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Salvatore Pace: «Abbiamo cinquecento milioni bloccati dal patto di stabilità»

di Francesco CastaldiFORIO –

La conferenza “Epicentro scuola”, svoltasi mercoledì mattina all’istituto comprensivo di Forio e organizzata dal responsabile dell’Ambito 15 Maria Chiara Conti (e di cui vi abbiamo dato conto nell’edizione di ieri), ha visto la partecipazione, tra gli altri, del professor Salvatore Pace, dirigente scolastico del Pansini di Napoli e consigliere della Città Metropolitana. Pace, a cui de Magistris ha conferito la delega all’edilizia e alla programmazione scolastica, ha intrattenuto la platea per circa un quarto d’ora, mettendo in evidenza le principali criticità del mondo della scuola.

«Ci troviamo in una stagione della storia nazionale molto strana – ha esordito Pace – in cui tutta la legislazione, soprattutto sul piano amministrativo, è fatta per creare contrapposizione fra enti. In realtà tutta la legge 97 dalla Bassanini in poi ha di fatto messo la pubblica amministrazione contro se stessa. Un tutti contro tutti in cui si è perso il filo di quella che è la collaborazione istituzionale, perché per non finire in galera ognuno è in grado di dire di “no”, e lo fa in quanto ne ha diritto. Quello che si è perduto è quindi il tessuto connettivo di una nazione, di una Repubblica, di uno Stato e di altri enti che non possono collaborare, ma devono mettere in atto delle strategie competitive laddove però i fini non sono sempre gli stessi. I trattati europei hanno come parametro di tipo finanziario il concetto di debito, e l’Italia ha duemila miliardi di debito pubblico. Stiamo attraversando una fase in cui dobbiamo stare molto attenti a fare a scaricabarile. Ognuno si deve assumere le proprie responsabilità, ben sapendo che questo tipo di situazione mette nella impossibilità materiale di poter corrispondere l’erogazione di servizi accettabili».

Il consigliere Pace, nel corso del proprio intervento, ha poi messo in evidenza un paradosso: «Sapete qual è il problema della Città Metropolitana? Ha troppi soldi. Noi abbiamo cinquecento milioni di euro bloccati dal patto di stabilità, una liquidità che abbiamo nelle nostre casse. I soldi quindi ci sono, ma non possiamo spenderli perché se non rispettiamo il patto veniamo multati. Uno dei temi è quindi quello di considerare i servizi al di fuori del patto di stabilità, cosa che abbiamo fatto a Napoli quando abbiamo assunto le maestre sfondando il patto di stabilità. Siamo stati fermati dallo Stato, ma la Corte Costituzionale ha sancito che il diritto allo studio è prevalente sul patto di stabilità. La stessa “tarantella” la stiamo facendo adesso in Città Metropolitana. Noi nel triennale abbiamo stanziato sessanta milioni per l’edilizia scolastica, sfondando di nuovo il patto di stabilità». Pace ha inoltre spiegato qual è l’iter per approvare il bilancio dell’organismo istituzionale: «Il bilancio viene approvato da consiglio della Città Metropolitana, e noi lo abbiamo approvato. Dopodiché la “palla” passa alla conferenza dei sindaci della Città Metropolitana, che eventualmente può apportare delle modifiche. Il bilancio poi torna in seconda lettura al consiglio metropolitano per l’approvazione definitiva».

«L’anno scorso – ha proseguito il consigliere metropolitano – abbiamo approvato il bilancio nel mese di febbraio, ma la conferenza dei sindaci si è riunita soltanto a luglio. Pertanto il bilancio lo abbiamo approvato definitivamente adesso. È chiaro che ci vuole uno sforzo perché si velocizzi questo iter politico. La legge Delrio ha smembrato le province, facendo un mostro che è difficilissimo da governare. Pensate che noi ad esempio non ci dovremmo occupare più di welfare, perché se ne dovrebbe fare carico la Regione in base alla legge. Ogni Regione però ha fatto una propria legge di devoluzione alle Città Metropolitane delle funzioni che erano state loro affidate. La Regione Campania ancora non l’ha fatto, quindi noi abusivamente abbiamo apposto seicentomila euro sull’assistenza tecnica. Siamo abusivi, ma non potevamo lasciare i piccoli Comuni sprovvisti di quello che è il sostegno della Città Metropolitana. Detto questo, abbiamo delle grosse criticità anche per colpa nostra, perché siamo in ritardo su tutta una serie di problemi. Nel 2015 abbiamo appostato sedici milioni per l’edilizia scolastica. Questi soldi li abbiamo mandati tutti a bando per cominciare a cantierizzare. Abbiamo fermi in Regione circa tre milioni di euro, che sono fondi europei per l’edilizia che devono essere spesi. Ci siamo prefissati il compito di appostare una cifra superiore nel previsionale».

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Salvatore Pace ha anche parlato anche della difficoltà di ottenere le certificazioni necessarie per la sicurezza degli edifici scolastici. «I certificati costano – ha affermato Pace – e fare contemporaneamente la certificazione antincendio in tutte le scuole della provincia costa attorno agli ottocentomila euro. Non c’è una cattiva volontà da parte delle istituzioni, perché le certificazioni – ad esempio quelle sulla staticità – richiedono delle operazioni di carotaggio che sono onerose, e che noi  faremo cercando di sfondare anche qui il patto di stabilità, perché per la sicurezza il patto si sfonda, poi succeda quello che succeda. Deve però essere chiaro che non è vero che non ci sta chi si assume le proprie responsabilità, perché quando io ho alzato la mano per approvare il bilancio del Comune di Napoli in occasione dell’assunzione delle maestre, i colleghi dell’opposizione dicevano “ci vediamo tra due anni, ti portiamo le arance a Poggioreale”, perché noi di fatto stavamo commettendo un reato, ma per fortuna la Corte Costituzionale ci ha dato ragione».

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«Spero che noi non si faccia come i capponi di Renzo», ha auspicato Pace. «Per chi non lo ricordasse, Renzo quando andò dall’Azzeccagarbugli per farsi dare un consiglio, gli portò tra le altre cose anche due capponi vivi, che erano legati. Mentre i capponi erano portati a morire, non trovavano di meglio che litigare tra loro e beccarsi. Quindi, anche se ci hanno messo gli uni contro gli altri, cerchiamo di non fare a scaricabarile. Noi la nostra responsabilità ce la mettiamo, poi se tra due anni sarò condannato per aver sforato il patto di stabilità, beh, portatemi delle arance e, se volete, della cioccolata, dal momento che non fumo».

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