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Schilardi non ha dubbi: «La ricostruzione “viaggia”, nessun problema con Regione»

Il commissario fa il punto della situazione sul lavoro relativo a condoni, erogazione dei contributi e i rapporti con la pianificazione regionale

Ai cittadini colpiti dal sisma stanno arrivando diversi contributi per danni lievi e per danni pesanti, segno che l’iter funziona.

«Si tratta di un numero rilevante, davvero insperato. All’inizio i tecnici sono stati un po’ prudenti, ci sono state diverse richieste per accertare il livello di danno, per capire a grandi linee l’entità del contributo, poi sono passati alle vere e proprie richieste di contributo. Alcune di esse sono anche di grande entità, perché riguardano immobili costituiti da cinque o sei appartamenti. Naturalmente stiamo lavorando laddove siamo certi, in base agli elementi disponibili, che non ci siano problemi di carattere sismico o di altro tipo di rischio. Per fortuna l’80% degli immobili è fuori da zone del genere, quindi va bene così».

«Sono numerose le richieste di contributo, anche di grande entità. Stiamo lavorando laddove siamo certi che non ci siano problemi di carattere sismico o di altro tipo di rischio. Per fortuna l’80% degli immobili è fuori da zone del genere»

Il condono resta lo snodo fondamentale per ottenere i fondi.

«Sì, non si può nascondere il fatto che ci sono dei casi, isolati, in cui la Soprintendenza sta dicendo di “no” per motivi inderogabili di carattere paesaggistico ambientale, ma sono molto limitati. Diciamo che nove su dieci, se non di più, vengono approvati. Nei pochi casi negativi, c’è sempre la possibilità, aggregandosi, di fare un ricorso al Tar, visto che si tratta quasi sempre dell’applicazione della legge condonistica 47/85: in qualche caso la Soprintendenza la sta interpretando in maniera restrittiva. Tuttavia si tratta di un ricorso che è possibile inoltrare con costi molto bassi, con cui rivendicare una interpretazione molto più aperta, come fra l’altro io credo che debba sempre essere. Altrimenti non sarebbe servito a nulla tutto il “guazzabuglio” che si verificò a livello politico quando fu approvata l’applicazione del modello della legge 47/85. In ogni caso a livello di grandi numeri le cifre sono largamente favorevoli, anche se purtroppo qualcuno che rimane indietro c’è sempre».

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«Sono pochi e isolati i casi in cui la Soprintendenza rende parere negativo al condono, e c’è la possibilità di ricorso. Il modello della legge 47/85 va interpretato in maniera inclusiva, ma fortunatamente la grande maggioranza delle istanze viene accolta»

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In che cosa il processo di ricostruzione fin qui è stato carente, o in cosa poteva essere più veloce?

«Guardi, siamo in Italia: ricordo la prima pagina de “Il Mattino” dopo il sisma che nel 1980 colpì l’Irpinia, dove campeggiava il famoso titolo “Fate presto”, e ci sono voluti vari decenni. Noi sull’isola stiamo lavorando da due anni, considerando anche i disagi provocati dalla pandemia di coronavirus, ma stiamo andando abbastanza bene. Quindi direi che dobbiamo ragione in termini “italiani”, e da questo punto di vista le nostre tempistiche sono positive. D’altra parte diverse incombenze che toccherebbero ai Comuni le stiamo eseguendo tramite la struttura commissariale, fiancheggiando costantemente gli uffici comunali, che con la loro organizzazione stanno facendo il possibile. Ricordiamo che ogni Comune deve occuparsi dei condoni, con tutto il relativo iter, per poi arrivare all’istanza di contributo. Noi li stiamo aiutando moltissimo in quest’ultima fase: in sostanza la fase di istanza ed erogazione dei finanziamenti le stiamo seguendo noi».

«Le tempistiche sono soddisfacenti, stiamo operando da soli due anni. Inoltre stiamo operando attivamente a supporto dei Comuni, sostituendoci ad essi in numerose incombenze»

A Via Serrato sono serviti quattro anni per rimuovere le macerie: forse è uno di quei casi in cui la burocrazia non ha aiutato.

