CULTURA & SOCIETA'

Procida con i pescherecci supera Ischia anche nella cultura della pesca organizzata

LA PESCA AD ISCHIA RIMASTA ATTI VITA’ SELETTIVA, CON I RISCHI E I SACRIFICI INEVITABILI - Quel che è certo la pesca è stata per secoli un’attività molto rischiosa, con un’elevata possibilità di non fare ritorno a casa, come sanno bene i vecchi pescatori di Ischia Ponte, in special modo della Mandra depositari di racconti terribili con vecchie barche salpate a remi alla volta di Ponza e Ventotene e in qualche storica occasione anche verso la Sicilia e la Sardegna e mai più tornate indietro.

Se per ora la pesca sportiva e ricreativa attorno all’isola è vietata per decreto governativo,non lo è invece per la pesca di mestiere di quei nostri pescatori che di notte o di primo mattino escono in mare per guadagnarsi il pane per sè e per la propria famiglia. Questo è da sempre, ed identifica una categoria che si fa ammirare per il senso del sacrificio e del rischio, pur di non venir meno alla passione soprattutto che anima i suoi coraggiosi esponenti,.ossia i pescatori, quando il mare gli è amico e quando no.

Quel che è certo, la pesca è stata per secoli un’attività molto rischiosa, con un’elevata possibilità di non fare ritorno a casa, come sanno bene i vecchi pescatori di Ischia Ponte, in special modo della Mandra depositari di racconti terribili con vecchie barche salpate a remi alla volta di Ponza e Ventotene e in qualche storica occasione anche verso la Sicilia e la Sardegna e mai più tornate indietro. Di contro, proprio il mare con le sue insidie ha contribuito a cementare forti legami di solidarietà tra i pescatori ischitani almeno quelli che sono rimasti a portare avanti questo mestiere: relazioni oggi scalfite dagli enormi progressi tecnologici, ma non del tutto scomparse. Questo perchè la pesca ischitana non si è evoluta in un’industria con grossi equipaggi e sofisticate apparecchiature di supporto, come invece è accaduto per la vicina Procida che vanta una flotta di pescherecci tra le più importanti del Mediterraneo. In altri termini, la pesca a Ischia rimane un’attività selettiva, con poche maestranze che ci vivono e, al contrario, un nutrito numero di appassionati e sportivi. Per i quali, a causa del Coronavirus non è consentito pescare.

Calamari, dentici, palamiti, lampughe, totani, per non dire di specie più pregiate come tonni, cernie, corvine, ombrine, a Ischia si pesca di tutto e tutto l’anno. Merito dell’alternanza di fondali sabbiosi e fondali rocciosi, nonché della particolare collocazione dell’isola d’Ischia nel bacino del Mediterraneo. Di fatto, Ischia rappresenta il confine naturale sia delle specie che abitano il Mediterraneo meridionale (confine settentrionale), che delle specie che preferiscono le acque leggermente più fredde del Mediterraneo settentrionale (confine meridionale).Un millenario equilibrio di straordinario interesse storico e scientifico, minacciato in tempi normali dall’inquinamento e dall’aumento del numero di natanti nel Golfo di Napoli. Nonostante le criticità, cui si sta cercando di rimediare con i regolamenti sempre più stringenti previsti dall’AMP del Regno di Nettuno, ancora oggi nei mari di Ischia si fanno incontri straordinari con balenottere, capodogli e, soprattutto, delfini, specie che da sempre popolano e si riproducono nel canyon sottomarino di Cuma lungo la costa nord – occidentale dell’isola.

michelelubrano@yahoo.it

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