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ISCHIA 2019, I GIOVANI TRA DISTOPIE E NUOVE UTOPIE

DI FRANCO BORGOGNA

L’altro ieri don Carlo Candido ha rilasciato al Golfo un’intervista allarmata e allarmante. Il Parroco.  vive accanto a molti giovani ed è sicuramente in grado di apprezzare lo stato di disagio giovanile tra alcool, droga e anaffettività familiare. Tuttavia, un barlume di speranza si è acceso, tra la fine del 2018 e l’inizio del 2019. Sarà che gennaio 2019 celebra la ricorrenza di un secolo dalla nascita di un grande scrittore, J. D. Salinger, che segnò i giovani di più generazioni col suo romanzo cult ( del 1951) “ Il giovano Holden”; sarà per questo o sarà perché siamo tutti preoccupati del futuro delle nuove generazioni che è arrivata dai giovani isolani una risposta di vitalità superiore alle aspettative. Una volta tanto anche le amministrazioni pubbliche hanno saputo intercettare  questo ritrovato vitalismo giovanile, offrendo loro buone occasioni di musica, eventi e festeggiamenti ( da Ischia a Casamicciola, a Lacco e a una Forio particolarmente effervescente). Ci voleva. Ci voleva  perché – come ha brillantemente scritto il sociologo ed esperto di comunicazione Massimiliano Panarari nel libro Uno vale uno -: “ Viviamo in un’epoca di un’angoscia generalizzata…per citare il grande poeta inglese Wistan Hugh Auden, autore di L’età dell’ansia”. Chi l’avrebbe mai detto  che proprio Forio e proprio quella piazzetta del Bar Internazionale Da Maria, dove Auden e i suoi amici intellettuali avevano creato un centro pulsante di cultura, già dalle ore 17.00 del 31 dicembre 2018, vedesse brulicare di giovani quello spazio vitale. Abbracci, brindisi, musica, voglia di stare insieme, di sorridere alla vita, che pure non appare prodiga con loro. Adesso c’è da capire se questa ritrovata “ joie de vivre” è uno slancio vitale tutto rivolto ad un presente che ignora il passato e dispera nel  futuro oppure è il prodromo di un futuro più speranzoso. Non è poca la differenza tra le due possibili letture, non si tratta di sfumature ma di grande sostanza etico-comportamentale. Se i giovani continueranno a vivere in un eterno presente, senza storia e senza prospettive, allora proseguiranno sulla strada intrapresa delle distopie ( che è il contrario delle utopie).

Distopia , dal greco ( dis cattivo)  e topos ( luogo) è la decostruzione delle speranze, è la resa, la disperazione. Al contrario, se la nuova vitalità è prodromica di un futuro di speranza, allora nei giovani si accenderanno nuove utopie ( che non significa affatto “ sognare l’impossibile” ma “ disegnare il possibile”) E’ vero che, stando alla radice della parola , il significato letterale di utopia, dal greco u topos, è “ non luogo”, quindi chimera, miraggio, ma nella realtà storica le utopie sono servite da faro, da orizzonte di senso, a cui avvicinarsi quanto più possibile. Non so immaginarmi giovani senza sogni, senza utopie. A questo proposito, lo psichiatra Vittorino Andreoli nel libro “ La gioia di pensare” ( 2017) ha scritto: “ Ci sono pensieri fatti anche di futuro. Di qualcosa che non è cronaca e forse non lo diventerà mai. Ma è bello scappare in avanti, vincere la nostalgia e buttarsi per intero, con tutta la mente, nel mondo che non c’è ( nell’isola di Peter Pan). Immaginando il futuro diventa programmabile secondo i desideri, i miei desideri”.Inoltre, nel libro “ Utopia” di Tommaso Moro ( 1516) era il navigante Raffaele Itlodeo a illustrare l’isola utopica. Itlodeo non era navigante come Palinuro, nocchiero di Enea, senza curiosità e cultura, che morì in mare, ma navigante intellettuale  interessato a scoprire sempre “ nuovi mondi”.  E i giovani sono somiglianti molto di più a Itlodeo  che a Palinuro. Generazioni di giovani si sono in passato ispirati a miti generati dalla letteratura, arte, cinema. Per ritornare al mito del “ Giovane Holden” di Salinger, ha scritto – su Repubblica – lo scrittore Enrico Brizzi: “ Quel libro riassumeva le nostre inquietudini, ci faceva sentire meno soli con i nostri interrogativi e dava voce alla nostra rabbia nei confronti di una società che si dimostrava un giorno alla volta, con ogni evidenza, ingiusta”. Quel romanzo entusiasmò i giovani  non solo per il contenuto ma anche per come era scritto: voce sincera del narratore,linguaggio, ritmo, tutto suonava maledettamente giovane!

