CRONACA

Procida riabbraccia gli amici di Ponza e Ventotene

Aspettando il prossimo 24 ottobre ecco l’amarcord con le testimonianze di Giuseppe Giaquinto e Michele Romano che ancora oggi non mancano di suscitare emozione

Si avvicina la data del 24 ottobre in cui possiamo riabbracciare i nostri amici di Ponza e di Ventotene. Intanto, due testimonianze di due autorevoli procidani, sui nostri studenti di Ponza e di Ventotene nel periodo qui da noi…

GIACOMO RETAGGIO 

Ricordo benissimo questi ragazzi ponzesi che negli anni ’70 e ’80 studiavano a Procida. Molti di essi alloggiavano a pensione completa presso L’Eldorado, gestito all’epoca dal prof. Arcangelo Esposito e dalla moglie Amelia Pietrafesa. Questi giovani mantenevano un clima di allegria in tutta la zona. Io in quegli anni frequentavo, come giovane medico, l’Albano Francescano che era proprio di fronte al loro alloggio e con questi giovani si scambiavano battute scherzose. Spesso ci incontravamo anche nel bar Primavera che oggi non c’è più e che allora stava poco più avanti dell’Ospedale. Alcuni di questi giovani, poi, si sono sposati a Procida con ragazze procidane. Con questi sono rimasto amico fino ad oggi. L’arrivo di questi ragazzi a Procida fu sponsorizzato dal cap. Almerindo Manzo, all’epoca direttore generale delle scuole E.N.E.M. dopo esserne stato, insieme al rev. Vincenzo Scotto di Carlo (‘u prevete re Muntauto), il fondatore. La sigla significa: Ente Nazionale Educazione Marinara. Oggi al suo posto c’è la Capitaneria di Porto.

MICHELE ROMANO

È stato un bel momento di integrazione nella storia procidana. Come dimenticare il compianto Peppe Pepe di Ventotene che divenne uno dei migliori compagni di viaggio nell’impegno politico sull’isola. Resta struggente in me l’incontro avuto alla Chiaiolella, in cui annunciava la sua candidatura a sindaco di Ventotene, perché il giorno dopo un tragico incidente sulla Napoli-Roma lo portò via.

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Queste notizie di vita isolana riflettono un destino comune a tutte le comunità marinare e, in special modo, alle nostre comunità insulari già proiettate, per loro natura, oltre gli sconfinati orizzonti marini. Dal punto di vista antropologico, si tratta della creazione di un ciclo virtuoso acquisendo conoscenze ed esperienze che non vanno mai disperse, ma redistribuite alle nuove generazioni.

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La Storia, nel bene e nel male, non è fatta solo da grandi, altisonanti e significativi eventi, ma anche dalla miriade di comportamenti umani che sono l’espressione più completa della antropologia di comunità operose e silenziose quali quelle che vivono a contatto col mare. A Procida, nel secolo scorso, qualcuno aveva avuto la perspicacia e la lungimiranza di utilizzare una istituzione nazionale che non poteva raggiungere ogni sito marinaro, per mettere a disposizione degli isolani “più lontani” il grande patrimonio di conoscenza ed esperienza tecnico professionale dei marittimi procidani che, altrimenti, sarebbe andato perduto.

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