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PENSIERI IN LIBERTA’

DI GAETANO FERRANDINO

Figli di un Dio Minore, è vero. Ma anche di un’isola che stenta a metterci la faccia quando si tratta di vedere riconosciuti i propri diritti. E che si nasconde, e oggi lo fa in maniera ancora più semplice grazie ai meravigliosi assist forniti dai social network. I lavoratori d’albergo, o almeno qualcuno di loro, o forse anche uno di loro (questo non lo sapremo mai) hanno costituito un gruppo su Facebook denominato “Schiavi di Ischia” ed è inevitabile che l’iniziativa non potesse non fare rumore. In parole povere, ci si lamenta nel fatto di dover lavorare dodici ore al giorno (quando si è fortunati, peraltro), spesso in condizioni disumane, senza avere diritto al giorno di riposo e non solo a quello. E’ vero, esistono degli albergatori che massacrano letteralmente il proprio personale e andrebbero messi alla gogna: pensate che ieri mattina, discutendo con un amico, mi ha detto che aveva riscosso venerdì la liquidazione, e dire che la struttura dove è impiegato ha chiuso i battenti ai primi di ottobre. Dinanzi alla mia faccia un pò stupita, mi ha pure risposto che c’è chi se la passa peggio. Rimarcato che sull’isola esistono imprenditori che pagano puntualmente e che non vessano il personale a loro disposizione (oddio, sia chiaro, le sei ore e quaranta non le fa più nessuno, e ad essere onesti coi tempi che corrono sarebbe impensabile), bisogna forse che il discorso scivoli maggiormente in profondità per avere un’idea più marcata di quanto sta realmente succedendo

Che l’albergatore approfitti della forza lavoro è un fatto acclarato ma – detto anche da chi qualche anno a lavorare nel settore lo ha passato (troppo pochi per dare giudizi, quanto basta per farsi un’idea) – mi chiedo se la colpa non sia sempre e soltanto di noi ischitani. E provo a spiegarmi, pur consapevole di andare controcorrente. Il vero problema, checché se ne dica, è che in passato anche ignobili sfruttatori come quelli di casa nostra hanno sempre trovato il sistema di rimpiazzare chi andava via perché stanco di subire angherie o condurre un’esistenza “lavorativa” assolutamente disumana. Quante volte è accaduto che certi signori hanno trovato la fila fuori alla porta, con un esercito di gente pronta a prendere il posto di chi si era allontanato? Intendiamoci, questi sono gli anni della crisi e lo si fa per necessità, ma in passato non è stato sempre così. In fondo, per quanto può apparire paradossale, un minimo di coltello dalla parte del manico il dipendente lo conserva ancora, specialmente in una realtà insulare come la nostra. Se gli isolani riuscissero a coalizzarsi ed a fare fronte comune, pensate forse che gli albergatori andrebbero a recuperare la forza lavoro in terraferma con l’inevitabile e conseguente aggravio di costi? No che non sarebbe così. E non pensiamo come al solito ad extracomunitari e affini, che certo non potrebbero ricoprire tutte le mansioni. E allora viva le iniziative di protesta, specie quando sono sacrosante, ma quella di cui abbiamo discusso temo che produrrà ben poco. Serve la forza di uscire allo scoperto, chiunque sia l’avversario o il nemico. Ischia ha bisogno di prendere a calci nel culo le mele marce, in fondo non è tutto da buttare. Per farlo, però, serve ben altro. Qualche denuncia agli imprenditori infami, magari, piuttosto che un pò di anonima vetrina su Facebook.

gaetanoferrandino@gmail.com

 

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