CULTURA & SOCIETA'

Sandro Petti chiederà al Vescovo di benedire il quadro della Madonna dell’albero dipinto da Vincenzo Colucci e donato sei anni fa alla chiesa del Soccorso a Forio

LA STORIA DELLA DONAZIONE DA PARTE DEGLI EREDI DEL FAMOSO QUADRO – In primis la comunicazione al vescovo Mons. Pietro Lagnese e l’accoglienza del Rettore del Soccorso del 2016 don Pasquale Mattera . L’emozione nostra, del restauratore artista Antonio Cutaneo, del gallerista foriano Giuseppe Del Monte e di altri amici presenti alla cerimonia, fu tanta insieme alla gioia e l’orgoglio di sapere che anche l’arte religiosa di Vincenzo Colucci era così annoverata fra le cose belle di valore che si possono ammirare nell’antica chiesa di Santa Maria del Soccorso a Forio d’Ischia

Oggi domenica del Signore 6 febbraio 2022 ricorre l’80esimo anniversario della storia moderna della “Madonna dell’albero” , all’origine dell’Incoronata, raffigurata in uno straordinario e pregevole dipinto realizzato e terminato il 19 luglio del lontano 1930 dall’artista pittore ischitano Vincenzo Colucci. Lo storico quadro da sei anni è esposto per espressa e generosa donazione degli eredi diretti dell’artista, sulla parete della cappella laterale destra dell’altare maggiore della chiesa del Soccorso a Forio d’ Ischia. Infatti dal 7 dicembre del 2016, il giorno prima dell’ Immacolata, la secolare chiesa foriana si è arricchita di una nuova opera d’arte, un quadro di assoluto pregio artistico su tavola di mt. 1,70×1,30 che raffigura la Madonna incoronata di Apricena in Puglia su di una quercia, dipinto nei mesi della primavera de 1930 dal noto pittore ischitano Vincenzo Colucci.

ANNA COLUCCI FRA I QUADRI DI FAMIGLIA ED IL VECCHIO PIANOFORTE
ANNA COLUCCI FRA I QUADRI DI FAMIGLIA ED IL VECCHIO PIANOFORTE

Gli eredi diretti dell’artista, la sorella Anna Colucci ( oggi 103 anni) ed i nipoti Anna Maria e l’arch. Sandro Petti che lo avevano in custodia proprietà, l’hanno voluto regalare con la formula della donazione alla chiesa del Soccorso, ritenendo questa, la scelta, e soprattutto la sede più giusta per consegnare alla storia ed alle generazioni future, un capolavoro pittorico di intensa espressione religiosa, non frequente nel fantasioso repertorio del famoso artista isolano. La donazione del quadro alla chiesa del Soccorso fu decisa nel maggio del 2015 allorquando gli eredi dell’artista di cui sopra, a 45 anni dalla scomparsa del congiunto pittore, organizzarono a Roma nella storica e famosa via Margutta, una mostra antologica dal titolo “Vincenzo Colucci. 1898 – 1970” in omaggio alla memoria di un artista riconosciuto dalla critica nazionale ed internazionale personaggio ed artista dalla personalità tanto straordinaria ed eccezionale quanto affascinante, dotato di una educazione estetica unica, ma soprattutto “in possesso di una libera concezione degli schemi compositivi, quale può ritrovarsi soltanto in un pittore che ha della realtà un’idea poetica totalitaria”, come scrisse Carlo Carrà. Alla luce di questi pensieri, l’ opera oggi nella chiesa del Soccorso a Forio d’Ischia, per certi aspetti rispecchia l’animo del Colucci quando il pittore è in pace col suo stato emotivo e si rifugia nell’universo dello spirito dove attinge l’ispirazione della fede. Il soggetto religioso raffigurato nel quadro, pone l’artista ischitano nella posizione di chi sta di fronte a chi ama il bello e da esso viene rapito. L’iter, il percorso del quadro sulla strada per Forio non è stato breve e semplice come si pensava.

ANNA MARIA PETTI E L'ARCH. SANDRO PETTI NIPOTI ED EREDI DEL PITTORE V. COLUCCI
ANNA MARIA PETTI E L’ARCH. SANDRO PETTI NIPOTI ED EREDI DEL PITTORE V. COLUCCI

