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Villa Mercede, i lavoratori contro la Civitas: «Adesso basta, vogliamo essere pagati»

Riesplode la contestazione dei dipendenti della residenza sanitaria che chiedono conto dei 150mila euro versati dall’Asl al Consorzio, ma la cooperativa continua a negare gli stipendi arretrati

Riesplode la tensione sul caso di Villa Mercede. Un’odissea, quella vissuta dai dipendenti che prestano la loro opera nella struttura, che non sembra conoscere fine. Ieri pomeriggio l’agitazione degli addetti, che lamentano il mancato pagamento di numerosi stipendi arretrati, è sfociata nella contestazione nei confronti di Antonella Polverino, la presidente della Cooperativa Civitas, che gestisce i servizi alla struttura.

Dopo essere arrivata a Villa Mercede, la Polverino è stata “trattenuta” all’interno della residenza sanitaria in un faccia a faccia con gli addetti che da mesi attendono il saldo degli stipendi, specialmente dopo la notizia secondo cui la settimana scorsa l’Asl Napoli 2 Nord aveva versato al Consorzio Nestore, a cui fa capo la Civitas, ben 150mila euro. E tuttavia, alle rimostranze dei lavoratori, la cooperativa avrebbe risposto di non avere liquidità per pagare gli stipendi: circostanza che, prevedibilmente, ha scatenato la rabbia degli operatori, rinvigorendo il fuoco della contestazione. E c’è da comprendere tale rabbia, visto che tuttora i dipendenti attendono il pagamento dei mesi di gennaio, febbraio, marzo, ma anche una gran parte degli stipendi degli ultimi mesi dopo l’estate, di cui sono stati erogati soltanto alcuni acconti per il mese di settembre, e dunque ancora nulla per ottobre, novembre e la tredicesima. Sul posto sono accorse le forze dell’ordine, Carabinieri, Polizia di Stato e Polizia municipale, per tenere sotto controllo lo stato di agitazione, alimentato dalla rapida polarizzazione delle rispettive posizioni: da una parte la Civitas che dice di non poter saldare gli arretrati, dall’altra i lavoratori che, soprattutto di fronte ai fondi erogati dall’Asl in favore della cooperativa, non sono più disposti a credere a questa versione.

Il culmine della tensione è stato raggiunto con la decisione dei dipendenti di chiedere la chiusura della struttura e di avviare lo sgombero dei pazienti a partire da oggi. Una mossa resa quasi obbligata dall’esasperazione dei dipendenti arrivati a Natale senza paga da mesi, ma continuando a prestare la loro insostituibile opera a favore dei pazienti della struttura con ininterrotta professionalità. Una serie di vessazioni continue, che durano oramai da anni. Per questo è stato nuovamente allestito un presidio davanti alla struttura, per cercare di smuovere l’assurda, surreale e paradossale situazione che sta minando i lavoratori nel fisico e nello spirito. Eppure, ciò che essi chiedono non è un’utopia, ma un diritto fondamentale, quello della regolarità nel pagamento degli stipendi, che invece da anni è diventato uno stillicidio che mette a repentaglio il mantenimento di tante famiglie, con i dipendenti costretti a periodiche manifestazioni di protesta per cercare di attirare e mantenere l’attenzione generale su un dramma umano, sociale e sanitario ormai endemico. Finora infatti non sono bastati gli stati di agitazione, le procedure di raffreddamento, gli appelli dei sindacati, le dichiarazioni di sindaci ed altri esponenti delle istituzioni per dare una soluzione vera a questo problema. Intanto, i dipendenti di concerto coi sindacati sono in procinto di depositare una denuncia alla Procura della Repubblica. La situazione, come si vede, continua a rimanere esplosiva.

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