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Caino & Abele

Un 64enne serrarese finisce agli arresti domiciliari: era gravato da divieto di avvicinamento al fratello dopo averlo molestato e minacciato per anni. Non ha “resistito” alla tentazione di avvicinarsi con fare pericoloso, costringendolo alla fuga. Da qui l’aggravamento della misura cautelare deciso dal giudice della sezione distaccata dio Tribunale di Ischia

Un remake di Caino & Abele in salsa ischitana, una vicenda dai tratti incredibili che vede protagonisti due fratelli e che si è consumata a più riprese in quel di Serrara Fontana, alle pendici del suggestivo Monte Epomeo. O meglio, uno veste i panni del protagonista, l’altro decisamente quelli della vittima anche se alla fine la giustizia ha fatto il suo corso ed è intervenuta castigando in maniera pesante un ischitano che è finito dritto agli arresti domiciliari su disposizione della Procura della Repubblica. Gli agenti del commissariato di polizia di Ischia, guidati dal vicequestore Ciro Re, hanno infatti proceduto all’esecuzione dell’ordinanza restrittiva di cui sopra nei confronti di M.S., classe 1959, che era stata emessa dal giudice Alberto Vecchione della sezione distaccata di Ischia del Tribunale di Napoli. Si tratta dell’aggravamento della misura che precedentemente pendeva su M.S., gravato dal divieto di avvicinamento alla persona offesa, che tra l’altro sarebbe proprio il fratello. Un provvedimento al quale si è giunti dopo che la vittima si era recata presso gli uffici di via delle Terme lo scorso 24 giugno a sporgere denuncia querela nei confronti del consanguineo, che non soltanto non aveva ottemperato al divieto prescritto dall’a.g. ma dopo averlo raggiunto lo aveva finanche picchiato e pure in maniera pesante.

Nella sua denuncia M.P., ricordava innanzitutto le motivazioni che avevano portato al divieto di avvicinamento, dovuta ad una serie di lesioni subite dal fratello il quale tra l’altro reiterava condotte pericolose, lo molestava e minacciava per motivi attinenti ad una questione immobiliare finendo con il cagionarli un perdurante e grave stato di ansia e paura e ingenerando un fondato timore per la sua incolumità. Tra l’altro in particolare si evidenzia quanto segue dal testo della querela: “Nel suonare più volte con insistenza il campanello ovvero prendendo a calci la porta d’ingresso del domicilio pronunciava la segue frase: ‘digli che lo vado cercando che gli devo tagliare la testa’ ed anche ‘apri la porta sei hai coraggio così questa volta non ti faccio più alzare da terra; nel mimargli il gesto del taglio della gola dopo averlo pedinato con l’autovettura; nell’indicare una corda legata ad un mattone gli diceva ‘guarda che sto facendo, sto preparando il pranzo per te’ e ancora ‘eccolo, al momento giusto te lo lego al collo (il cappio, ndr), apro il coperchio e ti butto qui dentro, chiudo il coperchio e metto il catenaccio: quando ti troveranno sarà troppo tardi così la finiamo con questa storia”.

M.P. racconta anche i fatti accaduti lo scorso 24 giugno, giorno in cui ha effettivamente deciso di sporgere denuncia: “Mentre ero intento ad innaffiare le piante sulla mia terrazza, nello scendere poi nel cortile improvvisamente e con sommo stupore mi sono ritrovato alla distanza di circa tre o quattro metri mio fratello M.S. Quest’ultimo incurante della misura a cui è sottoposto e in violazione della legge si introduceva nella mia abitazione aprendo il portone principale d’ingresso e salendo le scale. Nella circostanza addirittura mi minacciava con le seguenti parole: ‘O prima del 20 luglio 2023 o dopo ti faccio la festa, alzando il braccio destro in segno di minaccia’. A quel punto spaventato, confuso, e non aspettandomi una cosa del genere sono immediatamente scappato in casa, salendo le scale. Nel fuggire ho urtato con il ginocchio sinistro vicino al portone d’ingresso del piano superiore dove abito. Per fortuna mio fratello poi è andato via anche perché credo che era arrivata la mia compagnia (omissis) che vedendo quanto stava accadendo, ha iniziato a fare il video di cui mi riservo di fornire il file”. Poi il denunciante aggiunge: “A seguito dell’urto, accusavo forti dolori al ginocchio per cui ero costretto a recarmi all’ospedale Rizzoli di Lacco Ameno dove mi veniva diagnosticato disturbi dell’articolazione al ginocchio con prognosi di giorni cinque ed altri esiti. Tutto ciò ha di nuovo determinato in me agitazione, ansia, stress”.

Da qui la decisione di sporgere nuovamente denuncia contro il fratello, tra l’altro M.P. ricorda di averlo fatto più volte. Nella querela si legge anche: “Ho già sporto diverse denunce contro mio fratello per patite minacce, violenza privata, atti persecutori. Non a caso a seguito di continue e reiterate condotte lesive perpetrate da mio fratello in mio danno, il gip presso il Tribunale di Napoli emetteva a carico di mio fratello la misura cautelare del divieto di avvicinamento con la distanza di almeno 300 metri dalla mia persona e dai miei prossimi congiunti nonché il divieto di comunicare con me con qualsiasi mezzo”. M.P. ricorda anche di aver vissuto un periodo di relativa tranquillità dopo l’applicazione della misura, prima che però a ottobre 2022 gli atti persecutori riprendessero con M.S. che cominciò a pedinare e seguire il fratello ovunque si recasse. Poi l’epilogo con l’applicazione dei domiciliari.

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