CRONACAPRIMO PIANO

Sisma e frana, Legnini: Delocalizzate, se volete 

Firmata ieri l'ordinanza per le delocalizzazioni degli edifici gravemente danneggiati. Ora tocca alla corte dei conti dare il via libera all’entrata in vigore è agli effettivi poteri del commissario, poi 150 giorni per decidere. Fissate le regole e i diritti dei cittadini. Lo ha spiegato ieri il commissario Legnini,, riportando quanto già anticipato dal nostro giornale

È stata firmata ieri l’ordinanza per le delocalizzazioni degli edifici danneggiati, ora tocca alla Corte dei Conti dare il via libera con i necessari pareri. 

Giunge a 5 anni e 11 mesi dal sisma il 21 agosto 2017 l’ultimo tassello di un enigma chiamato (non)ricostruzione di Ischia arriva a 8 mesi dalla frana e 14 morti per sciagura. Il tempo tecnico di approvazione, 20-30 giorni ed il dispositivo entrerà in vigore, salvo complicazioni. Non esiste una norma di Governo in tal senso, ma l’ordinanza voluta da Legnini la precede in attesa di sviluppi.Un marchio di fabbrica ormai ad Ischia, dove solo le fabbriche della ricostruzione stentano a partire e si procede a colpi di ordinate (pezze) a colori.  Fissando cosi  le regole e i diritti dei cittadini del Cratere sule delocalizzazione il commissario si anticipa sui tempi . Potranno partire subito le “delocalizzazioni volontarie”. Gli immobili da delocalizzare obbligatoriamente saranno definiti dopo il piano Stralcio dell’Autorità di Bacino e il Piano Ricostruzione della Regione. Lo ha spiegato ieri il commissario Legnini alla stampa parlando si  un passo decisivo nel percorso della ricostruzione. Un processo pachidermico che ha ucciso e continua ad uccidere, in vario modo le popolazioni colpite. 

L’ORDINANZA DELLA SVOILTA E DEL COMPROMESSO

Il 21 luglio 2023 si consegna alla storia del disastro di Ischia una Ordinanza destinata a cambiare, un bel po le cose. Una previsione che mancava in una ricostruzione gestita con i piedi nel post emergenza sisma e che nella confusione generale aveva prima previsto una ricostruzione con tutto dov’era e com’era, poi dopo due anni aveva inserito lo sciagurato PdrI.  Il caos era stato servito. Oggi si favorisce anche la “dieta urbanistica” dei borghi per tentare di salvare capre e cavoli, garantendo la delocalizzazione ed una certezza di futuro a chi vuol lasciare zone senza futuro, ritenute anche a rischio, ma anche favorendo una sorta di pianificazione con la decompressione e dunque la diminuzione del carico urbanistico nelle zone colpite dal sisma e frana. Legnini prova ad agire la dove sono carenti gli organismi locali.

Delocalizzare gli immobili vuol dire anche avere meno case begli attuali agglomerati, vuol dire meno peso urbanistico nelle stesse, vuol dire più spazio per pianificare. 

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Se il programma dei decisori si concilia con quello dei cittadini allora si sarà ottenuto un doppio risultato: far contenti i pori tari di immobili e mettere l’etichetta “Ischia pianificata”. L’auspicio e imprimere un’accelerazione importante alla ricostruzione di fatto ferma a poco più di 50 pratiche su un patrimonio ammalorato che va ben oltre i 1000 realtà immobiliari investite. Sono ad esempio solo 750 le manifestazioni di volontà e per questo che Giovanni Legnini ha deciso di mettere un termine di decadenza al diritto a ricostruire, fissato al 15 settembre prossimo. Sono diverse le innovazioni in inserite in un documento inedito e senza uguali nel panorama dei disastri italiani che ha portato diverse innovazioni proprio per non irrigidire il processo che si trascina da diverso tempo anzi da tanto troppo tempo punto. 

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LEGNINI SCRIVE LE REGOLE, POI TOCCHERA’ ALLA CORTE DEI CONTI 

Il documento che entrerà in vigore dopo l’approvazione da parte della Corte dei Conti con il necessario visto contabile, non contiene le indicazioni degli edifici che vanno delocalizzate, questo lo deciderà il piano della ricostruzione affidato alla regione Campania anche in ossequio alle regole che metterà l’autorità di bacino, con i nuovi piani stralcio, semplicemente detta le regole e traccia le linee guida su come si può delocalizzare e con quali diritti delocalizzare. In gran parte si parla di immobili con danni pesanti, le danni lievi erano già regolamentate con precedenti ordinanze, in particolare con ordine a 22 per la frana. Ed inoltre come abbiamo già scritto sui poteri in seno a Legnini di delocalizzare anche per gli immobili in frana si attende la Corte dei Conti. Il Commissario Straordinario per la ricostruzione sulle delocalizzazioni degli edifici danneggiati sia dal terremoto del 2017 che dalla frana del 2022 definisce le regole, le procedure e i diritti dei cittadini colpiti dai due eventi catastrofici. Con l’ordinanza non vengono individuati, invece, gli immobili da delocalizzare obbligatoriamente: questa decisione, infatti, non rientra nelle competenze del Commissario. Le scelte dipenderanno dalle valutazioni riguardanti la sicurezza sismica e idrogeologica del territorio e saranno definite, sulla base del Piano Stralcio che l’Autorità di Bacino sta predisponendo, dal famigerato Piano di Ricostruzione che sarà adottato dalla Regione Campania. 