Oltre a Salinger quest’anno si celebra anche il cinquantesimo anniversario dalla morte di Jack Kerouac, autore di un altro libro cult: On the road ( Sulla strada). Il simbolo della cultura beat. Cosa voleva dire quell’enorme seguito – tra i giovani – di Kerouac; voleva dire che i giovani prediligevano una vita dissennata e spericolata? Questo voleva dire “ gioventù bruciata”? Kerouac era morto ad ottobre, a soli 47 anni per cirrosi epatica, mentre a luglio dello stesso anno l’uomo era sbarcato per la prima volta sulla luna. Aveva vinto Kerouac. L’uomo non sa e non deve stare fermo. Sempre alla ricerca del nuovo. Sia che viaggi in autostop o che vada in astronave sulla luna. Ricordiamo che, nel 1955, un altro mito ( cinematografico) James Dean, era andato a sbattere e morì a soli 24 anni, con la sua Porsche, proprio nel modo irrequieto che interpretava a cinema. Poi, successivamente, dal viaggio reale e fisico si passò al viaggio onirico della droga. On the road diventò “ On the trip”! Ma oggi i giovani hanno ripreso a viaggiare, low cost, o a migrare in cerca di lavoro. I giovani che si rimettono in marcia spezzeranno le catene dell’isolamento, della paura e dell’odio. Le inquietudini giovanili trionferanno. Anche ad Ischia avverrà.

Il ritrovato vitalismo di fine anno ne è il segnale. I giovani torneranno a viaggiare: non importa se fisicamente o virtualmente o ponendosi sugli occhi visori che ti proiettano fantasticamente in altri mondi. L’importante non è “ come” ma “ dove”, non restando fermi in un eterno presente. Terranno a mente la storia, la letteratura, il cinema, Salinger, Kerouac,Marco Polo e Gauguin, Hermann Hesse e Arthur Rimbaud. Si metteranno in cammino verso il futuro. Mi piace terminare, per quanto riguarda Ischia, con due simbolici eventi. A proposito della “ Pineta fantastica” allestita per le feste nella pineta Mirtina , ho notato che anche ad Ischia, al pari di Napoli, Salerno e molte altre città italiane, si è voluto illuminare un tunnel. Centinaia di persone sono passate sotto quel tunnel, sotto quelle luci. Ma la vera luce non è sopra la nostra testa; è in fondo al tunnel. Una nuova luce, una speranza per un futuro migliore.

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Altro evento ischitano simbolico al massimo, è lo spiaggiamento del capodoglio di 8 metri in quel di Forio. Il bel esemplare di animale, purtroppo giunto morto, è il simbolo di una società che sta smarrendo la rotta e va ad arenarsi. La società ischitana non è ancora  , fortunatamente, morta come il capodoglio, ma ha perso i sensi e si è smarrita. Ributtiamola in mare aperto, facciamola di nuovo affrontare i pericoli marini e rimettiamola a navigare. In fondo, nemmeno il capodoglio è del tutto morto. Come i lettori del Golfo avranno appreso, tutti gli enti che hanno provveduto al recupero e rimozione della carcassa, hanno predisposto che lo scheletro del cetaceo sarà messo nelle condizioni di essere esposto nel futuro Museo di Biologia Marina della Stazione Zoologica di Napoli e, dall’esame autoptico,si cercherà di capire le ragioni dello spiaggiamento e della morte, per assicurare la vita agli altri esemplari esistenti. La vita continua, i giovani riprendono il loro viaggio verso il futuro!

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