Dopo l’intervento di restauro e di sola pulizia estetica dell’esperto artista Antonio Cutaneo, il dipinto del Colucci ha superato vari “passaggi” prima di approdare al Soccorso: continui contatti telefonici con gli eredi donatori, comunicazione al Vescovo Lagnese, presa visione da parte del rettore della chiesa del Soccorso (2016) don Pasquale Mattera, verifica dell’opera di un esponente della Sovrintendenza di Napoli, sopraluogo del sottoscritto e di Anna Maria Petti per individuare la parete giusta ove sistemare il quadro, i richiesti appuntamenti a Don Pasquale Mattera, la disponibilità di Antonio Cutaneo alla collocazione materiale del dipinto sulla parete stabilita e finalmente il prelevamento del quadro da casa Petti-Colucci in via Sogliuzzo a Ischia e conseguente trasporto dello stesso fino alla chiesa del Soccorso a Forio. Ora si è ad un passo dalla scena madre, ossia il quadro che viene fatto entrare in chiesa e l’mmediata operazione di posizionamento sulla parete laterale ben visibile della cappella di Sant’Agostino alla destra dell’Altare Maggiore. Posizione assolutamente privilegiata se si considera che la bella opera di Vincenzo Colucci troneggia imperiosa accanto all’immagine imponente di un dottore della chiesa. L’emozione nostra, del restauratore Antonio Cutaneo, del gallerista foriano Giuseppe Del Monte e di altri amici presenti alla cerimonia, fu tanta insieme alla gioia e l’orgoglio di sapere che da questo tempo anche l’arte religiosa di Vincenzo Colucci è annoverata fra le cose belle di valore che si possono ammirare nell’antica chiesa di Santa Maria del Soccorso a Forio d’Ischia.

CHIESA DEL SOCCORSO A FORIO, SI COLLOCA ALLA PARETE IL QUADRO DI V. COLUCCI
CHIESA DEL SOCCORSO A FORIO, SI COLLOCA ALLA PARETE IL QUADRO DI V. COLUCCI

Per tanto si era concordato con don Pasquale Mattera di chiedere al vescovo del tempo Mons. Pietro Lagnese di officiare personalmente la benedizione del quadro nel corso di una cerimonia da organizzare nei giorni successivi con inviti a presenziare ad amici del Colucci, a suoi estimatori ed autorità locali. Sono passate settimane, mesi ed anni e quella benedizione al quadro fino ad oggi non è mai avvenuti.Anche il rettore della chiesa del Soccorse ed il Vescovo sono cambiasti destinati ad altre sedi. Oggi nuovo rettore della chiesa è Don Emmanuel Monte ed il nuovo Vescovo di Ischia ‘ Sua Ecc. Mons. Gennaro Pascarella al quale il nipote del Colucci l’arch. Sandro Petti vuole rivolgersi per invitarlo a benedire l’opera donata alla chiesa del Soccorso con una cerimonia che non ebbe luogo con il vescovo Lagnese sei anni fa. L’architetto Sandrìo Petti nei prossimi giorni formulerà richiesta uffuciale al nuovo vescovo affinchè l’evento religioso e di consacrazione del quadro in quesione avvengas sl più presto. Il quadro di cui ci stiamo occupando, fu ordinato al Colucci da una famiglia benestante pugliese che però mai ritirò, perché colpita da disavventure economiche. Vincenzo Colucci era un inguaribile innamorato della sua isola. Egli attraverso la sua inconfondibile pittura sapeva trasferire sulle tele l’incanto dei luoghi che più amava di Ischia come di Venezia, di Parigi, della stessa Roma e di altri paesi del mondo visitati. Poi straordinari interni, nature morte, rappresentate da frutta, pesci, oggetti vari tipo lumi, sedie, utenzili da cucina e attrezzi da giardino, barche e sopratutto fiori, di una vivezza e colori che esaltavano il loro fiorire al naturale e nella riproduzione pittorica.

IL PITTORE ISCHITANO VINCENZO COLUCCI
IL PITTORE ISCHITANO VINCENZO COLUCCI

I fiori appassionavano particolarmente l’eccentrico Colucci e gli stimolavano l’estro verso una natura che gli infiammava i sentimenti. Prediligeva le calle o “donne in camicia” come vengono chiamate a Ischia, avvolte in un bianco candido che gli aprivano il cuore. Vincenzo Colucci era nato a Ischia nel 1898 ed ha lasciato questo mondo il 2 ottobre del 1970. Ha vissuto a Roma e nella sua Ischia, quando non era in giro per il mondo. Ebbe come maestro Giuseppe Casciaro. Iniziò ad esporre all’età di sedici anni. Ha partecipato a numerose mostre nazionali ed internazionali come la Biennale Internazionale di Venezia nel 1926, la Quadriennale di Arte di Roma del 1931, la Mostra Mondiale di Parigi “Gran Prix” del 1937. Hanno scritto di Lui i più quotati critici d’Arte, Ha conseguito numerosissimi premi. Ha tenuto mostre personali in Europa, in Giappone, in India e nelle due Americhe. Quadri di Colucci si trovano in numerose raccolte pubbliche e private di ogni paese. E’ stato titolare per chiara fama alla R. Accademia di Palermo. Ha conosciuto e frequentato artisti famosi del suo tempo e uomini e donne di alto spessore culturale, soprattutto nei salotti letterari e mondani, facendosi apprezzare per il suo particolare stile di vita. Di tanti personaggi diventò amico ricercato. La sua pittura cresce e si sviluppa all’aria aperta come le piante, tra tristezza di nuvole e festosità di sole. Basterebbe questa sintesi per chiuderla qui su Colucci pittore e personaggio. Ma sarebbe estremamente riduttivo limitarsi a riassumere il suo lungo percorso di vita d’artista in poche tappe, sia pur miliari, di tutto il panorama esistenziale in cui il Colucci è stato eccentrico protagonista.