«In quel caso c’è stata una battaglia da parte nostra per ottenere il dissequestro dalla magistratura. Infatti, oltre al sequestro, c’è anche il problema della nomina di alcuni consulenti che dovevano provvedere ad assistere il Comune nella rimozione controllata delle macerie. Per fortuna, ci è voluto del tempo ma è stato tutto risolto».

«Non ci sarà alcun conflitto con la pianificazione regionale, che riguarda un 20% del territorio. Noi, anche grazie alla microzonazione, andiamo avanti senza perdite di tempo. Collaboreremo con la Regione, senza frapporre ostacoli»

Come agiranno e come dialogheranno Regione e Commissario, che teoricamente dovrebbero viaggiare su due binari diversi?

«Guardi, noi stiamo andando avanti dove possiamo farlo. Nell’ordinanza n.7 e nella n.7bis ho chiarito che dove siamo certi che non c’è bisogno di nulla, in quanto la nostra microzonazione e gli atti disponibili lo dimostrano, allora agiamo dove possiamo. Per quel 20% che deve invece essere deciso dalla Regione e dai Comuni, noi ci limitiamo ad assistere: l’articolo 24 bis prevede che il Commissario debba solo esprimere un parere a procedura quasi conclusa. Parere che – lo annuncio fin d’ora – non creerà alcun ostacolo quando ci sarà richiesto: non saremo certo noi a frapporci per far perdere altro tempo. Per quanto riguarda la Regione, essa è stata gelosamente interprete della norma: ha cioè voluto essere il soggetto – con la collaborazione del comune – deputato a disporre del territorio: in quella fase noi non siamo chiamati ad operare. La cosa non mi preoccupa: abbiamo da finanziare e ricostruire ottocento case, e quando sarà il momento si faranno anche le altre duecento. La nostra interpretazione dell’articolo 24 bis è quella che ci ha messo in condizione di lavorare e andare avanti. Se avessimo dovuto attendere prima l’azione della Regione, non avremmo evaso nemmeno una sola pratica di finanziamento. So che comunque la Regione sta lavorando intensamente, anche se quando si tratta di pianificazione, come i piani urbanistici, i tempi sono necessariamente più lunghi: chi pensava che si trattasse di qualcosa da fare in pochi, evidentemente non ha mai visto un piano urbanistico in vita sua».

«Il Cas continuerà ad essere erogato fin quando ci sarà bisogno. La struttura commissariale non ha sprecato risorse, che appartengono alla popolazione. Il governo non ci negherà ulteriori fondi se e quando sarà necessario»

Cas: fin quando si andrà avanti con l’erogazione del contributo? Lei pensa che il Cas potrebbe presentare qualche controindicazione, come ad esempio rallentare il ritorno alla normalità?

«No, non credo che abbia rallentato il rientro nelle abitazioni. Sia tramite le erogazioni di contribuito, sia tramite i lavori autonomi di ripristino, i risultati sono stati piuttosto favorevoli finora: il numero delle persone sfollate si è ridotto notevolmente e in tempi rapidi, siamo nell’ordine di circa il 50% rispetto al 2017. Il Cas sarà comunque erogato fin quando la gente ne avrà bisogno: a chi avrà diritto non sarà mai negato. Poi si vedrà come evolve la situazione. Al momento noi stiamo dedicando tutte le risorse possibili su ogni fronte, dal Cas alla ricostruzione: il Commissariato ha speso per sé stesso poco o nulla, proprio per dirigere ogni risorsa verso le esigenze della popolazione, a cui tali risorse appartengono. Da questo punto di vista non abbiamo preoccupazioni, e sono convinto che se in futuro serviranno altre risorse per la ricostruzione, sicuramente non mancherà l’aiuto di Roma: finora il Commissariato ha soltanto erogato e risparmiato, senza sprecare le risorse in inutili rivoli, e quando sarà il momento il governo dovrà tener conto che la nostra struttura non è stata “onerosa” come invece è accaduto per quelle che si sono occupate di altre emergenze».

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