PROVVEDIMENTO CONDIVISO

L’ordinanza è stata oggetto di un’ampia consultazione con i Sindaci, la Regione, le associazioni e i Comitati dei cittadini e dei tecnici e il testo finale ha recepito molte delle proposte pervenute, ma non tutte. Bocciate quelle del comune di Lacco Ameno sulla delocalizzazione oltre il perimetro isolano e il “prendi i soldi e scappa”.  Come spiegano le veline commissariali, l’ordinanza costituisce un articolato complesso di disposizioni in materia di delocalizzazione fra le più avanzate nella storia delle ricostruzioni post-sisma e posta frana. Uno degli aspetti più innovativi è la previsione delle “delocalizzazioni volontarie”, frutto di una libera scelta dei cittadini e per le quali, le norme previste dal provvedimento, saranno “immediatamente operative dopo la registrazione dell’ordinanza da parte della Corte dei Conti – ha commentato il Commissario straordinario, Giovanni Legnini – la nuova ordinanza  rappresenta una tappa molto importante nel percorso di ricostruzione e di messa in sicurezza dell’isola di Ischia e contribuisce a definire un quadro di certezze e di diritti per i cittadini e per una comunità ferita prima dal terremoto e poi dalla frana. La ricostruzione dovrà garantire il massimo della sicurezza favorendo, nello stesso tempo, i processi di rigenerazione urbana, di riqualificazione ambientale, di sostenibilità e di riduzione del consumo del suolo anche attraverso il decongestionamento delle aree maggiormente edificate”. L’ordinanza passa ora al vaglio della Corte dei Conti e, dopo il via libera definitivo della magistratura contabile, il Commissario promuoverà, insieme con i Sindaci, un incontro pubblico con i Cittadini, le Associazioni e i Comitati per presentarla e illustrare le modalità di presentazione delle domande per le quali è fissato il termine di 150 giorni limitatamente alle delocalizzazioni volontarie.

I CAPITOLI PRINCIPALI DEL PROVVEDIMENTO 

Il provvedimento disciplina le regole, i diritti dei cittadini, le agevolazioni e i contributi pubblici previsti per tutti gli edifici dei Comuni di Casamicciola, Lacco Ameno e Forio danneggiati dal sisma 2017 in possesso di scheda AeDes e da quelli gravemente danneggiati dalla frana del 2022 (esito E o EF scheda AeDei). 

L’ordinanza prevede due categorie di delocalizzazioni. Da una parte quelle “Obbligatorie”, che dovranno essere attuate seguendo le indicazioni del Piano della Ricostruzione che sarà adottato dalla Regione subito dopo il Piano Stralcio dell’Autorità di Bacino. La delocalizzazione obbligatoria potrà, inoltre, essere prevista da provvedimenti della pubblica amministrazione in attuazione di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia, di sicurezza del territorio, di igiene e sanità pubblica. Nell’ordinanza sono previste –  ed è una vera e propria innovazione nei processi di ricostruzione post eventi calamitosi – le cosiddette “Delocalizzazioni Volontarie”. In questo caso la scelta di delocalizzare può essere effettuata liberamente a condizione che gli edifici danneggiati abbiano un livello operativo L4 o, in caso di livelli inferiori, quando l’area sulla quale sono costruiti presenta un rischio idrogeologico elevato o molto elevato. In tutti gli altri casi, la Delocalizzazione Volontaria potrà essere effettuata solo dopo aver acquisito il parere necessario del Comune o dei Comuni interessati.

LE MODALITA’ PER LE DELOCALIZZAZIONI 

L’ordinanza fissa, poi, le modalità per le delocalizzazioni, sia obbligatorie che volontarie. In particolare, sono previste quattro possibilità:
Si può acquistare un’altra unità immobiliare, già agibile e legittima o da legittimare, definendo la procedura di condono in corso nella Conferenza Speciale di Servizio. Ai fini della concessione e del calcolo del contributo pubblico, può essere acquistato anche un edificio con una superficie utile complessiva inferiore a quella preesistente o con diversa destinazione d’uso.

Si può acquistare un edificio dismesso, inutilizzato, o un’area edificabile, per ricostruire un nuovo immobile o ristrutturare quello esistente, a condizione che siano rilasciati i previsti pareri da parte dei Sindaci, della Soprintendenza ai beni paesaggistici e ambientali, e dalle altre autorità competenti.

Si può decidere di ricostruire in un’area di proprietà, anche non contigua alla struttura danneggiata, acquisendo tutte le autorizzazioni da parte degli enti competenti nella Conferenza Speciale dei servizi. Anche in tale caso sarà indispensabile il parere dei Sindaci e della Soprintendenza.