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L'ARCH. SANDRO PETTI CON ANTONIO LUBRANO E MICHELE LUBRANO ALLA MOSTRA RETROSPETTVA DEL COMPIANTO VINCENZO COLUCCI
L’ARCH. SANDRO PETTI CON ANTONIO LUBRANO E MICHELE LUBRANO ALLA MOSTRA RETROSPETTVA DEL COMPIANTO VINCENZO COLUCCI

Il padre Giuseppe, da Napoli ormai stabilitosi con La famiglia ad Ischia, decide di assecondarne l’inclinazione all’arte e gli regala, da artista anch’egli qual’era, un’attrezzatura completa da pittore. La gioia del giovane Vincenzo fu incontenibile alla vista della sua prima tavolozza, dei primi pennelli di varie dimensioni, dei suoi primi tubetti di colori, della sua prima spatola, della sua prima tela ed infine del suo primo cavalletto che seduta stante gli conferiva la bell’immagine di pittore vero. Quindi la famiglia della Puglia che gli commissionò il dipinto, che dopo il Colucci battezzo col nome di Madonna dell’albero, vide giusto nell’affidare il lavoro al pittore ischiano.Il soggetto del quadro in questione ha una sua storia che qui si riporta con l’aiuto di Fra Gianni Califano dell’Ordine dei Frati Minori operante nell’Ufficio Postgulazione a Roma e originario di Ischia.In realtà si tratta di quadro ad olio su tavola (mt. 1,70x 1,30) che rappresenta la Vergine Maria dell’ Incoronata. “La devozione per l’Incoronata, ci informa P. Gianni, ebbe origine in tempi antichissimi nei pressi dell’attuale Foggia. Qui sorge ancora il santuario dell’Incoronata, meta di frequenti e devoti pellegrinaggi. Secondo l’antica tradizione la beata vergine Maria Incoronata apparve all’alba dell’ultimo sabato di aprile del 1001, su una grande quercia, ad un signore che si trovava a caccia nel bosco del fiume Cervaro, nei pressi di Foggia e gli mostrò la statua, chiedendo che venisse posta in venerazione in un’apposita chiesa da costruire sul luogo dell’ apparizione, assicurando che sarebbe stata larga di grazia verso chiunque l’avesse pregata davanti a quel Simulacro. Sopraggiunse un contadino, continua P. Gianni, che la tradizione chiama Strazzacappa, appese ad un ramo della quercia la sua caldarella trasformata, con un pò di olio, in rustica lampada. Fu costruita la prima chiesa che l’affluenza numerosa di pellegrini e le tante grazie concesse per l’intercessione della Madonna, fecero rapidamente cambiare in un tempio, con annesso convento ed opere di carità. Monaci Basiliani, San Guglielmo da Vercelli con i suoi monaci di Montevergine ed i Cistercensi si susseguirono nella cura pastorale del Santuario dell’Incoronata dal secolo XI al secolo XVI. La devozione alla Madonna sotto questo titolo si diffuse in tutta la Daunia, così che anche altri centri – come Apricena – la venerano come patrona. In particolare l’iconografia realizzata da Vincenzo Colucci, prosegue P. Gianni, si riferisce all’immagine dell’Incoronata come è venerata in Apricena. Nel quadro la Madonna assisa tra i rami dell’albero, a mani giunte, è circondata da angeli, due dei quali sorreggono la triplice corona di gloria, mentre un terzo alimenta con l’olio la caldarella (cestino) offerto da Strazzacappa. Questi, in ginocchio ai piedi dell’albero contempla devotamente l’apparizione. Nel quadro, impreziosito dalla foglia d’oro che ne caratterizza il fondo, sono pure rappresentati l’Arcangelo San Michele e San Nicola di Mira. La devozione verso questi due santi, conclude P.Gianni, è pure antichissima e caratteristica della Puglia. Qui sorgono infatti i due santuari medioevali di San Michele Arcangelo, sul monte Gargano, e di San Nicola di Mira, in Bari”.

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Foto Giovan Giuseppe Lubrano Fotoreporter

antoniolubrano1941@gmail.com

info@ischiamondoblog.com

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