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I PALAFITTICOLI DEL XXI SECOLO

 

Di GINO BARBIERI

Giovan Giuseppe Mazzella (Mizar per gli amici) è un genialoide nato. Insieme a Sandro Petti formano una coppia imbattibile. Sarebbero capaci, da soli, di trasformare il pianeta Terra in un Eden meraviglioso, solo a volerli lasciar fare, indisturbati, ma con una montagna di soldi (che non ci sono) a disposizione. Mizar è un fulmine di guerra che ne inventa ogni giorno di nuove per rendere meno dura la vita agli Ischitani e mettere in difficoltà il potere politico, spesso colto in …fragranza di reato!

Mizar è un progettista di talento, che spazia nell’intero scibile umano sforzandosi di trovare tutte le soluzioni di carattere socio-economico—politico possibili per trasferire –almeno ci prova- il paradiso non su questa schifosa Terra, ma più modestamente sulla sua isola d’Ischia che ama (come il sottoscritto) con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la sua…mente!

E a proposito di mente, dopo mesi e mesi di elucubrazioni,  gli è  balenata l’idea del secolo, quella che potrebbe mettere fine alle tribolazioni degli sfollati del terremoto, i salti mortali del governo Conte per il decreto ricostruzione e le prossime diuturne fatiche del volenteroso commissario Schilardi, già preso dai turchi per trovare una soluzione decente al problema abitativo di tremila persone colpite dal sisma del 2017.

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Cosa ti ha inventato di così importante e innovativo Giovan Giuseppe? Leggere il Golfo del 14 settembre scorso per credere! Trattasi di un progetto appena appena sbozzato, ma degno della massima attenzione. Visto che per costruire abitazioni in terraferma non ci sono le aree disponibili, perché non realizzarle a mare, lungo la costa, vicino al porto, magari sul litorale “antisismico” (ma non antitsunami!) con il doppio vantaggio di una via di fuga a mare nel caso di (facciamo le corna) un nuovo terremoto?

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L’idea di Mizar non è affatto nuova, ma presa (inconsapevolmente) in prestito ai Borbone di Napoli che seppero sottrarre al mare chilometri di litorale per costruire la villa comunale, le strade di via Caracciolo, l’Acquarium e un entroterra oggi dominato da palazzi maestosi e pulsanti di vita economica e sociale. Ma, naturalmente, a Napoli ci si trova in un contesto diverso da una piccola isola, con un litorale di pochi metri, la vocazione balneare e una Soprintendenza pronta ad impallinarti (quando lo vuole!) non appena getti uno scoglietto a mare.

Pur tuttavia il progetto di Mizar mi ha affascinato, come riesce a fare Giacobbo nelle sue misteriose trasmissioni su Focus e consimili fantasticherie nella “Terra cava”! Or dunque  mi sono affidato ad alcuni tecnici progettisti e costruttori insieme,  esperti nelle elaborazioni avveniristiche ma molto dispendiose. Ebbene abbiamo provato a rendere fattibile questa proposta alternativa e lontana dagli schemi classici dell’urbanistica tradizionale. Si tratta di tre “insediamenti” abitativi resi “visibili” dagli schizzi pubblicati in questo servizio che sottoponiamo al giudizio dei lettori.

Primo insediamento- E’ decisamente il più costoso e complicato, suggerito dall’eruzione del cratere di Cartaromana che originò il “castello aragonese”! Ad opera ultimata sfido gli Emirati Arabi a realizzarne uno uguale! Luogo prescelto lo specchio acqueo a ridosso della scogliera del nascente porticciolo turistico di là da venire. Occorrono –calcoli ala mano-  dieci milioni di tonnellate di pietrisco, sabbia, terreno di riporto, “sfraucatura” e casse di cemento, il tutto da scaricare in mare (non c’è pericolo di inquinamento!) e formare un bel monticello  ben bene compattato, livellato e messo in sicurezza da scogliere frangiflutto. Ne viene fuori un isolotto artificiale o atollo che dir si voglia –tipo “Castello Aragonese”- sulla cui sommità, ma anche su diversi pianori, si andranno a costruire le palazzine nuove di zecca; graziose, color pastello, con impatto ambientale zero e vista fantastamagorica sul Golfo! Il tutto alberato, con i pannelli fotovoltaici sui tetti, le antenne paraboliche, le fibre ottiche, il depuratore e un belvedere sul mare che gareggerà con quello di Serrara su sant’Angelo! Un ponticello svelto e sicuro (non certo affidato a Morandi!) collegherà il centro residenziale con il corso Luigi Manzi, dove le auto e i pullman sono parcheggiati. Infatti sull’insula minor si circola rigorosamente a piedi! (Io mi sono già prenotato; fate presto che è tutto esaurito!)

Secondo insediamento “sotto” il Monte della Misericordia, nell’area degradata che confina con il porto turistico. L’ampia superficie pianeggiante –sottoposta alla strada- sembra il luogo ideale per una “gettata” di calcestruzzo: una piattaforma o piattabanda massiccia, a prova terremoto catastrofico, dove infilarci i piloni di cemento armato per una bella tirata di palazzine, allineate e coperte, del tipo mediterraneo, protette da una diga foranea che fungerà anche da braccio secondario del porto.

Terzo insediamento, spiaggia dei padri Passionisti. Qui useremo la mano pesante, perché la piattabanda in cemento armato sarà –purtroppo- gettata sulla sabbia onde creare la posa solida per le palificazioni cementizie. Anche qui, protette dal soprastante muraglione della via Salvatore Girardi, occhieggeranno, discrete tante bellissime costruzioni sul mare- come ha suggerito –questo non lo dobbiamo dimenticare- Giovan Giuseppe Mazzella, detto Mizar.

Ci fermiamo qui perché non vogliamo assolutamente rubare il mestiere a Enzo Piano. Il sasso è lanciato nello stagno, Schilardi potrebbe raccoglierlo!

 

 

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