precedenze e del codice della strada. Un casino di proporzioni immani, davvero il venerdì precedente – e non lo dico per scherzo – il raccordo anulare di Roma nell’ora di punta di prima mattina mi è sembrato una passeggiata di salute. Arrivo a destinazione e penso di aver fatto un sogno, di quelli strani come direbbe Gigi D’Agostino. Invece no, è tutto vero, ed ecco che mi chiedo per quale motivo un povero Cristo qualsiasi dovrebbe sbarcare da queste parti in una assolata giornata di luglio. Potremmo continuare all’infinito, ma in fondo basta fermarsi a questa breve “traversata”: mi ha aperto talmente gli occhi che alle volte credo sia davvero superfluo farsi troppe domande. Intelligenti pauca…

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