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Processo Caserma Forestale, tutti i dettagli dell’ultima udienza

Ieri, presso la prima sezione penale del Tribunale di Napoli, al cospetto del giudice Occhiofino, è stato finalmente ascoltato il geometra Francesco Conte, testimone indicato dall’accusa nell’annoso processo riguardante la costruenda Caserma della Guardia Forestale in quel di Casamicciola, le cui fondamenta secondo la Procura sarebbero state gettate su una particella catastale diversa da quella inizialmente individuata, al fine  di aggirare i vincoli paesaggistico-ambientali. Come si ricorderà, dopo reiterate assenze, Conte si era presentato in aula lo scorso 21 dicembre, ma l’eccezionale ritardo che subì l’avvio dell’udienza, aveva indotto il geometra ad abbandonare il palazzo di Giustizia. Un forfait di cui il giudice Occhiofino ieri mattina ha subito chiesto il motivo: il teste si è giustificato adducendo un appuntamento per controlli medici fissato nel pomeriggio, che l’abnorme ritardo d’udienza avrebbe sicuramente compromesso. Tra gli imputati, ieri in aula erano presenti l’ex sindaco di Casamicciola Giosi Ferrandino, e Donato Carlea, ex direttore generale alle opere pubbliche di Campania e Molise. Presente  anche l’avvocato Andrea Rippa in rappresentanza del Ministero delle Infrastrutture, e dei Beni e attività culturali. L’esame del teste è iniziato intorno alle 12:15. Le domande del pubblico ministero si sono subito concentrate nel delineare l’incarico che Conte aveva ricevuto tramite determina dall’amministrazione di Palazzo Bellavista nell’agosto del 2004. Esso consisteva nel frazionamento dell’area e nella delimitazione tramite picchetti del perimetro preciso entro cui sarebbe dovuta sorgere la Caserma Forestale, su un terreno che il comune termale avrebbe dato in concessione alla Regione (a cui sarebbe stato ceduto il diritto di superficie). L’udienza si è così giocata sin da subito sulla nota questione riguardante l’individuazione dell’esatta particella sulla quale avrebbero dovuto iniziare i lavori. Il geometra Francesco Conte ha spiegato di aver ricevuto l’incarico sulla base di un grafico fornito dall’architetto Francescon, dove il diritto di superficie per la costruzione (che doveva coprire un’area di circa 800 metri quadri) era indicato in corrispondenza del foglio 4, particella 1. Tuttavia, al momento del sopralluogo e dei rilievi effettuati nel bosco della Maddalena, Conte ha spiegato che il picchettaggio era già avvenuto da parte della Regione, secondo le direttive dell’architetto Nicoletta Buono (responsabile del procedimento  presso  il Provveditorato delle opere pubbliche) che  lo invitò a procedere al lavoro di frazionamento, ma su una porzione di terreno differente, ora indicata sulle mappe come “particella n. 9”. La distanza tra i due punti è quantificabile in circa 50-60 metri. Il geometra depositò il lavoro nell’aprile 2006, anno in cui secondo Conte erano già partiti alcuni lavori nell’area, ma sulla particella diversa e con una superficie di copertura doppia rispetto a quella stabilita. Il teste ha affermato di aver segnalato la discrasia all’architetto Buono e all’architetto Arcamone, ma successivamente la difesa ha affermato  che di tale segnalazione non vi è una sicura traccia documentale. Rispondendo al pubblico ministero, Conte ha affermato che sull’area vi fossero vincoli di inedificabilità assoluta, anche di tipo idrogeologico, e che essi fossero ben conosciuti dalle autorità. Il p.m. ha anche ricordato che sul bosco vige il diritto di legnatico a favore dei cittadini di Casamicciola, che vi si possono recare per rifornirsi di legna: negli anni ’50 il Comune vendette l’area a un privato, ma al termine di una controversia giudiziaria il bosco fu dichiarato non vendibile.

