CRONACAPRIMO PIANO

Stalking & manette

Su disposizione della Procura notificata dai carabinieri al baranese G.D.P. un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari per reiterati condotte poco ortodosse nei confronti della ex compagna. L’ultimo episodio della notte di San Silvestro e l’informativa redatta dal commissariato di polizia

I carabinieri della Stazione di Barano d’Ischia, competenti per territorio, hanno eseguito una misura cautelare agli arresti domiciliari a carico di G.D.P., resosi artefice di una serie reiterata di episodi di stalking nei confronti della ex fidanzata, la cui separazione non era mai riuscito a digerire mettendo in atto una serie di condotte che avevano causato turbamento alla compagna. Il provvedimento è stato emesso dal gip del Tribunale di Napoli che ha preso atto di una dettagliata informativa inoltrata dal commissariato di polizia di Ischia, diretto dal vicequestore Ciro Re, che aveva ripercorso tra l’altro l’ultima bravata messa in atto dal cittadino baranese – e decisamente nota alle cronache – e che lo aveva visto protagonista proprio nella notte di San Silvestro a cavallo tra la fine dell’anno vecchio e l’inizio di quello nuovo. Nella circostanza, il soggetto finito ai domiciliari iniziò la sua performance poco dopo le 20 del 31 dicembre, quando si presentò presso gli uffici del commissariato chiedendo di un ispettore di turno, col padre che però mise al corrente i tutori dell’ordine della volontà dell’uomo di recarsi a casa della ex fidanzata alla quale però era vietato avvicinarsi a seguito di un provvedimento restrittivo emesso dall’autorità giudiziaria. Una situazione da allarme rosso, alimentata oltre tutto dal fatto che G.D.P. era in cura psichica ma rifiutava di sottoporsi ai trattamenti medici da tre giorni.

In ogni caso la situazione si complicò e non poco intorno alle 22 quando fu proprio l’ex fidanzata dell’uomo, R.N., chiedere l’intervento della polizia lamentando che lo stesso stesse cercando di scavalcare un muretto per accedere nella sua abitazione. Sul posto giungeva un ingente spiegamento di uomini e mezzi non solo della polizia ma anche dei carabinieri, una precauzione dettata dal fatto che il 32enne baranese è un esperto di sport da combattimento e questo lo rendeva particolarmente pericoloso. Una volta arrivati a destinazione, i tutori dell’ordine prendevano atto del fatto che G.D.P. si era rifugiato su una abitazione attigua ed era salito su un tetto minacciando di gettarsi nel fuoco prendendo così la decisione di scendere facendo tirare a tutti un sospiro di sollievo. Nella circostanza il sostituto procuratore di turno aveva disposto l’arresto dell’uomo ma non la carcerazione, ritenuta incompatibile con il suo stato di salute. Ma l’informativa spedita in Procura dalla polizia, accompagnata da una serie di condotte analoghe reiterate nel tempo, hanno portato così al provvedimento di custodia ai domiciliari che è stato notificato al destinatario dai militari dell’Arma.

Per la cronaca, la vittima delle violenze, R.N., avrebbe poi raccontato alcuni giorni dopo la sua odissea proprio in esclusiva al nostro giornale, ricordando tra l’altro: «Ha provato a intrufolarsi di nuovo in casa mia la notte di San Silvestro, ho iniziato a tremare di paura mentre mi trovavo sotto la doccia, ha tentato di sfondare la porta urlando il mio nome e anche quello di mio padre. Diceva che non potevo fidanzarmi con un’altra persona, che non potevo lasciare l’isola». Per poi aggiungere: «Vivo in uno stato di perenne ansia, ormai dormo un’ora a notte, è un po’ di tempo che non lo vedo anche se continua a scrivermi messaggi». Per poi concludere: «Porto avanti la mia battaglia anche per gli altri, sono codice rosso da ormai tre anni e questo ha condizionato la mia esistenza. Il mio consiglio è sempre quello di denunciare tutto, ti ho contattato perché volevo che la mia storia fosse di dominio pubblico. E poi mi sia consentita un’altra osservazione: Io capisco che una persona magari possa non finire in carcere ma è il caso che vada curata in strutture specializzate. E poi la giustizia deve avere tempi diversi: sono tre anni che faccio cause, ma puntualmente vengono rimandate. E per finire mi è toccato anche di dover vedere che un soggetto viene rilasciato dopo essere stato arrestato per aver violato un divieto di avvicinamento. Insomma, così è davvero difficile…». In ritardo, forse, ma adesso la giustizia ha bussato alla porta di G.D.P. Nella speranza che serva da lezione.

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