Le delocalizzazioni possono attuarsi anche per una parte delle unità immobiliari ricomprese negli edifici condominiali, negli aggregati o nei compendi immobiliari appartenenti ad un unico proprietario, con possibilità di acquisire, recuperare o ricostruire uno o più edifici da parte dei proprietari delle singole unità immobiliari. In tale caso, si potrà operare singolarmente o collettivamente formando un consorzio, una cooperativa o altre forme associative.

I NODI PIO MONTE, LA PACE, CAVALLARO E… 

Per favorire e agevolare i processi di rigenerazione urbana e di riuso del patrimonio edilizio esistente, l’ordinanza prevede che, in alternativa alla concessione del contributo per la delocalizzazione, il Commissario Straordinario può acquisire al patrimonio pubblico edifici o aree esistenti o dismesse per realizzare programmi di insediamento a favore dei cittadini con immobili danneggiati da delocalizzare. Tutti gli interventi saranno oggetto di provvedimenti ad hoc previa intesa con la Regione e i Comuni competenti. Non social ho usi gli o case popolari ma immobili residenziali da realizzarsi nel Complesso Pio Monte di Casamicciola. Legnini ipotizza di formare il preliminare a breve con l’ente morale. Poi la riapertura dei termini per la ipotesi hotel La Pace a Lacco Ameno e le proprietà Iacono a Cavallaro al confine con Forio. 

IL CALCOLO DEI CONTRIBUTI 

Per la delocalizzazione degli edifici è prevista la concessione del contributo calcolato sul costo parametrico relativo al livello operativo L4 moltiplicato per la superficie utile dell’edificio da delocalizzare e della superficie ammissibile relativa alle pertinenze, con una maggiorazione del 30%. L’incremento del contributo, si legge nell’ordinanza, “è finalizzato a far fronte agli eventuali maggiori costi di acquisizione e ad ogni altra spesa documentata, compresi oneri fiscali e accessori”. La maggiorazione si applica per gli edifici con livelli operativi L4 oppure localizzati in aree a rischio molto elevato (R3 e R4). La maggiorazione non si applica, invece, per le Delocalizzazioni Volontarie relative a edifici con livelli operativo inferiori a L4 o che non sono localizzate in aree a  rischio idrogeologico R3 e R4. 

L’ordinanza fissa, inoltre, le procedure per la presentazione delle domande di delocalizzazioni che vanno indirizzate sia alla struttura commissariale che al Comune dove è localizzato l’edificio danneggiato e a quello, se diverso, dove è localizzata l’immobile o l’area edificabile da acquistare. 

L’ordinanza disciplina anche i casi per i quali saranno necessari gli interventi di demolizione e di rimozione delle macerie degli edifici danneggiati, già crollati o rischio di collasso che rappresentano un pericolo per la sicurezza e possono rallentare la ricostruzione. E’ prevista anche la possibile di ottenere un anticipo del contributo per le sole demolizioni e prima della rimozione delle macerie, nella misura massima di 130 euro al metro quadro dell’edificio danneggiato.Una sorta di misura salva decoro urbano per cominciare a togliere dalla vista strutture semidistrutte e a rischio crollo, per togliere dagli occhi quelle che per molti sono brutture, non ferite di una tragedia. Non va dimenticato che c’è chi già voleva radere al suolo tutto per non perdere la stagione estiva solo perché le manine regionali li avevano tenuti fuori dal perimetro rosso. Una opzione che va presa com è un segno, la volontà di un vero cambiamento da parte di chi ha compreso il dramma e la necessità di agire per tutti e non per le single corporazioni. Intelligenti pauca!

LEGNINI INSERISCE LA MODALITA’ DECADENZA E PENSA ALL’ESPROPRIO 

Infine, il provvedimento firmato oggi, fissa anche alcuni termini per la presentazione delle domande relative alle delocalizzazioni e alla ricostruzione post-sisma. In particolare:

  1. Le richieste di delocalizzazione, ad esclusione di quelle “obbligatorie”, dovranno essere presentate entro 150 giorni dalla pubblicazione dell’ordinanza.
  2. Le domande per i contributi relativi agli interventi di riparazione o rafforzamento per gli edifici che hanno riportato danni lievi dopo il terremoto del 2017, devono essere presentate, a pena di decadenza, entro il 31 ottobre del 2023.
  3. Le dichiarazioni delle manifestazioni di volontà a richiedere un contributo per la riparazione, il consolidamento o la ristrutturazione degli immobili danneggiati dal sisma dovranno essere presentate, per coloro che non vi hanno ancora provveduto, a pena di decadenza, entro il 15 settembre 2023. 

Legnini fissate le dead lines e dunque inserisce l’istituto della decadenza dal diritto al contributo. Ma no solo pensa anche all’esproprio di immobili privati da dare ai terremotati ed alluvionati nel caso del perdurare dell’emergenza abitativa. Una estrema ratio a cui il commissario guarda nonostante l’ampia opportunità concessa anche con l’ultima sua ordinanza. La paura di fallire nella missione Ischia è un fatto.

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