CONTROESAME DELLA DIFESA, E L’ACCUSA SCRICCHIOLA. È toccato poi all’avvocato Gennaro Tortora, difensore di fiducia di Giosi Ferrandino e di Silvano Arcamone, ex responsabile dell’Ufficio tecnico del comune di Casamicciola, porre una serie di domande al teste. In questa fase sono emerse alcune “crepe” nell’impianto accusatorio, almeno per quanto riguarda i due isolani difesi da Tortora. Prima di procedere al controesame, il penalista ha ricostruito la lunga e complessa vicenda riguardante il bosco della Maddalena e il progetto della Caserma, una vicenda che affonda le radici negli anni ’50, periodo al quale per vari  altri decenni si era “fermato” l’aggiornamento delle mappe catastali, mancato aggiornamento che avrebbe poi potentemente contribuito alla confusione da cui sono nate le contestazioni attuali. L’avvocato Tortora ha cercato di dimostrare che il Comune di Casamicciola nel 2004 era in possesso soltanto di una vecchia delibera risalente al 1983, e non conoscendo con esattezza il luogo dove permettere alla Regione la costruzione dell’edificio, affidò il compito al geometra Francesco Conte. Quest’ultimo avrebbe dunque dovuto “perimetrare” l’area sulla base della delibera dell’83 e del grafico risalente allo stesso periodo. Questo, e solo questo, era l’incarico conferito dal Comune  di Casamicciola, come più volte ha ribadito l’avvocato Tortora, mentre il geometra Conte tentava di spiegare che egli aveva proceduto al frazionamento dopo essersi già imbattuto nella perimetrazione effettuata dalla Regione, che però, a rigore, non avrebbe  dovuto agire prima del Comune. «Lei in ogni caso doveva rapportarsi col Comune  che le aveva conferito l’incarico proprio per delimitare i confini non ancora conosciuti dell’area, senza interfacciarsi con altri enti», ha detto l’avvocato Tortora rivolgendosi al teste. In sostanza, l’amministrazione casamicciolese doveva muoversi in base a una mappa non aggiornata, dove l’unica particella indicata nel 1983 era ancora e solo la particella n. 1, che  era stata frazionata addirittura a metà degli anni ’50. Il testimone ha ribadito: «È stata l’architetto Buono a impormi di frazionare la particella n.9, e ho poi comunicato al Comune, cioè all’architetto Arcamone e al sindaco Ferrandino, l’anomalia riscontrata». La difesa per tutta risposta ha richiamato un verbale di sommarie informazioni testimoniali risalente  al 2010, in cui Conte affermava di aver individuato l’area dove sarebbe sorto l’edificio “così come deliberato dal Comune”, oltre a dimostrare che il contatto con l’amministrazione comunale era avvenuto esclusivamente  tramite l’ufficio tecnico. Quest’ultimo, a sua volta, era tenuto ad effettuare un controllo di legittimità, di sorveglianza, sugli  atti. A margine del serrato confronto tra il testimone  e la difesa, l’avvocato  Tortora ha rimarcato il fatto che il sindaco in ogni caso era rimasto estraneo alla vicenda, non avendo preso parte ad alcuna attività amministrativa, e comunque sia il primo cittadino che  l’architetto  Arcamone avevano abbandonato ogni carica e ruolo in seno al comune di Casamicciola sin dal 2007, e dunque non possono essere chiamati a rispondere di tutto ciò che è accaduto successivamente. Fra l’altro, ha osservato Tortora, il luogo fisico individuato per la costruzione della caserma è sempre quello, e poco importa l’ambiguità sorta tra le due particelle, distanti poche decine di metri su un totale di ben quarantamila metri quadrati, così come è ininfluente la diversa disposizione della struttura rettangolare che si cominciò a costruire, disposta sulla direttrice est-ovest anziché nord-sud. Verso la fine dell’udienza c’è stato spazio anche per  qualche domanda da parte dell’avvocato  Floriana Filocamo, facente parte del collegio difensivo dell’architetto Nicoletta Buono. Anche in questo caso, Conte ha ribadito di aver ottemperato ai voleri della Buono, che aveva assicurato che la particella picchettata dalla Regione corrispondeva con quella originariamente indicata nella vecchia delibera. Il teste ha anche affermato che  nel 2005 Arcamone gli comunicò che il frazionamento andava fatto con la nota traslazione di alcune decine di metri e con la rotazione sulla direttrice nord-sud, avendo anche ricevuto una diffida a depositare il frazionamento ma senza picchettaggio, pena la revoca dell’incarico.

IL DESTINO DEL PROCESSO. Indubbiamente, dopo l’udienza di ieri, la difesa sembra ancor più determinata nel voler procedere fino al riconoscimento della completa estraneità alle accuse. In una parola, si punta all’assoluzione, nonostante i presunti reati ambientali siano ormai prescritti. Prescrizione a cui gli imputati possono anche rinunciare,  pur di vedere riconosciuta la propria innocenza. Il sindaco di Ischia Giosi Ferrandino avrebbe voluto rendere in aula alcune spontanee dichiarazioni, ma il giudice Occhiofino ha reputato opportuno rinviarle alla prossima udienza, fissata per il 26 aprile,  quando sarà ascoltato come testimone della difesa il geometra Piro, in servizio presso il Comune di Casamicciola. L’avvocato Tortora, da parte sua, dovrà presto sciogliere la riserva circa l’utilizzabilità degli atti e quindi delle testimonianze già rese dinanzi al giudice Russo, che fino a un anno fa diresse il processo, prima di essere trasferito ad altro incarico. In ogni caso, il giudice Occhiofino ha  già fatto sapere che non farà ripetere le  testimonianze, consentendo al massimo solo  qualche domanda inedita.

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